186 miliardi di perché l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue è molto difficile

Superando tutte le regole che hanno regolato sino ad oggi l’ammissione di un nuovo Stato all’Unione, uno Stato in guerra che impedirebbe persino l’ammissione Nato, e quella unanimità vincolante degli Stati membri che giù oggi te la sogni, il destino dell’Ucraina a fine guerra resterà sempre alle porte dell’Unione.
Lo dice il Financial Times che pubblica le stime di Bruxelles sui costi di un’unione allargata a Kiev. Molti degli Stati membri diventerebbero per la prima volta contribuenti netti. Dare invece di avere. E il cambiamento farebbe vacillare l’equilibrio finanziario all’interno dell’Ue. Ma Zelensky non si arrende, sostiene l’Huffington Post.

Ucraina oltre i sogni, i conti Ue

Le stime pubblicate oggi dal Financial Times sui costi e sulle implicazioni dell’adesione all’Unione europea sembrano una doccia gelata per i sogni dell’Ucraina, che va sommarsi ad elezioni decisive e critiche in Occidente. Polonia per vicinanza geografica, parlamento europeo per litigare più o meno, presidenza degli Stati Uniti a decidere veramente, per citarne solo tre. Mentre resta indiscusso l’ancoraggio euro-atlantico Nato confermato nel primo forum internazionale dell’industria della difesa in Ucraina nel fine settimana, e che dalla sfida con la Russia ha solo da guadagnare.

I conti veri

L’ingresso nell’Unione europea darebbe diritto a Kiev a circa 186 miliardi di euro in sette anni, trasformando per la prima volta molti dei 27 Stati attuali in contribuenti. Dall’avere al dare. È quanto si legge in un documento interno di Bruxelles sulla potenziale adesione di nove nuovi Stati. 

La mega Unione sognata Von der Leyen

Lo studio ha utilizzato le regole esistenti per il bilancio, applicandole a un’unione allargata che comprenda Ucraina, Moldavia, Georgia e sei Stati dei Balcani occidentali (esclusa la Turchia), spiega Gabriele Carrer. Da subito un taglio dei sussidi agricoli di circa un quinto (altro che guerra del grano Ucraina-Polonia). Mentre il bilancio attuale aumenterebbe del 21%, fino a 1.470 miliardi, pari all’1,4% circa del reddito lordo dei 36 Paesi. Usando le norme attuali a un’Unione allargata, l’Ucraina avrebbe diritto a 96,5 miliardi di euro dalla politica agricola comune in sette anni, e a 61 miliardi di euro in pagamenti dai ‘fondi di coesione’.

In base alla proiezione dello studio, con nove Stati membri in più, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Slovenia, Cipro e Malta non avrebbero più diritto ai finanziamenti per la coesione.

Tra il dire e il fare

«Questi numeri non vanno bene per nessuno», afferma lapidario Mujtaba Rahman, direttore generale di Eurasia Group, al Financial Times. «Rendono evidente la necessità di una riforma radicale del bilancio dell’Unione europea e delle sue principali politiche se si vuole che l’Ucraina entri a farne parte, oppure che l’intera questione ucraina dovrà essere affrontata in modo nuovo e al di fuori delle attuali strutture di bilancio dell’Unione europea», ha aggiunto.

Nell’Unione disunita

Le rivelazioni del Financial Times arrivano a distanze di poche ore dalle rivelazioni di Politico, secondo cui l’attuale Commissione Ue, starebbe per avviare colloqui con l’Ucraina per la sua adesione, previsto a dicembre. Con i tempi di analisi attente e meticolose sino ad oggi applicate per i Balcani da oltre un decennio in itinere e neppure citati tra i futuri candidati?

I tempi e i modi

La domanda di adesione è stata presentata da Kiev meno di una settimana dopo l’invasione del Paese da parte della Russia e i leader dell’Unione europea hanno accettato lo status di candidato. Ora, secondo Politico, l’attuale vertice Ue, molto legato alla politica Nato, sarebbe pronto a dare a Kiev il via libera per avviare i colloqui formali di adesione. Con una ‘relazione sui progressi compiuti’, a far stemperare le reazioni politiche negative prevedibili, e lì fermarsi.

I candidati all’adesione all’Unione europea –utile ricordarlo-, devono soddisfare standard sullo stato dell’economia e della sfera politica, compreso l’impegno a rispettare lo stato di diritto e altri principi democratici. Passaggi al momento inimmaginabili.

L’ottimismo della volontà o dell’illusione?

Guerra in corso e vittoria militare ucraina di fatto impossibile, l’analisi occidentale condivisa. Ma nell’Unione c’è chi insiste con l’ottimismo dei ‘buoni che vinceranno sui cattivi’. Politica infantile, con Josep Borrell, esteri e sicurezza Ue che di fronte agli ultimi sviluppi interni agli Stati Uniti, ha rilanciato: «Se gli Stati Uniti ridurranno l’impegno l’Unione europea dovrà pensare di compensare le mancanze». Applausi. Ma come e con cosa? 20 miliardi in 4 anni dell’European Peace Facility, «al momento allo studio», o i 5 miliardi da stanziare nel 2024. I soldi per le munizioni di qualche mese di guerra. Purtroppo le scemenze politiche sono gratis.

Stati Uniti game changer

Le presidenziali negli Stati Uniti il vero game changer. E la sempre più probabile rielezione di Donald Trump cambierebbe certamente l’approccio americano verso l’Ucraina. L’ex presidente si è più volte impegnato a «porre fine alla guerra nelle prime 24 ore della sua presidenza». Un’altra sparata politica per aria, ma un sostegno americano all’Ucraina prevedibilmente ridimensionato, e spinte ‘vigorose‘ ad una trattativa con Mosca.

Un ritorno alla Casa Bianca che costringerebbe molti personaggi della politica Ue a passare dagli Atti di fede ad analisi serie rispetto ad una probabile ‘disallineamento Usa con l’Europa’, e sui nostri rapporti con la Cina.

Tags: Ucraina Ue
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