I russi supportano i militari birmani in molti modi. Innanzitutto con la vendita a prezzi scontati di armamenti avanzati. Poi con la fornitura di risorse energetiche e la cooperazione nel settore nucleare. I rapporti esistevano già in precedenza, ma si sono intensificati dopo il golpe del 2021 che ha dato all’esercito locale un potere assoluto.
Mosca fornisce ai militari aerei, elicotteri, tank, droni e sistemi di difesa aerea che vengono utilizzati dai golpisti per colpire le regioni del Paese che chiedono maggiore autonomia e, spesso, la completa indipendenza dal governo di Naypyidav, che ha sostituito Rangoon come capitale dello Stato.
E’ utile rammentare, inoltre, che le stesse armi sono usate anche per reprimere le frequenti manifestazioni di piazza, nelle quali l’esercito non va certo per il sottile, uccidendo un gran numero di dimostranti. I russi comprendono bene che le armi da loro fornite vengono usate contro i civili, in palese violazione del diritto internazionale.
Non paiono però preoccupati da questo fatto, né dalle sanzioni che parecchie nazioni occidentali hanno varato per colpire le aziende che hanno rapporti con la giunta golpista. In questo senso, il comportamento di Mosca e di Pechino è del tutto analogo.
Negli ultimi anni la giunta golpista ha ucciso migliaia di civili imprigionando oltre 16000 oppositori. Il caso più noto è quella del Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi la quale, dopo aver vinto trionfalmente le elezioni nel 2015 e nel 2020, trascorse un periodo di libertà e fu di nuovo arrestata in seguito all’ultimo golpe militare.
Non è certo un caso che il generale Min Aung Hlaing, proclamato capo della giunta golpista, abbia visitato tre volte la Federazione Russa, ricevendo da Putin rassicurazioni circa il suo futuro, e promesse circa la continuità dell’appoggio di Mosca.
Lontani i tempi in cui la ex Unione Sovietica aiutava i movimenti di liberazione del terzo mondo, ora la Russia appoggia senza remore governi apertamente reazionari se questo giova alla sua strategia geopolitica. Non diversamente, del resto, da quanto sta facendo la Repubblica Popolare.
Un cinismo politico che accomuna, come prima dicevo, la penetrazione commerciale e politica delle due autocrazie, dando così nuova linfa alla stretta alleanza stipulata da Putin e Xi Jinping poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina.