
Lo sciopero a TotalEnergies e a ExxonMobil, nelle raffinerie e nei depositi di carburante, sta causando carenze e difficoltà di approvvigionamento, scombussolando tutto il Paese. Quasi il 30% delle stazioni di servizio ha dovuto chiudere e nelle altre si sono create code da tempo di guerra. I lavoratori del settore chiedono aumenti, in grado di proteggerli dall’inflazione. “Ma vogliono anche qualche briciola dei superprofitti, che stanno incassando i petrolieri”.
Per questo il potentissimo sindacato CGT, seguito da FO, ha deciso di cominciare a bloccare gli impianti di raffinazione. Su sette, nel territorio metropolitano francese, ben sei hanno dovuto chiudere. Quindi, niente raffinerie uguale niente benzina e assalto alle stazioni di servizio, con scene dantesche. Cosa chiedono in concreto i lavoratori? Beh, fatti quattro conti e accertati profitti per quasi 11 miliardi di dollari della Total, vorrebbero aumenti del 7-10 per cento e un “bonus” del 3 per cento come premio di rendimento. Quelli della Exxon, invece, si “accontenterebbero” del 7,5 per cento, ma esigerebbero un “bonus” di 6 mila euro sui superprofitti, che in questo caso salgono fino a 18 miliardi di dollari.
Nessuna disponibilità dei super ricchi a trattare e si è andati al muro contro muro e i sindacati francesi, che sono famosi per essere particolarmente combattivi, sono scesi in campo. Chiedendo il giusto. E cioè che ai lavoratori di un settore che stava facendo miliardi grazie anche alla loro opera, fosse riconosciuto un equo contributo. Un settore che continua ad arricchire padrini e padroni, senza che a Bruxelles si scandalizzino più di tanto. Basta vedere quanto hanno reso le tasse sugli extraprofitti. Cioè niente. Però, appena le cose si sono messe male, è spuntato Macron, che ha incaricato il governo di “mediare”.
Ma la signora Borne, Prima ministra di Francia, non va a litigare con i petrolieri straricchi e avari, ma con i sindacati. Sul sacrosanto diritto di sciopero. E la Signora, tanto per far capire che aria tira, ha spedito la Gendarmeria a prendere gli operai e riportarli al lavoro. ‘Precettazione’, da sempre la dichiarazione di guerra sociale.
Per colpa della palese incapacità della signora Borne di mediare, il clima si è ormai fatto incandescente. Un durissimo comunicato della Confèdèratione du Travail accusa il governo francese “di avere usato violenza” e denuncia “un inammissibile attacco contro il diritto di sciopero”. Philippe Martinez, leader di CGT è sconcertato dalla “mediazione” della Borne. “Il diritto di sciopero va rispettato – dice il sindacalista – se il potere manda la polizia è una provocazione e potrebbe andare tutto storto”. In ogni caso, si andrà davanti ai giudici. Per ora, solo quelli amministrativi. La signora Borne, per impedire lo sciopero dei lavoratori, ha usato un espediente. Ha chiesto ai Prefetti di emettere un ordine di commissariamento “per gravi questioni di ordine pubblico”. L’atto sarà impugnato.
Ma la vicenda è più complessa. Già nel 2010 la Francia tentò lo stesso giochetto e venne condannata dall’ILO, l’Organizzazione internazionale del lavoro. In effetti, la legislazione in materia è molto “fluida”. Cioè, per capirci, lascia fin troppo spazio all’interpretazione dei giudici. L’attuale motivazione, come riportata da Le Monde, è vaga e per niente convincente. La disciplina è un vero colabrodo lessicale, che consente al premier “duro e puro” di turno di applicarla, quando gli conviene.
E se i lavoratori non sono d’accordo, beh, allora ci pensa la Gendarmeria. Un’Europa dalle mille facce insomma, che va dall’autocrazia elettorale ungherese, alla democrazia col manganello della Francia.
§§§