I ‘punti caldi’ del pianeta dove possono scoppiare le guerre 2023

Il ritorno dell’uso della forza come strumento di soluzione delle controversie tra Stati come non accadeva dalla fine della Guerra Fredda. Le guerre preventive scatenate da Azerbaijan e Russia contro Armenia e Ucraina ne sono l’esempio ultimo e più clamoroso. I ‘punti caldi’ del pianeta: dove può scoppiare la prossima guerra, analizzati da Andrea Muratore su InsideOver. Alla scoperta paurosa di un disordine mondiale con protagonisti incerti.
Un assaggio dei rischi più probabili? Mar Cinese Meridionale: le fortificazioni cinesi. Curili: quelle tensioni mai sopite tra Russia e Giappone. Gotland, la roccaforte sul Baltico. E la ‘barriera’ statunitense nel Pacifico Occidentale.

Fine del mondo unipolare Americano

Il mondo alle prese col crollo dell’utopia unipolare del mondo a guida esclusiva statunitense. «Dall’illusorio ordine globale al grande disordine internazionale, anarchico e senza regole precise», la premessa dell’analista Andrea Muratore. E da questo arrivano i focolai di tensione favorito dal graduale disfacimento dei vecchi equilibri di potenza. ‘Guerra ibrida’ ed economica hanno fatto il resto portando le potenze a contrastarsi in varie aree del mondo.

Vecchi conti in sospeso e nuovi da saldare

«Conflitti congelati o a bassa intensità prossimi a risvegliarsi, aree di mondo aspramente contese tra potenze, punti di contatto tra imperi vecchi e nuovi tornati a confrontarsi, zone a rivendicazione politica multipla: le fasce di tensione dove la prossima guerra potrebbe esplodere sono numerose».

Siria, Libia, Yemen, bombe non disinnescate

Il Grande Medio Oriente e l’area del Nord Africa. «Quella in Siria è la più violenta tra le guerre congelate senza un esito definitivo, anche se formalmente nessuno mette più a repentaglio la permanenza al potere del regime alauita di Bashar al-Assad». Di fatto il Paese non ha ancora ritrovato la sua unità, e la ripresa delle operazioni turche contro i Curdi del Rojava, con scoperte complicità con i reduci dell’IslamiC State, ci dicono dei gravi problemi di stabilità che ha ancora il Paese.

Guerra civili aperte in Yemen e Libia

«Oltre alla Siria anche Yemen e Libia sono Paesi spaccati dalle proprie guerre civili la cui priorità è quella di uscire dal pantano che le vede aree di conflitto e guerre per procura tra eterogenei mosaici di potenze». Forse risulta più appropriato parlare di sporchi interessi più che di ‘eterogenei mosaici di potenze’. «Queste tre nazioni corrispondono ad altrettanti ‘buchi neri’ geopolitici e strategici fonte di tensione per l’ordine internazionale, come del resto un’altra area spesso sottovalutata, il Sahel».

Usa e Cina, il fronte del Pacifico

Dove il rischio di confronto tra grandi potenze è diretto. Primo tra tutti, il Mar Cinese Meridionale, dove il braccio di ferro tra Cina e Stati Uniti è ormai in corso da tempo e sotto diverse forme. Sfide esplicite: militarmente le esercitazioni navali di Pechino nello Stretto di Taiwan; politicamente, la visita della Speaker della Camera di Washington Nancy Pelosi nell’isola. Tra prove di forza e provocazioni.

Le isole inventate ed armate

Molto più concreta la militarizzazione cinese di tre delle numerose isole che ha costruito nel conteso Mar Cinese Meridionale, «armandole con sistemi missilistici di vario tipo, primo fra tutti il Donfeng-21 antinave». Il Guardian ricorda come in occasione dello sforzo cinese decisivo, a marzo, per ‘armare’ i suoi territori artificiali, «il comandante indo-pacifico degli Stati Uniti, l’ammiraglio John C Aquilino, ha affermato che le azioni ostili erano in netto contrasto con le precedenti assicurazioni del presidente cinese Xi Jinping che Pechino non avrebbe trasformato le isole artificiali in acque contese in basi militari».

Spratly tra Filippine e Vietnam

«Nelle isole Spratly contese con numerose altre nazioni, prime fra tutte Filippine e Vietnam, la Cina usa dei pescherecci come arma di proiezione e mediamente essi gettano l’ancora nell’arcipelago conteso dell’Indo-Pacifico per almeno nove mesi all’anno», riferisce sempre Andrea Muratore. Mentre Washington risponde con un ‘articolato sistema di presenza navale’. Due flotte, la Terza e la Settima, con le portaerei Nimitz, Carl Vinson, Ronald Reagan e Theodore Roosevelt schierate a San Diego e la Abraham Lincoln a Yokosuka in Giappone.

Oltre a Taiwan, armata fino ai denti per difendersi, Washington per contenere la Cina conta ovviamente sul Giappone, sul redivivo Vietnam e sulla base dell’aeronautica e navale di Guam.

Kashmir e Curili, terre contese

Sempre in Asia, l’aggressione russa all’Ucraina e la tragica morte dell’ex premier Shinzo Abe hanno ad esempio riacceso i fari sulla rivendicazione giapponese sulle Isole Curili, ‘strappate’ a Tokyo dall’Unione Sovietica dopo la breve guerra lanciata da Mosca all’impero nipponico nell’agosto 1945. «L’omicidio di Abe ha tolto al Giappone l’unico statista che avesse provato una strategia diplomatica per gradualmente avvicinarsi a una soluzione della questione con la Russia».

Kashmir tra India e Pakistan

«Ancora più problematica la situazione del Kashmir conteso tra l’India e il Pakistan, con Nuova Delhi che ne controlla una parte consistente». Il controverso statuto della regione, è in discussione dal 1947, e in passato India e Pakistan si sono combattute ben quattro volte (1948, 1965, 1971 e 1998). Tensione che resta alta, ora tra due potenze nucleari, a preoccupare giustamente il mondo.

Baltico, gelido ‘mare caldo’

Del 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione dell’Ucraina, il Mar Baltico, è diventato il punto più critico del confronto tra campo euroatlantico e Federazione Russa. La linea di espansione della Nato, destinata a estendersi a Svezia e Finlandia nei prossimi anni, rispetto alla presenza militare russa a Kaliningrad e nella regione di San Pietroburgo. Nel Baltico «la flotta russa più consistente della regione e le forze armate dei Paesi europei più anti-Mosca: Estonia, Lettonia, Lituania e, soprattutto, Polonia».

E proprio il Baltico potrà essere l’epicentro delle tensioni nei prossimi anni. Perno europeo di un grande disordine mondiale in cui a piccoli e medi focolai si sommano grandi sfide. E che può far germogliare i semi di nuove conflittualità negli anni a venire.

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