Lunedì il nuovo premier britannico, col rischio di dover rimpiangere Boris Johnson

Nella corsa a due tra Liz Truss e Rishi Sunak, l’ex ministra degli esteri è in pole per diventare nuovo premier, ‘ma gli elettori già rimpiangono Boris Johnson’, la premessa/provocazione dell’Ispi, che studia la politica internazionale anche attraverso la personalità dei suoi protagonisti. E Liz Truss, ministra degli Esteri e probabile prossima premier non rassicura né sul fronte della crisi ucraina e l’ipotesi di uso di armi nucleari, né sulla gravissima crisi economica del Regno Unito che in qualche modo, Brexit o meno, si riverbera anche sul continente.

Una gara a perdere per i conservatori

Lunedì il riconoscimento ufficiale della vittoria ormai scontata di Liz Truss, ministra degli Esteri, contro Rishi Sunak, ex cancelliere dello Scacchiere. Campagna elettorale interna al partito conservatore, il voto di tutti gli iscritti, sui rispettivi programmi di governo. Dall’inflazione al carovita e dall’aumento delle bollette a ai prezzi delle materie prime. Truss ha dichiarato che, se eletta, «si concentrerà sui prezzi dell’energia per i consumatori e su come far ripartire l’economia». Sunak ha definito «troppo audaci i piani di taglio delle tasse della sfidante e dichiarato che il controllo dell’inflazione sarà la sua priorità». L’impressione diffusa non solo nel Regno sempre meno Unito, resta comunque quella di ‘una gara a perdere’.

Ancora due giorni, e il Regno Unito potrà voltare pagina da quello che John Crace “Uno psicodramma di nicchia” come lo ha definito il Guardian riservato ai circa 200mila iscritti al partito, ma solo – come spiega Marco Varvello all’ISPI – per prepararsi ad affrontare uno degli inverni più difficili degli ultimi decenni.

Liz, millantata Thatcher

Di Liz Truss lei i detrattori sostengono: «dice quello che gli altri vogliono sentire e cambia idea a seconda di dove soffia il vento». Una critica alimentata da un certo trasformismo, che l’ha portata da presidente degli studenti Liberal Democratici dell’Università di Oxford, quando sosteneva la legalizzazione della cannabis e l’abolizione della famiglia reale, a posizioni conservatrici e una rapida ascesa nel partito Tory. Con David Cameron, prima, Theresa May e Boris Johnson poi ha ricoperto praticamente tutte le caselle dell’esecutivo: dall’Istruzione all’Ambiente, dalla Giustizia al Commercio internazionale sino alle Pari opportunità e gli Affari esteri.

Senza lode e piccole infamie

La sua è stata una campagna elettorale aggressiva che ha portato non pochi commentatori a paragonarla a Margaret Thatcher, prima ministra conservatrice in carica dal 1979 al 1990. Un paragone certamente apprezzato dalla Truss ma che complica le prospettive dei futuri rapporti con l’Europa: l’ex ministra difatti, ha promesso che qualora battesse Sunak, farebbe scattare l’articolo 16 che sospende il protocollo sull’Irlanda del Nord. Una mossa che avrebbe gravi conseguenze, determinando nuove controversie e un generale peggioramento delle relazioni tra Londra e Bruxelles.

Sunak, il ‘sicario’ di BoJo paga pegno

Rishi Sunak, di origini indiane e dell’Africa Orientale, l’enfant prodige della polita britannica, ex banchiere e pupillo della City, è diventato responsabile della politica economica del Regno Unito a meno di 40 anni. Il suo profilo, cosmopolita e pragmatico è decisamente meno ‘tradizionale’ di quello di Truss, ma a segnare un profondo contrasto tra i due candidati è soprattutto la visione dell’economia: Sunak ha definito i tagli alle tasse promessi dalla rivale «una promessa totalmente irrealistica, soprattutto in tempi di inflazione a due cifre e di un’economia sull’orlo della recessione». Inflazione ormai oltre le due cifre e recessione di fatto già in corso.

Nostalgia canaglia?

Un dato sorprendente che emerge dai sondaggi, riferisce ISPI. è il rimpianto degli elettori per l’uscita di scena di Boris Johnson. Nonostante il partygate e gli scandali connessi, e una prima fase di gestione confusa della pandemia, oltre metà dei conservatori (55%) pensa che il partito abbia sbagliato a costringere il premier uscente a dimettersi. Soprattutto mentre il paese è alle prese con la più grave crisi economica degli ultimi 40 anni. L’aumento dei prezzi dei generi alimentari, non solo pane e cereali, ma anche latte e derivati, hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi 14 anni, trascinando il tasso d’inflazione oltre il 10%, il più alto tra le nazioni del G7.

Chi governa è destinato a perdere

Appena terminata la sfida interna, i Tories dovranno concentrarsi sulle prossime elezioni. Le prossime elezioni politiche sono previste per il gennaio 2025, ma potrebbero arrivare anche prima. Valutazioni diffuse già dicono che «il nuovo premier non è ancora stato nominato ma oltre metà degli elettori vorrebbe un voto entro l’anno». Nei due mesi di vuoto di potere imposti dalla caduta del governo Johnson e dalla scelta di un nuovo premier conservatore, il partito laburista ha intanto maturato un vantaggio di oltre 10 punti. Da incassare dopo un pessimo inverno Truss.

Commento ISPI

«Chiunque vinca tra i Conservatori non avrà la vita facile come primo ministro. Le sfide abbondano: inflazione record da decenni soprattutto su energia e alimentari (anche a causa di Brexit); il rischio di uno scontro diretto con Bruxelles sul Protocollo sull’Irlanda del Nord; la riduzione della pressione fiscale, l’ingente impegno a favore dell’Ucraina e le mai sopite istanze indipendentiste in Scozia e Irlanda del Nord. Purtroppo, nessuno dei due candidati sembra sinora aver avanzato proposte all’altezza di queste sfide», la valutazione di Antonio Villafranca, Direttore della Ricerca ISPI.

Marco Varvello, corrispondente Rai: «una promessa di suicidio elettorale»

Di fronte all’inflazione al 13%(BOE) ma indirizzata oltre il 18% (Citigroup-Resolution Foundation) e al crollo del potere d’acquisto (meno 2,25% l’anno prossimo – secondo la Bank of England – mai successo dagli anni Sessanta) il nuovo governo non potrà limitarsi a concedere un taglio delle tasse, se mai lo approverà. Gli effetti si vedrebbero solo nel medio periodo. Nell’immediato ci sarebbero invece lacrime e sangue per larghe fasce della popolazione. Né potrà solo condannare gli scioperi, mentre si stanno trasformando in vera rivolta sociale, come si è visto nelle scorse settimane. Se insistesse su questa linea avrebbe probabilmente ragione uno dei tanti ex ministri che Truss si troverà ora come oppositore tra i “Backbenchers” conservatori: Dominic Raab, che ha definito i suoi piani “una promessa di suicidio elettorale”.

Altri Articoli
Remocontro