Scaricabarile tra Occidente e Cina sul debito che strozza il terzo mondo

L’Occidente, per isolare la Russia e marginalizzare la Cina, rischia di mettersi contro il grande blocco dei ‘non allineati’, avverte il francese Macron smarcandosi dalla tutela americana, cercando di indicare una ‘terza via’ tutta europea.
A Parigi una grande conferenza internazionale, «Vertice per un nuovo patto di finanziamento globale».

Chi salverà il Terzo mondo dai debiti?

A Parigi c’era la ‘crema politico-economica’ del pianeta, compresi il premier cinese Li Qiang, la Ministra del Tesoro Usa Yellen, il brasiliano Lula e il principe saudita bin Salman, oltre al Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Problema da risolvere, il rapporto tra chi presta i soldi (con gli interessi) da chi li deve restituire (faticosamente). Fondo monetario internazionale, non molto benvoluto tra i ‘non allineati’. Anzi, peggio, in gran parte di Africa, Asia e America Latina. A parere dei Paesi ‘aiutati dall’FMI’ (quasi tutti) i prestiti sono legati a condizioni draconiane, che spesso obbligano i governi che li ricevono a ribaltare le loro politiche di bilancio. Stracciando qualsiasi ipotesi, anche minima, di welfare, di esigenza sociale in programma. Non è sempre così, ma succede spesso.

Rigore da padroni e strozzinaggio

Proprio ieri, il Financial Times riportava un lungo articolo sulle aspre critiche rivolte al Fondo sulla concessione e il monitoraggio dei prestiti sovrani. Il prestigioso giornale della City londinese, ricordava la situazione debitoria di Paesi come lo Sri Lanka, lo Zambia o il Ghana. Citando alcuni accreditati specialisti di macroeconomia, che criticavano pesantemente le logiche seguite dai vertici del Fondo nell’accordare i prestiti. A fronte delle richieste dei Paesi in difficoltà di bilancio e a rischio fallimento, le autorità del Fondo monetario spesso hanno reagito con esasperante lentezza, facendo peggiorare situazioni che potevano essere recuperate. Questi ‘sgarbi’ sono stati subiti anche da importanti nazioni, come Pakistan o Argentina. Ed è proprio il legame tra riforme economiche e cambiamenti politici che spesso indispettisce le nazioni del Terzo mondo o quelle di Nuova industrializzazione, perché, giusta o sbagliata che sia, è come se subissero una nuova colonizzazione.

L’America frena ma non confessa

Anche Janet Yellen, spedita a Parigi da Biden per gettare acqua sul fuoco, è intervenuta per cercare di metterci una pezza (tutti identificano il Fondo monetario con l’America), ma si è dovuta arrampicare ancora una volta sugli specchi. Tutti accusano l’FMI di promettere e di non mantenere. Per prima cosa, la ristrutturazione del debito dei Paesi poveri, che non significa proprio cancellarlo, ma almeno renderlo sostenibile, consentendo a chi deve pagare di poterlo fare raddrizzando e a tassi ancora più agevolati. In alcuni casi, i più disperati, si dovrebbe anche arrivare alla completa cancellazione del debito. Tutto questo sulla carta, perché poi il gioco che vince è quello dello scaricabarile.

Cina, convitato di pietra

E qui entra in gioco il convitato di pietra: la Cina. Che presta soldi a mezzo mondo, in concorrenza con l’Occidente e poi se li fa restituire fino all’ultimo centesimo. Oppure, ti ‘soccorre’ costruendo infrastrutture trasportistiche, che però si riserva il diritto di poter utilizzare. Magari piazzandoci vicino qualche bella base di istruttori militari. Insomma, anche quella di Pechino, come la gabbia utilizzata dal Fondo monetario viene definita nello slang dei macroeconomisti ‘trappola per topi’ dove, attratto dei generosi prestiti, entri e poi, se non paghi resti ingabbiato a vita.

Postumi pandemia

Oggi tutto è più complicato per i postumi della pandemia e della conseguente crisi economica globale. C’è poco denaro in giro (almeno così dicono), anche se forse bisognerebbe guardare meglio nei sotterranei delle grandi banche d’affari. Comunque, siccome anche in Occidente piangono tutti, la preghiera viene rivolta agli Stati Golfo Persico. «Pecunia non olet», dicevano i latini. Pure quando si tratta di democrazia, per gli americani si può anche applicare il principio della «geometria variabile». Forse i petrodollari dell’Arabia Saudita salveranno l’amore tormentato tra il Sud del mondo e l’Occidente.

Veleno in coda. Pare che Macron, Scholz e Li Qiang abbiano parlato della ‘bellezza dell’accoppiamento commerciale’. Alla faccia, evidentemente, di tutti i vecchi tromboni, che sanno solo curvarsi, senza battere ciglio, alle direttive che gli arrivano dalla Casa Bianca.

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