Croazia a sorpresa: il presidente che vuole diventare primo ministro

Oggi in Croazia si vota per rinnovare il parlamento, il ‘Sabor’. Quasi alla vigilia del voto e a sorpresa di tutti, il popolare presidente della Repubblica Zoran Milanović, ha deciso di candidarsi mettendo in discussione l’esito di un’elezione che fino a poche settimane fa sembrava scontata a favore del governo di centrodestra uscente, nonostante la quantità di scandali per corruzione che lo hanno sommerso.

Gli eredi corrotti di Tuđman e la svolta a sinistra

Sfida tra l’Unione democratica croata (Hdz, destra) e la coalizione ‘Rijeke pravde’ (I fiumi della giustizia) trainata dal Partito socialdemocratico (Sdp, centrosinistra). Partita apertissima, all’ultimo voto, dicono i sondaggi. Il Primo ministro uscente Andrej Plenković (Hdz), che corre alla ricerca di un terzo mandato, a conferma di una posizione di potere ormai dal lontano 2016, segnata da numerosi scandali di corruzione e nepotismi. Con ben trenta ministri e sottosegretari inquisiti o costretti alla dimissioni. In politica estera, Andrej Plenković è un atlantista schierato, che nel 2023 ha raggiunto il doppio obiettivo di dar entrare la Croazia nell’euro e nell’area Schengen.

Il presidente in campo

Contro Plenković è sceso in campo direttamente il presidente della Repubblica Zoran Milanović, eletto nel 2020 in quota Sdp. Il capo dello stato è entrato in competizione senza dare le dimissioni, tra le critiche degli avversari  preoccupati per un possibile rovesciamento dei pronostici. Per la legge Milanović non potrebbe fare il primo ministro, ma se la sua coalizione dovesse ottenere la maggioranza in parlamento si dimetterà da presidente la nuova carica. La Corte Costituzionale aveva definito illegittima la sua candidatura, sostenendo che avrebbe dovuto prima dimettersi dal suo attuale incarico. Milanović si è rifiutato di farlo e nel frattempo ha accusato i giudici della Corte di collaborare al sistema di potere e corruzione di cui accusa il governo dell’HDZ.

Zoran Milanović

In Croazia il presidente ha un ruolo perlopiù cerimoniale, anche se viene eletto direttamente dal popolo. Milanović è un politico dallo stile decisamente populista, ‘trumpiano’ verso gli avversari politici, si presenta come candidato anti élite e ha posizioni poco consuete per un leader di centrosinistra europeo: critica l’immigrazione illegale, con toni più simili a quelli di diversi leader europei conservatori, e ha definito l’invio di armi all’Ucraina un modo «profondamente immorale»per prolungare la guerra con la Russia». Milanovic è amico dell’ungherese Viktor Orban e del serbo bosniaco Milorad Dodik, espressione di nazionalismi diversi ma molto marcati, con lui che a sua volta non risparmia attacchi all’attuale gestione di Unione Europea e della Nato. Insomma, problemi politici un po’ per tutti.

La ‘sinistra populista’ croata

Milanović è già stato premier dal 2011 al 2016, sostituito allora da Andrej Plenković. Stile politico oggi contestato dagli avversari le sue dichiarazioni abrasive contro la corruzione dilagante, ma anche i molti che proprio per questo lo esaltano come ‘paladino’ apprezzano come paladino della lotta alla corruzione, «l’unico in grado di liberare il paese dal giogo dell’Hdz, il partito di Franjo Tuđman al potere quasi ininterrottamente dal 1991», come sottolinea l’Osservatorio Balcani e Caucaso. Definita la scelta tra Hdz e Sdp o uno degli altri partiti minori, il risultato non è per niente certo. «Stando ai sondaggi, infatti, né l’Hdz né l’Sdp avranno la maggioranza in parlamento. Quale alleanza post-elettorale governerà allora la Croazia?», si chiede Giovanni Vale da Zagabria.

