Kennedy Jr: «la macchina della guerra sta mandando in bancarotta gli Stati Uniti»

Scomodo, fastidioso, ingombrante. Questo si sta rivelando Robert F. Kennedy Jr. per la Casa Bianca. L’ultimo intervento che ha fatto, sul costo del ‘ticchio guerrafondaio della nuova America’, ha colpito duro, e rischia di avere ripercussioni sulle strategie di finanziamento della Difesa, che dovranno essere sottoposte al fuoco incrociato delle valutazioni del Congresso.

 

Il culto della Superpotenza

Nella conversazione con Brian Sullivan, Kennedy collega politica estera, strategie economiche e filosofie di aggiustamento sociale, per dimostrare come i governi federali Usa abbiano bruciato una quantità incredibile di risorse in armamenti, per servire il culto della ‘superpotenza’.

Scomodo, fastidioso, ingombrante

RFK jr. non è uno qualunque: è il nipote del grande John Fitzgerald, il Presidente della ‘nuova frontiera’, assassinato a Dallas, e il figlio di Bob, già Ministro della Giustizia, ucciso pure lui, in California. Politico ‘senza etichette’, dal cognome pesantissimo, che viaggia nell’orbita del Partito Democratico, il nuovo Kennedy è ormai una vera spina nel fianco di Joe Biden. Ha intenzione di presentarsi alle Primarie presidenziali. Ma benché l’attuale Amministrazione abbia fatto di tutto per farlo passare, con giudizi al vetriolo, per un «cervellotico complottista», riesce lo stesso a raccogliere nei sondaggi una ‘forbice’ di consensi tra il 14 e il 18%. Milioni di voti, che in una partita che si giocherà sul filo del rasoio, potrebbero fare la differenza tra la Casa Bianca e la definitiva strada della pensione, per Biden.

Il Democratico populista

L’establishment Democratico ha cercato di fermarlo in tutti i modi, facendo anche pressioni sulla sua famiglia e cercando di accreditarlo come un ‘inaffidabile populista’. In realtà, RFKJr. copre un’area di opinione abbastanza vasta e trasversale, che non può essere inquadrata con le vecchie logiche. Un’area che non si sente efficacemente rappresentata da chi c’è ora al potere o, peggio, da chi lo vorrebbe prendere (i Repubblicani). In questa vasta e indeterminata ‘terra incognita’ di mezzo pesca Robert Kennedy. E riesce, su alcuni temi, ad avere probabilmente una sintonia maggiore di quanto dimostri il Palazzo.

La guerre americane dall’Afghanistan all’Ucraina

Le accuse di RFK Jr.: «Dobbiamo svelare il business della guerra, la macchina della guerra che sta mandando in bancarotta il nostro Paese. Paul Kennedy, uno storico di Yale, ha scritto un libro sul destino degli imperi. E ognuno di essi, negli ultimi 500 anni, stava estendendo eccessivamente le sue forze armate all’estero. Abbiamo spesso 8 trilioni di dollari in guerre negli ultimi vent’anni, che non ci hanno fruttato nulla. Ci hanno solo reso meno sicuri. I cinesi, nello stesso periodo, hanno speso 8 trilioni di dollari per costruire porti, strade, ponti, ferrovie, scuole, università e ospedali. E ora sono i principali creditori di quasi tutte le nazioni dell’Africa e dell’America Latina».

Populismo ragionevole

In questa critica di Robert Kennedy, si sintetizza una delle principali riflessioni di alcuni accademici (non solo americani) sulle ragioni della nuova contrapposizione tra Washington e Pechino. In sostanza, diversi analisti ritengono che il vero bersaglio dell’Amministrazione Biden sia di tipo economico, al di là dei tradizionali richiami alla democrazia e alla ‘sicurezza nazionale’. Gli Stati Uniti vogliono impedire che la Cina li scavalchi, come prima potenza produttiva e commerciale del pianeta. Ovviamente, non è solo un obiettivo circoscritto al reddito che ne deriva, ma si tratta di un processo di crescita che ha ricadute determinanti sul piano geopolitico. Non vince solo l’economia, ma si afferma soprattutto il ‘modello’.

Per questo, le scelte strategiche sono fondamentali per il lungo periodo, perché tracciano una rotta che bisogna seguire, per garantire al proprio sistema-paese uno sviluppo equilibrato.

Le guerre hanno distrutto la classe media

«Le nostre guerre hanno mandato in bancarotta la classe media americana – dice ancora RFK Jr. – anche se nel 1992 ci fu detto che avremmo tagliato la spesa per la Difesa, che era già 662 miliardi di dollari. Ci avevano promesso che saremmo arrivati a non più di 200 miliardi di dollari l’anno. E che il resto sarebbe stato reinvestito in spese sociali e per stimolare un effetto moltiplicatore sull’economia. Invece, niente di tutto questo. Siamo arrivati a spendere complessivamente 1,3 trilioni di dollari per le armi. Spendiamo più noi da soli, che tutti i primi 10 Paesi dopo di noi messi assieme. E questo ci sta rendendo più poveri, bisogna pensare a riportare a casa quei soldi, per ridurre i nostri deficit».

Certo, le posizioni assunte da RFK jr. negli anni sono state a volte discutibili, come quelle relative alle polemiche sui vaccini. Ma non è ‘puro populismo’ tutto quello che dice. E tacciarlo di essere una specie di ‘masaniello in doppio petto, solo perché si batte contro tutte le guerre, lascia francamente perplessi. Anzi, fa venire grossi sospetti.

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