‘Starlink’ Usa toglie a Kiev i suoi satelliti usati per guidare droni e missili

Space X, la società di Elon Musk che gestisce un servizio internet satellitare, ha tolto all’Ucraina l’uso della sua rete di comunicazione, ‘per impedire all’esercito ucraino di utilizzare i suoi servizi a scopi militari’. Il contratto col governo, denuncia la società Usa, ‘era destinato a scopi umanitari, come la fornitura di Internet a banda larga a ospedali, banche e famiglie colpite dall’invasione russa’. Ma l’Ucraina, è l’accusa, ‘ha fatto uso di quei satelliti per guidare velivoli spia, individuare posizioni nemiche, indirizzare i proiettili e sganciare bombe’.
Idealità pacifista molto sospetta quella dell’ex uomo più ricco del mondo Elon Musk, che già nel recente passato aveva mercanteggiato col Pentagono per sostenere quell’aiuto ‘umanitario’ divenuto strategico.

Guerre stellari

La Space Exploration Technologies di Elon Musk limiterà l’utilizzo dei satelliti Starlink all’Ucraina per scopi militari. La costellazione di satelliti che fornisce una connettività ultraveloce raggiungendo anche le aree più remote, ha svolto un ruolo decisivo nel conflitto in corso in Ucraina con la Russia, garantendo l’accesso a servizi Internet in tutto il paese. Ma non solo quello, scoprono adesso, o fanno finta di farlo per magari per discutere sul prezzo. Ora SpaceX ha fatto un passo indietro e si è adoperata per porre delle restrizioni al suo utilizzo in Ucraina per scopi che esulino dagli utilizzi e dalle comunicazioni standard, fondamentali in quest’ultimo caso anche per garantire gli aiuti umanitari, ha spiegato il presidente Gwynne Shotwell. Utile ricordare che già lo scorso ottobre, la Russia aveva minacciato attacchi ai satelliti commerciali statunitensi se fossero stati utilizzati per aiutare l’Ucraina.

Guerra tra fango e tecnologia

La guerra in Ucraina si combatte solo apparentemente in modo ‘convenzionale’. L’utilizzo di tecnologia di ultima generazione è molto più presente di quanto si possa pensare, specie per ciò che riguarda l’informatica e i sistemi satellitari. Qualche giorno fa abbiamo parlato dei successi dell’antiaerea di Kiev, nell’abbattimento dei droni russi e di fabbricazione iraniana. Secondo fonti ufficiali ne sono stati neutralizzati almeno 540. Se a questo si aggiungono anche gli ‘strike’ sorprendenti contro le navi di Putin, i depositi di armi e munizioni e i suoi generali, è apparso chiaro, agli specialisti della Difesa di Mosca, che qualcosa non tornava e che Zelensky stava utilizzando qualche marchingegno segreto che lo mettono in condizione di individuare e colpire bersagli difficili.

Satelliti ‘Starlink’

All’inizio della guerra, infatti, l’Ucraina ha ricevuto, grazie agli Stati Uniti, la tecnologia ‘Starlink’, con migliaia di antenne satellitari indispensabili per le connessioni Internet e telefoniche nelle aree più sperdute, dove ‘non c’è campo’. Un sistema capace di supplire alle infrastrutture di trasmissione distrutte dall’esercito russo. Il ‘pronto soccorso’ informatico occidentale è andato bene e ha funzionato fino allo scorso ottobre, quando il miliardario americano, Elon Musk, fondatore di SpaceX, ha annunciato che non avrebbe più finanziato l’operazione Starlink per “coprire” l’Ucraina. Una posizione che qualcuno (la Casa Bianca?), però, gli ha fatto rimangiare nel giro di una settimana. Da allora il problema è stato accantonato ma, nei fatti, il fuoco ha continuato a covare sotto la cenere. E ora è tornato alla ribalta con la Russia che nello spazio dove orbitano quel satelliti Sytalinka, ha molto di suo anche minaccioso.

Quando la guerra non conviene

Finora, il progetto Starlink, a partire dal 2018, ha messo in orbita circa 3 mila satelliti che dovrebbero arrivare a 12 mila in un paio d’anni. I ripetitori orbitano a circa 340 miglia d’altezza, cioè a una quota più bassa del 50% rispetto alla generazione di satelliti precedenti. Questo significa che la copertura dello spazio terrestre, per gli impulsi, è più ampia e più veloce. Insomma, rappresenta la frontiera di un nuovo mega-business, perché quando i costi di installazione si abbasseranno, la redditività crescerà in modo esponenziale. Basti solo pensare ai risparmi in termini di cablaggi e di infrastrutture a terra. Ecco perché la guerra non conviene a nessuno, meno che mai a Elon Musk.

Labile confine tra ‘civile’ e ‘militare’

Chris Hall, direttore del sito Web di tecnologia Pocket Lint, dice che in Ucraina sono stati spediti 15 mila set di parabole e router di Starlink, che hanno fatto andare avanti servizi pubblici e governo. Il problema sul tappeto, però, è l’uso militare. Marina Miron (Studi sulla difesa, King’s college, Londra) afferma che le forze ucraine “lo usano per comunicare, ad esempio, tra quartier generale e truppe sul campo. Inoltre, i suoi segnali non possono essere disturbati come i normali segnali radio. E il kit può essere configurato in soli 15 minuti”.

Dopo gli applausi di Bruxelles la realtà dei fatti

Certo, adesso la posizione presa da Musk complica le cose e toccherà di sicuro a Biden mediare, per usare un eufemismo. Perché, proprio la scorsa settimana, il fondatore di SpaceX è tornato a ribadire che la sua società impedirà all’Ucraina l’utilizzo di Starlink “per scopi militari offensivi”. Espressione dai contorni non proprio definiti e dal retrogusto vagamente mercantile, difficile in ogni caso da adattare a molti eventi bellici.

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