Netanyahu galleggia, Israele affonda. La protesta ferma la legge ma non il governo

Il premier Netanyahu costretto dalla piazza e dalla disobbedienza di tanti militari a ‘congelare’ la contestata riforma della giustizia. Ma per scongiurare la caduta del governo e la prospettiva di una sua condanna e del carcere, cede al ricatto del ministro suprematista Ben Gvir di dotarlo di una ‘sua milizia’ di coloni ebrei anti palestinese.
Etnocrazia: democrazia per un solo gruppo etnico. Israele conservatore tra destra e ultra destra. La galere israeliane colme di palestinesi senza processo

Ritirata ma non la resa

L’obiettivo di controllare il sistema giudiziario per auto assolversi dalle accuse di corruzione, Netanyahu lo ha solo rinviato. E per salvare il suo governo dell’ultra destra ebraica ultra ortodossa e sovranista, cede al ricatto del ministro Ben Gvir di dotarsi di una ‘sua milizia’ in chiave anti palestinese. L’immagine di squadre di feroci coloni armati a cacciare dalla loro terre i palestinesi in Cisgiordania, bis amplificato di quanto accaduto già a Nablus, la fotografia del futuro prossimo. Con la terza Intifada che sta maturando nel silenzio impotente della corrotta Autorità nazionale palestinese. Scenari da vera guerra civile.

Irresponsabilità criminale

Le proteste di piazza per la democrazia la forza trainante, ma la crepe aperte nella solidità delle Forze armate la spinta decisiva ad imporre l’inadeguato passo indietro. L’allarme del ministro della Difesa Gallant, poi cacciato da Netanyahu, e crepe colte anche da altri esponenti del Likud, costretti a frenare il rabbioso premier.

Le Forze di difesa israeliane

«L’esercito, è l’essenza di Israele -sottolinea da Gerusalemme Michele Giorgio-, un’istituzione centrale nella società e i suoi compiti vanno ben oltre la sicurezza e la difesa». «Le Forze armate israeliane sono l’ossatura dello Stato e un formidabile strumento di coesione nazionale. Da sempre». Simbolo della forza ed efficienza di Israele nonché una scuola per l’identità nazionale spiega il professor Haim Bresheeth-Zabner. «Ciò spiega l’esistenza ancora nel 2023 della leva obbligatoria in Israele dove l’alta tecnologia e la specializzazione militare non richiedono come in passato centinaia di migliaia di soldati e il servizio militare per uomini e donne».

«Gli anni che i giovani passano nell’esercito servono a creare una perfetta identificazione con lo Stato ebraico». Netanyahu quindi poteva ignorare le proteste nelle strade ma non le scosse che da settimane attraversano Aviazione, Marina ed Esercito.

‘Una società che ha dato il potere ai fascisti’

«Viviamo in un’etnocrazia, una democrazia per un solo gruppo etnico. Questa è una protesta conservatrice, in un contesto in cui la società ha ormai assorbito la violenza di Stato» l’accusa dell’analista Meir Margalit, ebreo israeliano nato in Argentina, tra i fondatori di Icahd, il comitato contro la demolizione delle case palestinesi da parte delle autorità israeliane. «La crisi in Israele è figlia di una società che ha dato il potere ai fascisti». «Netanyahu deve fare scelte difficili. Se il governo dovesse cadere, non ha molte opzioni: o si torna alle urne o nasce un esecutivo di unità nazionale».

Etnocrazia: democrazia per un solo gruppo etnico

Pessimismo razionale. «La stessa mobilitazione è un movimento conservatore: non mette in dubbio lo status quo né lo stato d’eccezione dovuto alla questione palestinese. La magistratura, oggi difesa in piazza, ha da sempre avuto un ruolo centrale nel ‘legalizzare’ sia l’occupazione dei Territori sia la discriminazione dei palestinesi in Israele». Sempre Margalit intervistato da Chiara Cruciati: «La società israeliana è di destra, la sola distinzione è nel suo grado: c’è una destra religiosa, fascista, fondamentalista e c’è una destra più o meno moderata. La sinistra non esiste più. Netanyahu è vicino a Bolsonaro, Trump, Orbán».

La violenza che Israele usa nei Territori occupati ha superato qualsiasi linea rossa, si è infiltrata nella società israeliana. Siamo diventati una società violenta che permette a partiti fascisti di entrare al governo.

Detenuti senza accuse 967 palestinesi

l numero di prigionieri politici palestinesi in detenzione amministrativa è raddoppiato rispetto allo scorso anno: 967. Dati dal quotidiano israeliano Haaretz e l’ong palestinese Addameer. La detenzione amministrativa è una forma speciale di carcerazione introdotta dalle autorità coloniali britanniche e ripresa da Israele: prevede il carcere senza accuse ufficiali né processo, sulla base di rapporti confidenziali (a cui i legali dell’accusato non hanno accesso) dell’esercito o dei servizi segreti che identificano una persona come possibile minaccia allo Stato.

L’ordine di detenzione amministrativa israeliana dura sei mesi ma è rinnovabile senza limiti di tempo, una aperta violazione del diritto internazionale che lo prevede solo in casi eccezionali. E oggi tocca nuovi record.

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