Scholz d’Arabia a caccia di energia. Gas algerino evanescente. Sfortunata ‘Campagna d’Africa’

A caccia di petrolio e gas nel regno di Mohammed Bin Salman, nonostante il suo governo abbia duramente condannato l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Per la stretta di mano a Gedda con bin Salman, critiche di Reporter senza Frontiere e Amnesty ma alla fine gli affari sono affari.
«Sonatrach in difficoltà, dall’Algeria arriverà la metà del gas promesso a Draghi». Dubbi anche sui risultati delle visite italiane in Angola, Congo e Mozambico: «Campagna d’Africa» tutta da rivedere per l’Italia.

Sonatrach, dall’Algeria la metà del gas promesso a Draghi

Chi ha mai detto che il petrolio puzza!

Il cancelliere Olaf Scholz, da ieri in visita ufficiale di tre giorni in Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar, prova a tenersi in equilibrio a cominciare dalle dichiarazioni soppesate con il bilancino diplomatico, annota Sebastiano Canetta su Manifesto. «Al centro del mio viaggio c’è l’impegno della Germania per un ordine internazionale basato sulle regole e l’espansione della cooperazione economica» recita il Cancelliere a Gedda. Il dire del non dire. Soprattutto di diritti umani, come gli chiedevano Verdi e FdP. Scholz sostiene di averne parlato in separata sede, ma a simbolo della sua visita resta solo il cancelliere accolto dal principe ereditario un po’ assassino con una calorosa stretta di mano.

Morale occidentale con lo sconto

La visita di Scholz segue lo sdoganamento di bin Salman già avviato da Marcon, Johnson e Biden. Il petrolio formidabile smacchiatore: dal delitto Khashoggi ai diritti umani che ai sudditi sauditi non è concesso neppure sognare. Concretezza tedesca: «L’obiettivo della Germania è un solido rapporto di lavoro con l’Arabia saudita», spiegano a Berlino. Reporter senza Frontiere chiede a Scholz di porre la pre-condizione della libertà di stampa e Amnesty International sulle violazioni dei diritti umani dell’Arabia Saudita.

Ognuno ha fatto la sua parte e detto la cose che doveva dire, ma l’importante sembra altro: che questo inverno alle industrie e nelle case tedesche arrivi petrolio e gas alternativi a quelli russi.

Il gas Italiano si volatilizza: inchiesta di ‘Algérie Part’

«Sonatrach in difficoltà, dall’Algeria arriverà la metà del gas promesso a Draghi», avverte Matteo Giusti dopo tante, troppe promessa. «Domanda asiatica e ombre russe sul patto stretto da Draghi, ma l”ente nazionale algerino e Eni smentiscono. Dubbi anche sui risultati delle visite in Angola, Congo e Mozambico: ‘campagna d’Africa’ tutta da rivedere per l’Italia». Quante balle ci hanno raccontato?

Fatti certi evitando il pessimismo

L’Algeria potrebbe non riuscire a fornire tutto il gas promesso nel nuovo accordo stipulato con l’Italia. «La notizia è apparsa in forma di indiscrezione su Algérie Part, una testata giornalistica investigativa algerina, che ha annunciato a tutta pagina le difficoltà dell’azienda nazionale Sonatrach nel rispettare gli accordi presi in aprile e concretizzati in luglio con tanto di visita ufficiale di Mario Draghi ad Algeri». Ma subito ‘Sonatrach’ e poi Eni si affrettano a smentire, sostenendo che il gasdotto Transmed ha già aumentato i volumi di gas verso l’Italia. Ma secondo ‘Algérie Part’, da Algeri potranno arrivare soltanto ulteriori 4 miliardi di metri cubi, meno della metà dei 9 miliardi promessi negli accordi di questa estate.

Troppi gli interessi in gioco

Primo problema politico commerciale algerino, evitare di liquefare parte della propria produzione di GLN destinata al mercato asiatico per soddisfare il fabbisogno italiano. Pesa anche il legame storico fra Algeria e Russia che, dopo aver festeggiato 60 anni di amicizia, hanno inaugurato una nuova joint venture fra Sonatrach e Gazprom per la gestione di un nuovo giacimento. Poi la crescente presa soprattutto cinese nel continente africano con relative ed autorevoli richieste di mercato. I ricatti commerciali non sono una esclusiva occidentale.

Di Maio al mercato d’Africa

«Una presa così forte, quella di Pechino, che potrebbe ridimensionare i risultati del viaggio ufficiale del ministro degli Esteri Luigi Di Maio in Angola, dove le cose funzionano in modo diverso». Luanda ha solo gas, ma il suo gas liquido, per un accordo in vigore ormai da anni, viene venduto tramite gare d’appalto internazionali. Nessuna prelazione né accordo diretto quindi, il gas va al miglior offerente. Cioè ad acquirenti che vengono guarda caso tutti dall’Estremo Oriente. L’Italia dovrebbe quindi partecipare alle aste e soprattutto vincerle, offrendo di più.

Peggio ancora in Congo

Ancora peggio le cose nella Repubblica del Congo, che era stata un po’ pomposamente definita come la «campagna d’Africa» del governo italiano. Brazzaville dispone di un solo grande giacimento, in parte ancora da esplorare con tempi tecnici che potrebbero arrivare anche a degli anni. Interessante notare, poi, che in questo consorzio congolese sia presente anche una società russa, memore forse del passato socialista di quella che una volta si chiamava Repubblica popolare del Congo.

Mozanbico a fine della trista storia

Il Mozambico, tappa del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per le dimensioni dei suoi giacimenti può garantire in teoria ingenti forniture di gas, ma ha dovuto completamente interrompere la sua produzione per il caos che regna nel nord del Paese, dove si concentrano gli interessi dell’industria estrattiva globale. E l’accordo col governo italiano sembra vacillare a causa degli attacchi da parte dei miliziani jihadisti.

Tags: gas petrolio
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