Usa e Nato militarizzano l’Asia del Pacifico. Manovre e nuove basi militari

Pattugliamenti congiunti, esercitazioni a fuoco e basi nucleari. Ma anche dubbi e proteste. Continuano le grandi manovre in Asia-Pacifico, sottolinea il Manifesto nella distrazione di tanta ‘Grande stampa’, ma non tutti applaudono il processo di militarizzazione accelerato dalla guerra in Ucraina e dalla paure economiche statunitensi dirottate su Taiwan.

Stati Uniti che piacciono sempre meno e non fanno più paura

«L’America non fa più paura ai suoi nemici. A prima vista, problema americano. Lo è certo. Però è soprattutto affare nostro e di tutti i satelliti dell’informale impero a stelle e strisce configurato in Europa dalla Nato», scrive Lucio Caracciolo su Limes. Il problema che sfugge a Washington, e quello che il detto popolare italiano sintetizza nello splendido ‘il troppo stroppia’. Ma a forza di tracciare ‘linee rosse’ che poi non riesce a far rispettare, Washington ha perso molto della sua credibilità.

Il vuoto politico americano

Valutazione strategica diffusa anche tra i vertici militari Usa: Russia e Cina non sembrano così pazze da attaccare frontalmente gli Stati Uniti, almeno per ora. È il caso dell’Ucraina oggi, e potrebbe esserlo di Taiwan domani. Ma l’America politica spesso inciampa sulla sua perversione elettorale a forzatura permanente. Come fidarsi di tanta pericolosa incoerenza? E gli alleati e amici asiatici di Washington, tutti clienti economici della Cina, credono ancora nella disponibilità americana ad uno scontro diretto con Pechino pur di difenderli?

E qui torniamo all’Asia del titolo

Come abbiamo già raccontato ieri, il dipartimento di difesa australiano ha individuato il sobborgo di Port Kembla come dei discussi sottomarini di produzione Usa a propulsione nucleare. Patto Aukus con Stati uniti e Regno unito. Col premier australiano Anthony Albanese (nome più italiano che illirico) che ha garantito senza elementi reali, che le enormi spese previste dall’accordo (245 miliardi di dollari entro il 2055) contribuiranno a creare almeno 20 mila posti di lavoro. Ma le promesse del premier non bastano a convincere la popolazione locale a ospitare i sottomarini, destinati a contrastare l’ascesa cinese nel Pacifico.

Filippine svendute da Marcos junior

Anche nelle Filippine c’è chi guarda con sospetto alle mosse del governo sulla difesa, denuncia Lorenzo Lamperti sul Manifesto. Il presidente Marcos Junior ha preannunciato il ripristino dell’addestramento militare obbligatorio di due anni per gli studenti universitari. La misura si applicherebbe agli studenti di entrambi i sessi, compresi quelli stranieri che frequentano università filippine. «Il nostro paese può essere facilmente conquistato se non siamo pronti. Non aspettiamo la guerra», dichiara Ronald Dela Rosa, ex capo della polizia durante la guerra alla droga dell’ex presidente Rodrigo Duterte.

Le associazioni studentesche si oppongono, temendo una «militarizzazione dei campus». E parlano di «riforma arcaica» che segna un ritorno ai tempi della «dittatura del padre di Marcos».

Marcos-Biden e nuove basi militari Usa

Il presidente filippino, ricevuto nei giorni scorsi alla Casa bianca da Joe Biden, ha imposto un riallineamento deciso con Washington. E ieri ha  annunciato che entro la fine dell’anno cominceranno i pattugliamenti congiunti nel mar Cinese meridionale, dopo che gli Usa hanno ampliato l’ombrello difensivo a tutela di Manila. Parziale ‘ricompensa’ dopo la concessione di 4 nuove basi militari filippine alle truppe Usa, oltre alle cinque di vecchia data da rammodernare e rendere pienamente operative.

Oltre a Giappone e Corea del sud

Nella stessa svolta anche dai leader di Giappone e Corea del sud, protagonisti domenica del secondo vertice in meno di due mesi. Stavolta è stato il giapponese Fumio Kishida a visitare Yoon Suk-yeol, anch’egli reduce da una visita alla Casa bianca. Riavvio dei rapporti sulla cooperazione militare a spinta Usa, e obiettivo chiave le catene di approvvigionamento dei semiconduttori. Kishida ha invitato Yoon a Hiroshima, G7, per una trilaterale con Biden. Entrambi i paesi sono sempre più vicini alla Nato, che dovrebbe a breve aprire un ufficio in Giappone.

La Corea del sud avvierà nei prossimi giorni con gli Usa le più vaste esercitazioni congiunte a fuoco vivo di sempre.

Ma non tutti sono d’accordo

Ma anche in questo caso, e per fortuna, non tutti sono d’accordo.

  • Secondo un sondaggio di Kyodo, l’80% degli intervistati è contrario ad aumenti delle tasse per finanziare il potenziamento della difesa giapponese. A Okinawa, snodo chiave per la sua vicinanza a Taiwan, sono frequenti le proteste popolari contro i piani di espansione della presenza militare Usa.
  • In Corea del sud, invece, si critica il costo pagato per riavviare i rapporti col Giappone. Yoon ha infatti ritirato la richiesta di risarcimenti a Tokyo per le vittime degli abusi della dominazione coloniale. L’opposizione progressista parla di «umiliante sottomissione» e sottolinea le mancate scuse di Kishida, che in conferenza stampa dopo il vertice ha comunque dichiarato che il suo «cuore sanguina» per le «sofferenze» dei sudcoreani.
  • Non abbastanza per il Partito democratico a Seul, troppo per l’ala più conservatrice del Giappone post imperial-Nipponico ma non troppo.

 

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AVEVAMO DETTO

L’Australia dei sottomarini nucleari anglo-americani: la popolazione non li vuole

 

 

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