Marasma di previsioni con alcune costanti

La destra Hdz del fu Franjo Tuđman è data sempre in vantaggio, ma tra un intreccio di incognite. Dei 150 seggi al parlamento di Zagabria, 3 riservati alla diaspora (i croati di Bosnia, nazionalismo duro) e 8 alle minoranze nazionali, compresa quella italiana d’Istria, filo-governative per storica convenienza. Sondaggi presi per veritieri, il partito del premier Plenković dovrebbe ottenere circa 60 deputati. Tra i 40 e i 50 i parlamentari per l’attuale presidente della repubblica. 14-15 i seggi poco frequentabili dell’estrema destra, più verdi a cattolici conservatori a contendersi un povero 10 per cento. Insomma, una frammentazione difficile da risolvere in una coalizione politicamente credibile che deve ottenere il sostegno di 76 deputati.

‘Accadizeta’ logorata da troppo potere

Stando alle dichiarazioni dei politici, nessuno (salvo le minoranze nazionali) è pronto ad allearsi con l’Hdz per formare un nuovo governo. Ma i trasformismi di cui è segnata la storica politica delle Croazia consigliano prudenza di previsioni. Non è però difficile immaginare che Plenković convinca direttamente i pochi deputati che gli serviranno. Con lo scenario di un’alleanza tra l’Hdz e un altro partito di destra, come ‘Most’ (un ex alleato in passato) o il Movimento patriottico (nato proprio da una costola dell’Hdz). Stiamo parlando dell’ala erzegovese del nazionalismo croato di maggiore imbarazzo politico europeo che creerebbe problemi a livello Ue e con la travagliata Bosnia.

E a sinistra? Dubbio Balcani e Caucaso

Se l’Sdp dovesse arrivare primo o –forzatura costituzionale grave-, se il capo di Stato Milanović dovesse decidere di dare comunque il mandato esplorativo alla ‘sua coalizione’ (la costituzione croata non precisa quale partito debba avere la priorità). Milanović ha già proposto un governo di tutti contro l’Hdz, ma l’idea di un’alleanza con l’estrema destra di non lontane tristi memorie di guerre balcaniche, suscita preoccupati malumori.

Quale Croazia?

Il parlamento croato si è sciolto il 14 marzo su decisione del Primo ministro e le elezioni sono state indette dal presidente appena trenta giorni dopo, il minimo consentito dalla costituzione. La campagna è dunque stata brevissima e tutta incentrata attorno alla candidatura a sorpresa del capo di Stato e dunque del duello Plenković-Milanović, con il dibattito sul futuro politico del Paese quasi assente.

Dibattito strangolato

Plenković punta sulla stabilità, sull’aumento degli stipendi degli ultimi anni e sul fatto che, a suo dire, «i croati non sono mai stati meglio». «Di motivi per lamentarsi, in realtà, i croati ne avrebbero tanti. Dall’emigrazione che sta dissanguando il paese e rendendo necessaria l’importanza di manodopera per tutti i settori all’aumento dei prezzi che a reso un paese già caro per i turisti, carissimo per i residenti», l’osservazione del reporter sul campo.

Voglia di ‘tabula rasa’ o paura dell’ignoto?

Possibilità rovesciata. Il presidente Milanović cavalca soprattutto la voglia di fare tabula rasa dell’Hdz, sradicando corruzione e nepotismo per ripartire da zero. Ma in che direzione? Ex primo ministro di centrosinistra, negli ultimi anni Zoran Milanović ha parlato molto più spesso all’elettorato di destra, non disdegnando attacchi ai migranti e posizioni a favore di vecchi e impuniti criminali di guerra croati.

Dubbio finale da Zagabria, «il salto nell’ignoto fa più gola o più paura ai croati». La candidatura e la presenza politica di Milanović potrebbero avere conseguenze sulle elezioni europee di giugno, dove ci si aspetta una crescita del partito Socialdemocratico, mentre a dicembre ci saranno le presidenziali per scegliere il successore di Milanović.

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