Ennesima occasione di tensione tra Polonia e Federazione Russa. Questa volta oggetto del contendere è il nome dell’oblast di Kaliningrad, la ‘exclave russa incuneata tra Polonia e Lituania.
Kaliningrad è ovviamente un nome russo, attribuito dai sovietici dopo la vittoria nella seconda guerra mondiale per onorare la memoria di Mikhail Kalinin, uno dei leader di punta della rivoluzione bolscevica.
Il tedesco Immanuel Kant
In realtà in precedenza la città si chiamava Konigsberg, nota soprattutto per aver dato i natali al grande filosofo Immanuel Kant. Apparteneva alla Prussia orientale, ed era quindi parte del territorio del Reich tedesco.
I sovietici vittoriosi se ne impadronirono e, nonostante la distanza dalla Russia vera e propria, ne fecero un baluardo potentemente armato, che ora è collocato tra due Stati appartenenti all’Alleanza Atlantica.
Tra l’altro Kaliningrad ha un grande valore strategico, poiché è sede, nel porto di Baltiysk, della flotta russa del Mar Baltico. Vi incrociano navi russe e occidentali dotate anche di armi atomiche.
Dopo l’invasione dell’Ucraina l’oblast separato è diventato ancora più importante, fungendo da minaccia nei confronti delle nazioni anti-russe come, per l’appunto, Lituania e Polonia (un tempo inserite nel Patto di Varsavia).
Ora Waldemar Buda, ministro polacco dello Sviluppo e della Tecnologia, propone di tornare all’antico nome di Krolewiec, in uso nei tempi – piuttosto remoti – in cui la città apparteneva alla Polonia. Prima, cioè, che la nazione venisse divisa e spartita tra la Russia zarista, il Reich germanico e l’Impero austro-ungarico.
È molto nota l’atavica inimicizia (per usare un eufemismo) tra gli slavi occidentali (i polacchi) e quelli orientali (soprattutto i russi). Le due lingue non sono poi così distanti, anche se una usa i caratteri latini e l’altra quelli cirillici.
Tuttavia la storia ha sempre posto i due Paesi in posizione di scontro fontale e la Polonia ha sempre avuto la peggio. Anche se, ai tempi del maresciallo Jozef Pilsudski, i polacchi tentarono addirittura di invadere la Russia venendo alla fine respinti.
Ovviamente l’ultima vicenda ha inasprito ancor più le già tese relazioni tra Mosca e Varsavia, che è la maggiore sostenitrice dell’Ucraina, e dal cui territorio transita la stragrande maggioranza dei rifornimenti militari a Kiev.
Scontata la violenta reazione del Cremlino il cui portavoce, Dmitry Peskov, ha accusato la Polonia di «scivolare in una forma di follia guidata dal suo odio per i russi che non ha mai prodotto nulla di buono per loro».