Al Qai’da che risorge in Siria, un riflesso della guerra in Ucraina

Gli eredi di Bin Laden, perdonati e utili. Nel Mediterraneo orientale una coalizione qaidista estende il suo dominio con l’indiretto l placet della Russia impegnata altrove e, soprattutto, col favore della Turchia di Erdogan. E ora il mondo scopre che Ankara, lasciata libera di agire a causa del conflitto russo-ucraino, negozia alla pari con Washington e Mosca a tutela degli affari suoi. A partire dall’ammissione di Svezia a Finlandia nella Nato alla politica di contenimenti dei migranti per ricattare Bruxelles.

Il tesoro siriano da spartirsi

La Turchia di Erdogan e il mercato ottomano delle convenienze

«La guerra in Ucraina continua a offrire alla Turchia benefici di medio termine nel quadrante mediorientale, in particolare nella Siria nord-occidentale, dove da anni Ankara ha esteso la sua presenza e influenza. Quest’area è fuori dal controllo del governo centrale di Damasco ma è contigua con i territori sotto controllo diretto e indiretto di Mosca, non lontani dalle coste del Mediterraneo orientale», scrive Lorenzo Trombetta su Limes.

Al Qai’da conquista un pezzo di Siria

A metà ottobre e in pochi giorni, i combattenti della più potente coalizione ‘qaidista’ siriana del nord-ovest del paese, ‘Hay’at Tahrir ash-Sham’, (Ente per la liberazione della Siria, Hts), hanno superato il confine di fatto tra la regione di Idlib e il distretto dell’ex enclave curda di Afrin e hanno conquistato, quasi senza sparare, le cittadine della zona, arrivando a minacciare Azaz, principale crocevia dei traffici tra il nord della Siria e la Turchia.

Mossa a sorpresa, ma solo per i bugiardi

Fulminea mossa militare di Hts, anche se in realtà il comandante della coalizione, Abu Muhammad al-Jawlani, l’aveva praticamente già annunciata ad agosto parlando della necessità di estendere il controllo territoriale dall’ex ala siriana di al-Qai’da, Jabhat an-Nusra. Ma altre guerre che coinvolgono le superpotenza atomiche in corso e in temuta preparazione, stanno monopolizzando l’attenzione del mondo

Gli eredi di Bin Laden terroristi spesso utili

Hts è considerato un gruppo terroristico sia dalla Turchia sia dagli Stati Uniti. E nella zona tra Sia e Iraq  che controlla da anni, gli Stati Uniti hanno colpito a morte i vertici dell’Organizzazione dello Stato islamico, l’ex Isis, ci ricorda Limes. «Ma quello stesso spazio è da tempo, con il placet russo, sotto influenza di Ankara, i cui servizi di sicurezza hanno contatti di lavoro più che cordiali proprio con gli esponenti di Hts». Nonostante sia ufficialmente nella lista turca delle organizzazioni terroristiche, Hts svolge da anni il ruolo di cliente locale per Ankara nel nord-ovest in chiave anti curda.

Il Medio Oriente tra Turchia e Russia

La Turchia si è spartita con la Russia il nord della Siria attraverso la tregua raggiunta tra il 2018 e il 2020. Ripartizione e tre. E Lorenzo Trombetta scrive di «coordinamento allargato con l’Iran che include i periodici incontri di Astana (l’ex nome della capitale del Kazakistan), dove si sono svolte, sotto l’egida di Mosca dal 2017, le prime riunioni tra esponenti russi, turchi e iraniani».

Spartizione a tre, Russia, Turchia e Iran. E poi gli Usa

Il sistema di potere allestito nel tempo dalla Turchia nel nord della Siria si suddivide in quattro amministrazioni distinte.

1) La zona di Idlib, che non ricade sotto il controllo diretto turco ma dove Hts è egemone. Qui si trova uno dei due valichi frontalieri principali con la Turchia usati da Hts per la raccolta dei dazi doganali all’ingresso degli aiuti umanitari dell’Onu.

