«Una mappa simile a quelle del Risiko; intorno, deputati e deputate americani con lo sguardo attento e molto preoccupato. La foto della Associated Press testimonia la tensione dei Rappresentanti del Congresso impegnati in ‘war games’ da tavolo per valutare le possibilità americane di difendere Taiwan da un attacco cinese», così descrive la scena Guido Santevecchi, sul Corriere della Sera. Per rendere la cosa un po’ più seria, loro, gli americani, chiamano queste cose. ‘Simulazione’. E quella di cui vi parliamo si è svolta a Capitol Hill, voluta dalla ‘House select committee on China’, la Commissione parlamentare neonata per contrastare politicamente «la grande minaccia cinese». Uno schieramento di decisori politici fatti analisti.
«Scopo della partita di Risiko esplorare tutte le opzioni diplomatiche, politiche e militari degli Stati Uniti nel caso che la situazione arrivasse sul baratro di una guerra per Taiwan». Originalità del far politica all’americana a meritare il racconto, con qualche trovata creativa durante. I congressisti, ci si dice, ‘hanno giocato per evitare uno scontro a fuoco’. Intento esemplare. E hanno permesso ai reporter della AP di assistere proprio per mostrare la loro ‘buona volontà e competenza’. E su questo, a noi viene un po’ da ridere. O da piangere, pensando al potere che quei personaggi hanno per le mani e più o meno direttamente su di noi.
Speriamo vogliate crederci, ma noi non abbiamo ancora letto cosa accade dopo, ma azzardiamo un nostro ‘Risiko’ finale: per evitare una clamorosa sconfitta Usa e occidentale, cioè di tutti noi, occorrono ancora più armi! Scommettiamo?
Cronaca di guerra. «Nella simulazione proiettata al 22 aprile 2027, 72 ore dopo il ‘first-strike’ cinese nello Stretto, le forze americane sono dovute intervenire e il costo in termini di morti tra i soldati, aviatori e marinai è già stato altissimo».
«Terribile il danno subito dall’isola assediata e colpita da una pioggia di missili cinesi».
Soli e traditi. Nel war game della Commissione parlamentare, al momento cruciale, gli Stati Uniti di sono trovati da soli a combattere, senza il sostegno di infidi alleati in Asia e in Europa (d’altra parte, il presidente francese Macron ha appena detto che gli europei dovrebbero tenersi fuori da una «guerra per Taiwan che non è nel nostro interesse», l’annotazione maliziosa di Santevecchi).
L’onorevole Mike Gallagher, il repubblicano che presiede la Commissione, alla fine dell’impegnativa sfida intellettual-politica dice che dal Risiko sono uscite due convinzioni: «La prima è che c’è un senso di urgenza; la seconda che con le nostre leggi possiamo aumentare le possibilità di stabilizzare lo Stretto di Taiwan». Più armi per tutti, anche in versione pacifista. Il suo vice, il democratico Raja Krishnamoorthi, chiarisce: «l’unica soluzione per evitare lo scenario tremendo di una guerra è Mostrare ai cinesi un deterrente che eviti il conflitto».
Senza Risiko, anche noi di Remocontro ci siamo dimostrati analisti e strateghi bravini, vero? Scommessa vinta troppo facile? Ma per un attimo, anche a rischio di rovinarci questa primaverile successione di feste, pensiamo per un attimo a cosa possono garantire al futuro del mondo quel manipolo di potenti parlamentari della più armata potenza militare al mondo. Tra il ridere e il piangere.