Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino, afferma via Twitter : «ci sarebbero voci secondo cui il politico potrebbe essere stato avvelenato». «Makei è stato nominato come possibile successore di Lukashenko. Era uno dei pochi non sotto l’influenza russa. Le voci dicono che questo potrebbe essere un segnale per Lukashenko», ha scritto ancora Gerashchenko. Ipotesi verosimile o solo disinformazione? Difficile dirlo ma i tentativi di avvelenamento degli oppositori –citano gli avversari- in passato sono stati un’arma spesso usata dai servizi segreti russi. Putin alla Borgia.
Nei giorni scorsi, Makei aveva partecipato al summit dell’alleanza militare Csto a guida russa a Erevan, capitale dell’Armenia, paese che sta subendo l’iniziativa dell’Azerbaijan sostenuto dalla Turchia. Ed era noto che Makei aveva in programma un incontro con il suo omologo russo Serghei Lavrov proprio per oggi. «Siamo scioccati», la prima reazione, sul suo canale Telegram, della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, alla notizia dell’improvvisa morte del ministro degli Esteri bielorusso
La notizia della improvvisa morte del ministro degli Esteri bielorusso si inserisce in un contesto geopolitico molto fluido dove circolano voci secondo cui il Cremlino avrebbe preso una decisione di trascinare la Bielorussia nella guerra in Ucraina. Va subito precisato che l’ipotesi risulta molto ‘fantapolitica’, cioè priva di riscontri, e viene dal centro studi statunitense Robert Lansing Institute che il mondo della geopolitica non lo comprende tra le ‘fonti più attendibili’.
Dal veleno a Makei per arrivare ad eliminare il presidente Alexander Lukashenko, o comunque costringerlo a collaborare con un fallito attentato: che cita fonti nella leadership militare russa. Esageranti.
«Su istruzioni del presidente russo Vladimir Putin al suo ritorno dall’ultimo vertice CSTO (l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva), l’intelligence militare russa potrebbe tentare nei prossimi giorni di perseguire uno scenario che preveda un attentato al presidente bielorusso Alexander Lukashenko, o una sua imitazione con l’obiettivo di intimidirlo e spingerlo a ordinare finalmente alle sue truppe di impegnarsi direttamente nella guerra contro l’Ucraina, al fianco delle truppe russe», afferma l’istituto in un articolo pubblicato sul suo sito web.
Secondo il centro studi americano l’intelligence militare russa, il GRU, starebbe esaminando lo scenario che prevede l’uccisione di Lukashenko, a seguito della quale le sue funzioni sarebbero affidate al Segretario Generale del CSTO, Sanislav Zas, uomo fedele alla Russia e sotto il controllo del GRU. Comunque -ripetiamo- tutte indiscrezioni americane. Su cui resta comunque interessante riflettere, ad esempio rispetto alla salute prossima futura di Lukaschenko, nell’interesse anche dei suoi legittimamente non amichevoli vicini ucraini.
‘Ukrainska pravda’ sostiene che la Bielorussia spinge migranti irregolari verso la frontiera con l’Ucraina. Lo scrive, citando guardie di confine ucraine che hanno arrestato alla frontiera sei migranti provenienti da Pakistan e Bangladesh. Un video li mostra infreddoliti nella neve, dopo che sono stati bloccati dalle guardie. I sei avrebbero raccontato di essere stati trasporti verso la frontiera a bordo di un’auto guidata da uomini in uniforme. In precedenza i sei erano stati accompagnati dalle autorità bielorusse al confine polacco, ma non erano riusciti a passare.
Lo scorso autunno, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, Minsk la Bielorussia aveva spinto verso il confine di Polonia, Lituania e Lettonia migliaia di migranti fatti arrivare in aereo con il miraggio di entrare nell’Unione Europea. Stessa storia in piena guerra?