
Da Limes, carta di Laura Canali
«L’Ucraina non può combattere senza il denaro e le armi degli Stati Uniti. Dunque senza il consenso della popolazione americana, espresso attraverso il Congresso che detiene il potere della borsa», sottolineano Federico Petroni e Giacomo Mariotto su Limes. Resta il dubbio da titolo: «La popolazione americana si sta stancando di aiutare Kiev?». I sondaggi dicono di sì, mentre la maggioranza repubblicana al Congresso non autorizzerà l’enorme esborso del primo anno di guerra.
Nel solo 2022, Washington ha stanziato più di 76 miliardi di dollari in aiuti diretti, non solo militari, che diventano 113 se si considerano tutte le spese di guerra, come le attrezzature belliche spedite lungo il fianco orientale della Nato. Sono cifre non dissimili a quelle spese in Afghanistan o in Iraq.
Oggi, meno della metà degli americani (48%) intervistati da Associated Press è favorevole a inviare armi a Kiev. Il 29% è contrario e il 22% incerto. Nel maggio 2022, i favorevoli erano il 60%. Il 46% degli intervistati da Fox News vorrebbe vedere una data di scadenza, contro un 50% che sosterrebbe Kiev a oltranza. Nel 2022 solo il 7% pensava di aver fornito troppi armamenti agli ucraini, oggi lo pensa il 26%, contro il 20% che vorrebbe inviarne di più e il 31% che pensa di aver fatto il giusto.
Nemmeno il sostegno alle sanzioni è più così assoluto: il 59% le sacrificherebbe se danneggiassero l’economia nazionale, mentre l’anno scorso questa opinione era minoritaria.
Secondo un sondaggio della Quinnipiac University, solo il 4% degli elettori considera l’invasione russa la questione più urgente per gli Stati Uniti. L’inflazione (29%), l’immigrazione (13%), la violenza da armi da fuoco (11%), la disuguaglianza razziale e l’assistenza sanitaria (7%) sono ritenute più impellenti. Tanto più alla luce dei recenti fallimenti di ‘Silicon Valley Bank’ e ‘Signature Bank’, col timore di un effetto domino e altri crac bancari.
I più critici alle sanzioni, aiuto finanziario e militare a Kiev e di un sostegno all’Ucraina ‘finché ne avrà bisogno’, sono i giovani. «La generazione Z e i millenials sono i meno convinti che gli Stati Uniti siano un paese eccezionale e che la preponderanza militare debba rappresentare un obiettivo di politica estera». Sintomo dell’esitazione diffusa è la crescente divisione politica. A maggio solo il 17% dei repubblicani e l’8% dei democratici pensava che il sostegno all’Ucraina fosse «eccessivo». A gennaio erano saliti al 47%, e 10%.
Più democratici (66%) sosterrebbero Kiev «as long as it takes», mentre più repubblicani (61%) e indipendenti (49%) non accettano un generico ‘tempo necessario’ e vorrebbero limiti temporali all’aiuto.
Comunque una maggioranza di americani è ancora favorevole a sostenere gli ucraini mewntre circa un terzo sostiene che l’America abbia già troppi problemi e non si possa permettere di spendere ancora e di provocare la Russia. Il tasso di approvazione di Biden per la gestione del conflitto è salito quasi al 50%, riconosce la stessa Fox News. Col governo che finora -dattaglio decisivo-, non ha dovuto scegliere tra fondi agli ucraini o, per esempio, alle infrastrutture o a Taiwan.
Il 67% degli americani sente che una vittoria della Russia sarebbe dannosa per gli Stati Uniti, ma il 74% teme che la guerra si allarghi all’Est Europa, costringendo l’America a intervenire militarmente. E il 70% ha paura che l’Ucraina distragga da Pechino e dall’Indo-Pacifico.
L’individuazione del nemico numero uno. Chi vota democratico pensa che il primo rivale sia la Russia. Chi vota repubblicano pensa che la minaccia più urgente sia la Cina. Gli indipendenti –quelli che decidono le elezioni – sono più propensi a scegliere Pechino. Vantaggio elettorale repubblicano. «In assenza di clamorosi sviluppi sul campo di battaglia -sostengono gli analisti di Limes-, l’evoluzione più probabile è che una maggioranza chieda un sostegno non assoluto a Kiev e appoggi negoziati con compromessi territoriali ucraini».
Washington non ritiene che gli ucraini possano riprendersi quanto perso nel 2014, in particolare la Crimea. E tra gli obiettivi anche elettorali per Biden, c’è che entro l’anno Kiev tratti con Mosca una tregua semi-permanente che non riconoscerebbe la sovranità russa sui territori conquistati ma la accetterebbe nei fatti.
L’America non vuole l’Ucraina nella Nato con un intervento militare automatico in caso di nuova aggressione. Vuole armarla fino ai denti nella speranza di dissuadere i russi da un altro attacco. E scaricarne l’onere futuro su più fronti all’Unione europea.
Il sostanziale stallo bellico fa temere un ennesimo percorso di in costosissimi aiuti bellici modello Afghanistan-Iraq-Vietnam, con finale a perdere. E il governo statunitense, consensi in calo, deve fare pressione sugli ucraini. «Non possiamo darvi armamenti sofisticati come Atacams o F-16 perché esauriremmo subito fondi che ci è politicamente difficile rinnovare. Dovete negoziare entro l’anno o le cose peggioreranno».
Ed è certo nell’interesse elettorale di Biden evitare di presentarsi al voto del novembre 2024 con una guerra senza orizzonte in corso