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La Moldova, con gravi tensioni interne, alla ricerca di sostegno per affrontare le difficoltà che la separano dalla sperata adesione all’Ue, dalla emancipazione dal gas russo, e della fine della guerra in Ucraina che incombe ai suoi confini. Tra Bucarest e Chișinău un ‘partenariato strategico bilaterale’, che, nella crisi attuale, poco garantisce nelle sfide alla sicurezza e agli squilibri economici -crisi energetica, inflazione alle stelle- causati dal conflitto in Ucraina.
Sulle proteste che in questi giorni scuotono la Moldova, i due primi ministri hanno parlato di «aggressione ibrida», alludendo a un coinvolgimento diretto degli apparati della Russia. Finora la Romania (Paese Nato), ha contribuito a tamponare le carenze energetiche e ad alleviare la crisi finanziaria della piccola repubblica. Ma la crisi degli idrocarburi e l’inflazione galoppante sono alla base del vasto malcontento popolare nella «provincia romena d’oltre-Prut», come viene chiamato da molti rumeni quel territorio della storica Bessarabia.
Secondo Bucarest/Nato, i disagi tra le fasce più deboli della popolazione, potrebbe essere sfruttato dai partiti d’opposizione filorussi (Șor in primis, definito con azzardo politico dalla presidente moldava Maia Sandu «organizzazione criminale») e da ‘agenti provocatori moscoviti’ per generare tumulti e rovesciare il governo occidentalista di Chișinău. La neutralità della Repubblica Moldova è sancita all’articolo 10 della Carta costituzionale che vieta truppe straniere -anche amiche-, sul proprio territorio.
Con le truppe dell’Ucraina che presidiano il confine orientale della Transnistria (regione separatista filorussa della Moldova) e le milizie di Tiraspol (capitale) che temono un nemico ben più forte coordinandosi pur contando sui ‘peacekeeper’ russi che hanno in casa. Ma a Chișinău e Bucarest i timori sono molti, e diretti in diverse direzioni.
A Cobasna/Kolbasna (distretto di Rîbnița, Transnistria), a soli due chilometri dal confine con l’Ucraina, c’è il più grande deposito di munizioni d’origine sovietica dell’Europa centro-orientale. Oltre 20 mila tonnellate, di armi ed esplosivi forse in parte scadute. Una enormità che, per gli specialisti, se esplodesse genererebbe una deflagrazione paragonabile a quella della bomba di Nagasaki (15 chilotoni).
Per tale ragione, il direttore generale di Roscosmos e già veterano della guerra di Transnistria del 1992 Dmitrij Rogozin ha descritto come «massacro colossale» un eventuale tentativo dei «banderisti ucraini» [testuale da Limes], gli ultranazionalisti che si richiamano al discusso personaggio Stepan Bandera, di impossessarsi delle armi che lì sono stoccate ma anche difese.
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Chi invade cosa: Putin o Zelensky tra Moldavia e Transnistria