La ricerca scientifica è tipicamente trasversale e transnazionale, ragion per cui non dovrebbe sorprendere più di tanto la collaborazione tra scienziati di Paesi che non sono in buoni rapporti. C’è però un enorme caveat di cui tenere conto. Dopo un periodo di “rilassamento”, soprattutto durante la presidenza Obama, con l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca l’America ha definito la Repubblica Popolare “un avversario strategico” dell’Occidente, assai più pericoloso della stessa Russia di Vladimir Putin.
Trump aveva addirittura avviato il “decoupling”, vale a dire la separazione tra l’apparato industriale, economico e finanziario di Pechino e quello di Washington, da lui giudicati troppo interconnessi. Joe Biden ha poi confermato tale approccio, mentre i rapporti tra i due Paesi continuavano a peggiorare a causa del problema di Taiwan.
Ora invece apprendiamo che, a dispetto di ogni tensione, gli scienziati dei due Paesi che lavorano nell’ambito della ricerca e dell’industria militare hanno continuato a collaborare. Non si tratta solo di uno scoop giornalistico. “Newsweek” infatti si basa su un rapporto della Nato, il quale lascia intendere che la cooperazione è assai maggiore di quanto si potesse immaginare.
Qual è il pericolo posto da tale situazione? Ovviamente che la Repubblica Popolare, già nota per non rispettare i vincoli dei brevetti e per l’abilità nel “copiare” progetti altrui, ne approfitti per promuovere trasferimenti di tecnologia occidentale in Cina, in pratica facendo avanzare “gratis” la propria industria bellica.
Una possibile spiegazione di questa stranezza è che il mondo scientifico reagisce con maggiore lentezza, rispetto a quello politico, ai cambiamenti di rapporti tra nazioni e alleanze. In effetti, dopo le riforme di Deng Xiaoping negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, le relazioni Usa-Cina erano molto migliorate, con la firma di importanti accordi in campo economico, culturale e, per l’appunto, scientifico.
Il problema è che, contrariamente a quanto l’Occidente ci si attendeva, la Repubblica Popolare è diventata sempre più irrispettosa dei diritti umani e sempre più aggressiva in politica estera. Come del resto testimoniano la repressione del movimento democratico di Hong Kong e la progressiva militarizzazione del Mar Cinese Meridionale.
Il rapporto Nato cita 835 progetti di collaborazione nell’ambito della ricerca con scopi militari, che vede coinvolti soprattutto americani e tedeschi. Funzionari dell’Alleanza Atlantica si sono detti sorpresi per la mole “immensa” di tali progetti, del tutto insospettabile viste le pessime relazioni oggi esistenti. Invocano quindi una stretta che limiti scambi e accordi. Altrimenti è inutile puntare il dito contro Pechino, se poi la cooperazione nella ricerca militare prosegue senza sosta.