
Una triangolazione tra Russia, Italia e Stati Uniti per dribblare le sanzioni e continuare a esportare petrolio in Usa. Priolo, Sicilia, raffineria Isab, di proprietà del gruppo russo Lukoil. Prima della guerra lo stabilimento riceveva petrolio da tutto il mondo. Ora la quota di greggio russo trasformato a Priolo è salita al 90%. Ma coma ha svelato il Wall Street Journal, il lavoro della raffineria non si è mai fermato, e non si sono mai fermate le petroliere che partivano per gli Stati Uniti. E il regolamento sulle sanzioni non è stato violato, visto che verso gli Usa viaggiava benzina prodotta in Italia, senza dover dichiarare da quelle petrolio era stata raffinata. Ma gli artifizi sono più elaborati altrove.
‘Carta vince, carta perde e il banco russo vince sempre’. Il «gioco delle tre carte». Anche così è stata definita la tecnica russa, per aggirare le sanzioni sui prodotti di fabbricazione estera, specialmente delle componenti necessarie alla prosecuzione dello sforzo bellico. Tra inganno e azzardo, ma anche altro. Nel suo sistema di triangolazioni, Mosca si avvale ovviamente del supporto di paesi che ne condividono l’operato o che, sperano di trarre vantaggi politici ed economici.
Esemplare il caso dalla società Vig Customs, sui cui sito Web leggiamo: «L’ufficio centrale di Vig Customs srl si trova a Mosca e dispone di un magazzino per stoccaggi e simili. Il punto di forza e l’obiettivo dell’azienda Vig Customs srl è la consegna di merci dalla Cina, dall’Europa, dall’America, dall’Asia e da altri paesi utilizzando il trasporto aereo, stradale, ferroviario e marittimo. Consegniamo merci dalla Cina attraverso i porti di Vladivostok, San Pietroburgo, Kotka, Klaipeda, Riga o dal Kazakistan (trasporto ferroviario) e, disponiamo di un servizio unico: un treno container ad alta velocità dalla Cina attraverso Zabajkal’sk in 12 giorni!»
Vig Customs e non soltanto. Con il Cremlino che si è ingegnato a cambiare ‘rotte’, nuove imprese a fornire servizi logistici. Con Vig Customs, oggi sappiamo del coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti per l’arrivo di merci di produzione occidentale alla Russia. Il sistema prevede che i prodotti acquistati negli Stati Uniti e nei paesi dell’Unione Europea vengano consegnati nella zona franca di Dubai –vendita legittima-, e, solo successivamente, registrati con nuovi documenti doganali per la riesportazione nella Federazione Russa.
La Vig Customs utilizza i servizi delle compagnie aeree locali (Emirates Airlines) e turche (Turkish Airlines). Termine di consegna delle merci in Russia solo sette giorni. Per le merci più ingombranti il carico parte dalla città emiratina di Ğabal ‘Alī e arriva al porto di Istanbul. Dopo il trasbordo, i prodotti giungono nei porti russi, con termini di consegna che si aggirano tra 10 e 14 giorni. Attraverso gli Eau le società russe importano in particolare le attrezzature e i pezzi di ricambio per l’aviazione e automobilistiche.
«Gli Emirati Arabi Uniti rivestono un ruolo chiave anche in due filiere per la fornitura di prodotti tecnologici e dual use alla Russia», spiega su Limes Nicola Cristadoro. O dagli Emirati via Turchia o via Iran, dai mercati occidentali alla Russia. Di fatto, nessun limite alle società emiratine ad acquistare beni sanzionati nei paesi occidentali, consegnandoli in un secondo momento alla Russia tramite intermediari in Turchia e in Iran. Evidentemente, il rifiuto di Abu Dhabi, Ankara e Teheran di unirsi alla pressione sul Cremlino consente a Mosca di ridurre significativamente le conseguenze negative delle sanzioni internazionali.
Sulla forniture militari, il prolungarsi dello sforzo militare e l’effetto delle sanzioni impongono a Mosca di cercare produttori fuori casa. È il caso dei droni Shahed-129, Shaded-191 e Mohajer-6, considerati da Teheran ‘gioielli’ della propria produzione nel comparto militar-industriale. La Russia aveva già cercato di ovviare al problema della carenza di droni con il Kazakistan. Ma non sempre e non tutto: esempio il diniego ufficiale delle aziende israeliane Aerospace Industries e Aeronautics Defense Systems, che non hanno accettato di fornire a Mosca componenti per la produzione di droni, nonostante la collaborazione passata.
Ancora Uzbekistan, Unione economica eurasiatica, sul fronte aereo decisivo. Nuove società su quel territorio per le componenti necessarie alle proprie forze aeree. A maggio è nata UMarket, commercio online, che appartiene alla joint venture russo-cinese AliExpress Russia. Azioniste la cinese Alibaba Group e la Usm International, con sede a Cipro, legata al gruppo dell’oligarca russo di origine uzbeka Ališer Usmanov. Attualmente la Usm fornisce a Mosca pezzi di ricambio aeronautici, prodotti farmaceutici, lamiere d’acciaio e componenti elettroniche. In crisi di ricambi anche l’aviazione civile
La Cina resta defilata sullo sfondo, ma svolge un ruolo chiave per il sostegno all’economia di guerra russa. Accanto a Pechino, anche il Vietnam si sta rivelando fondamentale al comparto militar-industriale del Cremlino e ridurre al minimo le conseguenze negative delle sanzioni, Mosca si serve della cinese King Pai Technology, di Hong Kong. Distributore a livello globale di materiale elettrico e microelettronica (circuiti integrati, diodi, transistor, matrici eccetera), prodotti da Giappone, Stati Uniti, Singapore, Malaysia, Taiwan, Germania, Svizzera, Paesi Bassi e Francia. Oltre mille aziende.
È solo alcuni esempi di come si stanno sviluppando i mercati globali. Le strategie adottate da tempo dalle cosiddette economie emergenti e le regolamentazioni (o deregolamentazioni, a seconda del punto di vista) che questi paesi si danno manifestano un’inclinazione che potrebbe travolgere i sistemi e le economie occidentali, l’analisi finale su Limes.
«Sarebbe ipocrita, oltre che privo di perspicacia, non riconoscere le nostre responsabilità in tutte queste trasformazioni epocali a noi sfavorevoli», la saggia conclusione di Nicola Cristadoro.