Dal barbiere, meglio che nelle arene della tv

Il barbiere, gentile e anarchico, di tanto in tanto accende il dibattito. Dopo aver passato la fase malinconica e aver bofonchiato filosofie incomprensibili, spennellando i visi per una barba all’antica o tagliando capelli con spirito ardito, è entrato nel periodo della primavera degli incontri e delle constatazioni neanche sempre amichevoli del modo che ha il pensiero comune di costruire castelli di ipotesi avventate. Per lo più ipotesi critiche che, basandosi su assunti scarsi o per sentito dire, giungono a una definizione del reale strampalata.

Tipo? Quando il barbiere si avventura sui tornanti impervi della filosofia come maestra di vita, il caso vuole che a farsi accorciare i baffoni alla Stalin ci sia sempre qualche oppositore culturale che poco ama i comizi d’amore e d’anarchia. Ieri mattina, l’uomo del “tipo” era il professor Moscadello, docente di matematica e poeta insignito di prestigiosi premi in giro per il paese.

Se voglio conoscere la storia ascolto Mieli, se voglio orientarmi nella letteratura sento Concita, se devo farmi i capelli vengo qui, mica vado in latteria o mi presento da Vespa…

Raccogliendo il guanto della sfida, il barbiere ha chiosato con il suo fare alla Bakunin: e infatti conosci la storia di Mieli, i libroni di Concita e la politica attraverso la narrazione di Vespa. Mentre noi qui, su queste scomode poltrone, senza neanche riflettori e cerone sul viso, ragioniamo della vita, della realtà, della bellezza della poesia di Chlebnikov che mai ti racconteranno in tv, delle opere magnifiche che celebrano la nostra creatività e che mediaticamente non esistono.
Anzi, mediaticamente sono “di nicchia”, per sottintendere che non hanno il successo di tante robe brutte propinate nei salotti buoni.
Siamo sulla soglia. Vediamo passare il mondo, ne afferriamo circostanze, cerchiamo di non perdere il nostro ruolo di interpretanti gettati nella storia con un pizzico, manco tanto eh, di senso critico, di poesia, di voglia di cambiare il mondo.
O quel che si può, dove poggiamo i piedi, dove facciamo arte, cultura, chiacchiere, dove facciamo vino buono, cose belle e celebriamo l’incontro come forma semplice ed efficace di vita.

Infatti, è quello che sospettavo. Il prof baffuto non arretra di un millimetro.

Gli sconfitti della storia, parolone che hai usato tu, hanno sempre mille buone ragioni per godersi la sconfitta. Oggi, nell’attesa di un mondo migliore – sempre riciclando parole tue – vogliamo celebrare un qualche libriccino di poesie e disegni prodotto in trenta copie?

Sì, meglio. Se abbiamo ancora la capacità di cogliere, fuori dal clamore del marketing, che sia bello, che le poesie sappiano emozionare, che i disegni siano magnifici.

Cala il silenzio nella barberia. Questi dibattiti sono il sale della vita.

 

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