L’ultima generazione e il potere bamboccio

I giovani sono bamboccioni. Vi ricordate questa affermazione simpatica di qualche tempo fa? Una tra le tante a definire l’ultima generazione come indifferente, scarsa, demotivata, senza voglia di lavorare. Si può generalizzare? No. Ci sono bamboccioni? Probabilmente sì.

Il mondo è ingiusto? Ecco, questa è una domanda interessante da porre alle generazioni che invece in questi decenni il mondo lo hanno modellato, puntando sempre il dito dei bla bla saccenti contro ogni diversità culturale e umana; costruendo pezzo dopo pezzo il paradigma dell’ingiustizia, il crollo del patto sociale nella società, la distruzione della politica e di ogni strumento democratico di dialogo e di ipotesi di futuro; inventando la meritocrazia farlocca dei salotti buoni, il buon senso comune comodamente seduto dalla parte del potere, l’informazione democratica alla camomilla come foglia di fico per far finta che, tra alti e bassi, tutto segua principi oggettivi; devastando l’ambiente in cui viviamo con una tenacia indefessa, mortificando la cultura con una spettacolarizzazione talmente superficiale da rendere profondo un foglio di carta poggiato sul cemento.

Mi sono fatto prendere la mano? Non credo. Viviamo immersi nell’acqua tiepida di una narrazione tossica che ci sta convincendo come sia inutile elaborare idee in libertà e conoscenza; sottolineando che il format è meglio del pensiero, che ribellarsi all’ingiustizia palese va bene, ma con i dovuti modi, cioè come accettazione sintomatica del sopruso e al massimo con una lieve lievissima messa in dubbio del sopruso stesso che resta però un dato di fatto inalienabile.

Ipocrisia e piccoli vantaggi di potere dominano la scena. E per i giovani non resta che adeguarsi o spegnersi in una crisi esistenziale che toglie forze e speranze. Oppure lottare.

Che poi lottare in queste condizioni è davvero difficile. I furbetti della rivoluzioncina di ieri hanno fatto carriera e gestiscono le istituzioni, i giornali, le tv, forti della certezza assoluta che la loro resa etica e politica fosse necessaria per impedire il ritorno fascista… infatti. Viviamo governati da personaggi strampalati e da cantori sussiegosi del buon senso. E ci sfuggono le cose semplici, ciò che serve alla nostra libertà reale, a una democrazia non di facciata: battersi per la pace, per la giustizia, per l’uguaglianza dei diritti per tutti, per un domani meno bieco. Insomma, agire – non solo sulle chat, nelle raccolte firme e sui social seduti sul divanetto di casa – per rendere il mondo migliore e non accettare la cloaca etica del presente.

Quindi arriviamo ai giovani. Loro lo fanno. Si battono. Non tutti, ma molti. Nonostante le narrazioni interessate dei loro zii giornalisti paraculetti, hanno più senso etico, più amore per l’ambiente, più attenzione per la vita di tutti, per il loro futuro. E si mettono in azione, discutono, agiscono, si prendono dei rischi. Guardate quanti ragazzi sono nelle piazze a manifestare per la pace, per mettere a tacere le armi, in un mondo la cui economia si regge sulla guerra, sulla barbarie, sulla propaganda per convincere i citrulli che ogni efferatezza sia necessaria. Già necessaria, ma a chi?

Prendete i giovani di Ultima generazione. Sono magnifici. Rischiano la vita, la mettono in gioco per denunciare la follia del tempo, le scelte assurde belluine e distruttive di chi governa il mondo e se ne frega del futuro di tutti. Sono stati processati e condannati per aver usato la vernice lavabile di fronte alle scelte indelebili che rendono i nostri territori più fragili, più devastati, più incivili.

Sono stati processati e condannati per aver simbolicamente bloccato strade, facendo perdere tempo agli automobilisti; quelle stesse strade finite sott’acqua, con le macchine impazzite a galleggiare, per una doppia politica di disinteresse per i cambiamenti climatici (Greta era gretina…) e di distruzione continua del suolo che sembra inarrestabile.
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