L’addestramento segreto degli agenti segreti, soprattutto il loro ‘braccio armato’, più forze speciali che spie vere e proprie, capaci di colpire nascostamente anche o soprattutto in territorio nemico. ‘Colpire’ in senso lato, che può voler dire uccidere o soccorrere, ad esempio ‘esfiltrando’ qualche soggetto da un luogo indesiderato e sotto minaccia. Da noi Italia, ‘tempo Sismi’, esisteva la ‘Settima Divisione’ divenuta nota per lontane vicende finite in tribunale (ora, Aise, non sappiamo). Dal caso dell’omicidio Dugina, ricostruito dal Washington Post, si scopre che proprio la elìte delle spie d’assalto ucraine addestrate dalla CIA sono impegnate «sin dallo scorso anno in un sanguinoso ‘conflitto ombra’ contro la Russia». Non solo miliardi di dollari in armi e contanti arrivati a Kiev dalla Nato, come si poteva facilmente immaginare.
Le fonti citate dal quotidiano ricostruiscono così l’attentato contro la donna: i componenti della bomba sarebbero stati introdotti in Russia quattro settimane prima dell’attentato, all’interno di un compartimento segreto ricavato in un trasportino per gatti, su un’auto in cui viaggiavano una donna e la figlia 12enne. La donna prese casa nello stesso condominio della famiglia Dugin e sorvegliò i suoi componenti per alcuni giorni. L’ordigno avrebbe dovuto uccidere Dugin, che però salì su un’altra vettura. L’operazione – scrive ancora il quotidiano statunitense – è stata pianificata dal Servizio di sicurezza interna ucraino (Sbu), ed è parte di una campagna di attentati e operazioni sotto copertura in cui rientrano anche gli attacchi al ponte di Crimea, a navi russe nel Mar Nero e al Cremlino.
Una ricostruzione che, a poche ore dall’esplosione dell’auto di Dugina, Kiev aveva categoricamente smentito: «L’Ucraina non ha assolutamente nulla a che fare con questo, perché non siamo uno stato criminale come la Russia, e nemmeno uno stato terrorista», aveva dichiarato Mykhailo Podolyak, consigliere politico e regista del rapporto tra presidenza ucraina e intelligence.
Nell’ultimo decennio, l’Sbu e le altre agenzie di sicurezza ucraine «hanno forgiato nuovi legami con la Cia» scrive il WP, secondo il quale dal 2015 l’intelligence statunitense «ha speso decine di milioni di dollari per trasformare i servizi segreti ucraini, all’epoca strutturati sul modello sovietico, in potenti alleati contro Mosca». L’agenzia statunitense «ha fornito sistemi di sorveglianza, addestrato reclute in territorio ucraino, costruito nuovi quartieri generali per l’intelligence militare di Kiev e condiviso informazioni». Ma il capillare coinvolgimento della Central Intelligence Agency statunitense nel conflitto tra Russia e Ucraina è già stato oggetto di altre rivelazioni da parte della stampa Usa, rilancia Pagina Esteri.
Secondo ‘Newsweek’, ad esempio, la Cia sarebbe la vera coordinatrice delle operazioni belliche ucraine, occupandosi di ruoli cruciali che vanno dalla ‘logistica informale delle armi’ (?) alla segnalazione degli obiettivi da colpire sul campo.
Secondo il Washington Post, negli ultimi 20 mesi l’Sbu e la sua controparte militare, il Gru, «hanno compiuto decine di omicidi di ufficiali, funzionari e figure pubbliche russi, oltre a sostenere e organizzare gruppi terroristici e di resistenza in Russia e nei territori occupati». Tra gli omicidi di personaggi noti il quotidiano cita quello del comandante di un sottomarino russo ucciso mentre faceva jogging in un parco, e quello del blogger nazionalista Vladlen Tatarsky ucciso dall’esplosione di una bomba in un bar.
Gli ‘omicidi mirati’ compiuti dai servizi ucraini, secondo le rivelazioni del WP, sarebbero iniziati subito dopo il cambio di regime avvenuto a Kiev nel 2014, ma molto prima derl conflitto ufficiale tra Keiv e Mosca. Alcune di queste operazioni condotte dall’SBU, secondo i media statunitensi, avrebbero incontrato la contrarietà di Washington.
Le autorità ucraine per ora non commentano mentre quelle russe trovano una insperata conferma alle accuse lanciate nei mesi scorsi contro gli Stati Uniti.