2) La zona di Afrin, della più tragica pulizia etnica anti-curda nel contesto del conflitto siriano e fino a metà ottobre, controllata da fazioni armate arabo-siriane cooptate dalla Turchia. Ora Hts può dettare legge anche nell’angolo frontaliero turco-siriano ricco di risorse agricole.

3) Il triangolo a nord di Aleppo stretto tra Azaz , al-Bab e Jarablos, sotto dominio diretto turco. Azaz, ‘la nuova Aleppo’, che ha visto triplicare la sua popolazione con i migranti e passaggio obbligato per l’ export di merci turche verso il nord della Siria e tutte le altre regioni siriane. 

4) La fascia di territorio frontaliero a est dell’Eufrate che si insinua nel cuore dell’area semi-autonoma curda dominata dal Partito dei lavoratori curdi (Pkk) col sostegno statunitense (un po’ ma non troppo). Il controllo di questo quadrilatero è affidato a milizie arabo-siriane sostenute dall’esercito turco.

A sud della zona in mano ad Ankara, oltre ai quadri del Pkk, ci sono i militari russi e quelli governativi siriani, mentre più a est ci sono le basi militari americane a custodia dei giacimenti petroliferi di Malkiye.

Turchia piglia tutto da tutti

«Forte di questa presenza diretta e indiretta, la Turchia riesce a influenzare in maniera decisiva gli equilibri lungo tutta la fascia del nord della Siria, negoziando alla pari – se non in posizione di superiorità – sia con la Russia e gli Stati Uniti, sia con i più potenti attori locali, tra cui Hts».

I ‘non interventi’: Esercito nazionale siriano

Contro i qaidisti il cosiddetto “esercito nazionale”, «una congerie di milizie filo-turche organizzate in varie “legioni”, composte al loro interno dalle ex milizie delle opposizioni armate siriane anti-regime». In questi scontri, le truppe di Ankara non sono intervenute. Si sono mosse solo a cosa fatta, salvo intessi diretti loro minacciati.

Le forze armate russe

Nel nord della Siria, i militari di Mosca si coordinano con i loro colleghi turchi, con pattugliamenti congiunti a est dell’Eufrate, e bombardamenti periodici sulle postazioni di Hts e dei loro alleati a Idlib e dintorni. Ogni tanto e senza esagerare. La Russia gestisce anche le pià frequenti campagne di bombardamenti aerei e di artiglieria delle forze governative siriane sul fianco orientale e meridionale della zona controllata da Hts, tra la regione di Aleppo e quella di Hama, dove sorgono diverse basi militari russe.

Le forze armate americane

Ma anche gli Stati Uniti sono rimasti a guardare l’avanzata indisturbata di Al Qaeda verso Afrin. A metà ottobre, il contingente americano nel nord-est della Siria ha ricevuto rinforzi logistici e munizioni dal Kurdistan iracheno. Sempre in questi giorni, l’inviato speciale americano Nicholas Granger incontrava a Raqqa, i vertici del Pkk in Siria forse per rassicurarli sulla pessime intenzioni dell’alleato Nato turco.

Chi si fida è perduto

Nel nord-ovest siriano, Ankara ora si serve di Hts-Al Qaeda, dopo quattro anni da litigiose milizie locali arrivate da altre zone della Siria. E terristi o non terroristi, né Washington né Mosca  sembrano avere interesse a intralciare i piani egemonici turchi. Un progetto di ‘liberazione territoriali (“libereremo Damasco”) «che si traduce con la graduale estensione a un’unica zona liberata di un progetto semi-statuale di controllo del sistema di estrazione delle risorse».

Chi non piglia è perduto

Dopo gli accordi sul grano, gli scambi dei prigionieri tra russi e ucraini e i ripetuti tentativi di mediare tra Mosca e Kiev, la Turchia si conferma così un abile attore regionale capace di muoversi, quasi senza ostacoli, in tutto l’arco di territorio che va dal Mar Nero al Mediterraneo orientale.

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