Kosovo-Serbia ennesima crisi: problemi etnici e premier attaccabrighe

Mobilitare alcune unità dell’esercito serbo vicino al confine con il Kosovo, il piccolo paese dichiaratosi indipendente nel 2008 e tuttora non riconosciuto come tale da metà dei Paesi Onu e dalle istituzioni serbe. Ennesimo allarme dopo che la polizia kosovaro albanese si è scontrata con la minoranza serba del paese cercando di imporre loro sindaci di origine albanese.

Questione etnica serbo albanese

È successo nelle cittàdine di Mitrovica Nord, Zvecan, Leposavic e Zubin Potok, nel nord del Kosovo: la polizia kosovara di fatto a quasi totale componente albanese, si era scontrata con i partecipanti a manifestazioni di protesta della popolazione di etnia serba, che sono una minoranza nel paese ma la maggioranza in quella cittadine.

Sindaci albanesi imposti

La protesta della popolazione si è scatenata dopo l’insediamento dei nuovi sindaci di quattro comuni delle zone a maggioranza serba. Ad aprile ci sono state le elezioni amministrative, ma i cittadini di etnia serba le hanno boicottate non partecipando al voto per protesta contro il rifiuto del governo kosovaro di concedere loro maggiori autonomie, come peraltro previsto da un accordo sui rapporti tra Serbia e Kosovo che i due paesi avevano raggiunto a marzo con la mediazione dell’Unione Europea, prima delle elezioni.

L’astensione della popolazione serba aveva portato all’elezione di sindaci di etnia albanese nonostante un’affluenza inferiore al 4 per cento.

Sindaci provocazione e sfida

La polizia kosovara è intervenuta per scortare i sindaci eletti nei municipi e ha reagito con violenza contro i manifestanti. La polizia ha sparato gas lacrimogeni, ci sono state esplosioni, sono stati sparati dei colpi, e sono rimaste ferite oltre 12 persone. l ministro della Difesa serbo Milos Vucevic ha detto che lo spostamento di truppe serbe vicino al confine col Kosovo è stato ordinato dal presidente Vucic perché «è chiaro che è in atto un’azione di terrore contro la comunità serba».

Estremismo a Pristina

Con un comunicato congiunto la Francia, la Germania, l’Italia, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno condannato la violenza della polizia kosovara, preoccupati per l’iniziativa serba e hanno invitato il Kosovo a risolvere la crisi. Le perorazioni di sempre, poco più di un rito senza un intervento reale su politiche e persone che lo scontro lo cercano. Tra gli istigatori degli scontri, personaggi noti al vertice del piccolo travagliato Stato.

Premier Albin Kurti sempre troppo

Attaccate anche pattuglie della faticosa e poco produttiva (dati i risultati) missione ‘Eulex’.  Per una volta parole durissime Washington. «Condanniamo fermamente le azioni del governo del Kosovo che stanno intensificando le tensioni nel nord e aumentando l’instabilità. Chiediamo al primo ministro Albin Kurti di fermare immediatamente queste azioni e rifocalizzarsi sul dialogo facilitato dall’Ue», ha scritto su Twitter il segretario di Stato americano, Antony Blinken.

Kosovo pro memoria dopo le bombe Nato

In tutto il Kosovo, ex provincia serba nella fu Jugoslavia, le persone di etnia serba rimaste sono il 5 per cento degli 1,8 milioni di abitanti del paese. Nella parte del paese a maggioranza serba, il nord di Kosovska Mitrovica e alcuni dei principali centri di storico insediamento serbo, spesso luoghi della prima cristianizzazione slava di circa mille anni fa.

Quelle che sono diventate di fatto delle contestate enclavi etniche, chiedono solo maggiore e ragionevole autonomia in settori come l’educazione (questione linguistica), la sanità e lo sviluppo economico.

Tags: Kosovo Serbia
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