Via i primi militari italiani dal Niger. Minacce di guerra su fronti opposti

Partito dal Niger un volo con 65 militari italiani. Restano nel Paese –per ora-, dichiara la Difesa, ‘altre 254 unità’. ‘La prossima settimana sono pianificati ulteriori voli’. Il ministro francese: ‘I golpisti hanno tempo fino a domani per fermarsi’. Altrimenti? La Francia ha portato via 1000 persone dal Niger, tra le quali 500 non francesi, ‘molti italiani’.

Minacce di guerre su fronti opposti

Finora quattro Paesi (Nigeria, Senegal, Costa d’Avorio e Benin) hanno annunciato di voler partecipare a un eventuale intervento. Tuttavia, i governi del Mali e del Burkina Faso, considerebbero un intervento contro il Niger una ‘dichiarazione di guerra contro di loro’.
La giunta militare minacciata da un intervento militare esterno -secondo l’agenzia Usa Associated Press-, avrebbe chiesto aiuto al gruppo mercenario russo Wagner.

Ultimatum a scadenza trattabile

Sarebbe il giorno della verità in Niger, ma non mancano, segnala Marco Boccitto sul Manifesto nle incertezze e i8 dubbi. Scade l’ultimatum della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) con la richiesta di ripristinare l’ordine costituzionale e reinsediare il presidente Mohamed Bazoum, pena la possibilità di un intervento militare. Solo che ora minaccia non l’economia ma la guerra.

Solo l’Africa?

Stati uniti e Ue, Francia in testa, confermano il loro ok interessato alla linea della fermezza seguita stavolta, e non in altre circostanze simili, in cui la Cedeao si era limitata alle sanzioni. E la presidenza di turno nigeriana spinge perché alla scadenza dell’ultimatum si passi dalle parole ai fatti e il neo-presidente Bola Tinubu non ha esitato a tagliare le forniture elettriche che la Nigeria garantiva al suo vicino del nord.

Ma ieri ha dovuto incassare la contrarietà del Senato. L’opposizione incalza: «Esercito male armato, Tinubu pensi piuttosto a sconfiggere i jihadisti di Boko Haram».

Dubbi e timori  di una guerra nell’intero Sahel

Secondo alcune fonti, il generale Salifou Mody avrebbe chiesto aiuto ai russi del gruppo Wagner durante il suo viaggio in Mali e Burkina Faso, Paesi confinanti e con destini coincidenti, che assicurano di stare al fianco della giunta del generale  Tchiani in caso di aggressione. E altri Paesi esprimono dubbi sull’intervento esterno. L’Algeria ha comunicato all’inviato di Tinubu che un’escalation «non farebbe che aggravare la situazione del Niger e della regione». Sulla stessa linea il Ciad, che aveva tentato una iniziale mediazione.

Sospetti di servilismo coloniale

Il Benin, che è tra i più indiziati per fornire eventuali truppe (con Nigeria, Senegal e Costa d’Avorio), conferma che in caso di intervento il paese sarebbe «pienamente coinvolto». Per questo a Cotonou l’Alliance Pour la Patrie (App) accusa il presidente Talon di voler «trascinare il paese in una guerra contro il Niger per gli interessi strategici della Francia».

La valutazione politica MISNA

Sulla confusa situazione politico-diplomatica nel Niger e nel Sahel, seguirà l’analisi di Giulio Albanese, un missionario e giornalista italiano, che ha diretto il New People Media Centre di Nairobi e fondato nel 1997 la Missionary Service News Agency, successivamente divenuta Missionary International Service News Agency (MISNA)

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