Fuor di metafora, la nave della «macronia» prende una rotta decisamente di destra nella speranza di contenere le perdite e magari recuperare i consensi nella prossima battaglia per le europee. Se Gabriel Attali era stata la sorpresa della prima ora per la sua età (il più giovane premier della storia repubblicana), per la lunga consuetudine con il presidente, per la dichiarata omosessualità che è anche un’ennesima conferma dello spirito libertario e tollerante che, nonostante tutto, continua ad aleggiare nella patria dei diritti dell’uomo, il colpo di teatro arriva con la nomina di Rachida Dati al ministero della Cultura.
Mica una qualunque. A parte il curriculum di tutto rispetto — ex ministra sarkozista della Giustizia, ex candidata al municipio di Parigi —, a distinguerla è soprattutto la nota familiarità con l’ex presidente Nicolas Sarkozy, che a suo tempo letteralmente la inventò come campionessa della Francia che integra e promuove, essendo giovane, donna e algerina d’origine. Naturalmente, all’epoca, non mancarono nemmeno i gossip sull’intimità con il presidente, così come oggi si specula sul forte legame personale di Attal con Macron, il quale peraltro non si è fatto mancare nulla, nominando fra gli altri l’ex compagna all’ENA (la Scuola nazionale di amministrazione, culla dell’élite), Amélie Oudéa-Castéra, ex campionessa di tennis, al ministero dello Sport, con il compito ingrato di sovrintendere le Olimpiadi a luglio.
L’ingresso di Rachida Dati nel nuovo esecutivo ha suscitato sconcerto tra le fila del campo presidenziale e negli ambienti della sinistra di governo, essendo evidente il forte segnale di spostamento a destra, con l’obiettivo di contenere l’avanzata dell’estrema destra e allargare il campo, ora precario, della maggioranza. Una che aveva definito la «macronia» un’alleanza di traditori di destra e di sinistra si ritrova fra i fedelissimi del presidente, il quale, per inciso, ha mantenuto negli ultimi tempi uno stretto dialogo con Sarkozy, nonostante scandali e inchieste giudiziarie che coinvolgono quest’ultimo.
Del resto, proprio il primo Sarkozy aveva conquistato l’Eliseo con una marcia che, pur collocandosi nell’ambito del gollismo tradizionale, rompeva gli schemi con personalità della sinistra, quali ad esempio l’ex ministro degli esteri Bernard Kouchner. Pare che Macron, che aveva conosciuto Rachida Dati circa dieci anni fa, avesse da tempo l’idea di assumerla. Pare che persino il nuovo premier ne sia stato informato a cose fatte, secondo quanto riporta Le Monde. «Piaccia o no, non si può dubitare della sua capacità di portare la cultura alle persone che ne sono lontane», ha insistito Gabriel Attal giovedì sera su TF1. Si è preferito sorvolare sulle inchieste giudiziarie che la riguardano.
Da notare infine che sono numerose le figure di sinistra escluse dal governo, tra cui Olivier Véran, Clément Beaune e Olivier Dussopt. E si è abbandonata anche la promessa formula della parità di genere. Ciò ha spinto l’opposizione di sinistra a deridere «il nuovo governo Sarkozy». Anche se Gabriel Attal nega qualsiasi svolta a destra e afferma di essere interessato ‘solo al talento’: «Non sono qui per chiedere ai ministri di svuotare le tasche e mostrare la tessera di partito».
Catherine Colonna è stata esclusa dal portafoglio degli Esteri, che andrà a Stéphane Sejourné, eurodeputato e leader del partito presidenziale Renaissance, anch’egli molto vicino a Emmanuel Macron ma soprattutto ex marito dell’attuale premier. «Mettere un eurodeputato a capo degli Affari esteri non è un’impresa da poco in termini simbolici», sottolinea l’Eliseo, secondo quanto ricostruisce Le Monde. In tutto sono solo quattordici i ministri di una squadra in cui emerge chiaramente la «generazione Macron». Ed è da questa generazione che spunteranno i candidati all’Eliseo nel 2027, essendo Macron impossibilitato a un terzo mandato.
È anche interessante ricostruire l’interesse di Macron per Rachida Dati e il retroscena di questa nomina, nonostante che la neo ministra dovrà difendersi in inchieste pesanti. Dati è indagata dal luglio 2021 per «corruzione» e «traffico di influenza passiva da parte di una persona investita di un mandato pubblico elettivo». Il suo nome – riporta Le Monde – è stato citato anche in un’inchiesta sulle accuse di rapimento, falsa detenzione e tortura di un lobbista franco-algerino, ma Macron intende rispettare pienamente la presunzione di innocenza. «Prima un ministro indagato doveva dimettersi. Ora, chi è stato incriminato per corruzione può essere nominato ministro», ha lamentato Emmanuel Grégoire, deputato socialista vicino al sindaco di Parigi Anne Hidalgo.
Dati avrebbe ottenuto la garanzia di guidare la lista di una futura alleanza tra gollisti e la maggioranza presidenziale alle prossime elezioni comunali. S’impose all’epoca di Sarkozy per le sue origini umili (è figlia di un muratore algerino arrivato in Francia con undici figli) e la sua conoscenza diretta delle problematiche dalla ‘banlieue’ violenta. A 26 anni, considerando anche il suo indubbio fascino, era spesso sulle copertine dei rotocalchi. Il suo essere in totale sintonia con Sarkozy le era valsa prima la nomina a portavoce della campagna presidenziale, quindi la poltrona di ministra.
Arrivata in place Vendome, sede del guardasigilli, si era subito distinta per attivismo frenetico, il metodo di lavoro del presidente. Con un obbiettivo senza se e senza ma applicare alla lettera il “Sarkopensiero”. Chi non era d’accordo, era avvicendato o prendeva congedo. Poi qualche cosa si ruppe, anche per motivi personali e fu catapultata alla guida del municipio del settimo arrondissement di Parigi.
Rachida era diventata «una del clan», una delle persone più vicine a Sarkozy e alla sua famiglia. Amica dell’ex moglie Cecilia, presenza importante in viaggi e pranzi ufficiali, ospite fissa nelle residenze di vacanze. Ma era poi noto che i rapporti fra Rachida e Carla Bruni non fossero idilliaci. L’opinione pubblica non le risparmiò velenosi gossip sulla sua maternità, essendo sconosciuto il padre del neonato. E non le perdonarono di essere andata a lavorare troppo presto dopo il parto. Dopo il divorzio di Sarkozy dalla moglie Cécilia e il matrimonio-lampo con Carla Bruni, la maternità segreta di Rachida Dati diventò una soap-opera di stagione, con nuove (e utili) riflessioni sui limiti all’intrusione nella vita privata delle personalità politiche.
Rachida, donna di carattere, è sembrata sempre impermeabile alle critiche, mostrandosi provocatoriamente sicura del fatto suo. Basti citare il servizio fotografico su Paris Match in sfolgoranti abiti di Dior, le serate nel bel mondo della capitale, le vacanze con Cecilia Sarkozy, gli screzi con Carla Bruni, le polemiche sulle spese di rappresentanza del ministero e un protagonismo che ha talvolta irritato membri del governo e il suo stesso gabinetto ministeriale, decimato dalle dimissioni.