Mercenari: se Putin avesse dato retta a Niccolò Macchiavelli

Cinque secoli fa Niccolò Machiavelli mise in guardia dal pericolo di affidarsi ai mercenari: troppo costosi per le casse dello stato, spesso inaffidabili sul campo e capaci di ribellarsi al principe. Il sistema però, con alterne vicende, continuò lo stesso …
L’Inghilterra e i suoi mercenari tra Sette e Ottocento, e la rivoluzione americana contro l’impero inglese. Cittadini in armi ed eserciti. La Compagnia delle Indie e la prima guerra afghana

La rivoluzione americana

Tra il 1776 e il 1783 circa trentamila tedeschi combatterono agli ordini degli inglesi nel corso della rivoluzione americana: più della metà proveniva dall’Assia-Kassel, mentre altri erano originari dell’Hannover o di piccoli staterelli tedeschi. Per rimpinguare le casse dello stato, il landgravio d’Assia, tra l’altro imparentato con la casa regnante degli Hannover, aveva ‘affittato’ agli inglesi una parte rilevante del suo esercito che era stata trasportata in America a combattere gli insorti.
A criticare apertamente il gesto, paragonato al commercio dei servi della gleba e che provocò accanite discussioni anche al parlamento inglese, si levarono tra le altre le voci di numerosi intellettuali europei quali Voltaire, Wolfgang Goethe, Immauel Kant e Gotthold Ephraim Lessing.
Ben presto le azioni condotte dagli ‘assiani’ (‘hessians’ in inglese) si caratterizzarono per durezza e brutalità, esasperate del fatto che – nonostante fossero regolarmente retribuite – le truppe si abbandonarono spesso e volentieri al saccheggio. La disciplina alla quale erano sottoposti era del resto altrettanto brutale e per le minime mancanze si infliggevano pesanti pene corporali quali bastonature o legature al palo. Più o meno lo stesso sistema disciplinare vigeva anche nell’esercito britannico e ciò allargò ulteriormente il solco tra i due eserciti: tra i volontari e i regolari americani si diffuse anche l’idea che il soldato europeo fosse particolarmente feroce ‘per natura’ e non si potesse affrontarlo in combattimento.
Fu George Washington, preoccupato per l’atteggiamento di parte dei suoi soldati, a condurre operazioni dirette volutamente contro gli assiani per rialzare il morale degli scossi americani. Dal canto loro, i coloni-soldati cominciarono a rivendicare l’identità di cittadini di un paese indipendente contrapponendola ai soldati-automi dell’assolutismo: si trattò di un piccolo inizio della più vasta trasformazione che dopo la rivoluzione francese avrebbe cambiato il mondo militare e anche la natura delle guerre.
Alla fine del conflitto il contingente tedesco rientrò in patria dimezzato: ai circa settemila morti, si aggiunse un numero più o meno equivalente di disertori o prigionieri che rimasero invece negli Stati Uniti e si trasformarono in pacifici coloni e cittadini esemplari. Nella cultura popolare americana, soprattutto nelle campagne, il ricordo però non fu sempre benevolo, tanto che un parassita della paglia fu a lungo chiamato ‘Hessian fly’ (mosca assiana).

La compagnia delle Indie, ‘Wagner inglesi’

Dopo la rivoluzione francese che aveva esaltato i ‘citoyens’ alle armi, difensori della patria in pericolo, è comprensibile come l’immagine del mercenario si fosse coperta di sfiducia e sospetto. Alla fine delle guerre napoleoniche l’impero inglese, impegnato soprattutto in India ed Estremo Oriente, disponeva di una grande e prestigiosa marina militare, ma non di forze terrestri. Ciò significava che i commerci marittimi erano tutelati, ma non il controllo del territorio per organizzare le attività produttive e scongiurare il pericolo di rivolte o disordini.
A metà del XVIII secolo la Compagnia delle Indie orientali aveva già costituito reparti militari sul modello occidentale inquadrati da ufficiali inglesi e formati da mercenari olandesi ed euroasiatici, ma non erano più sufficienti. Nel 1824 fu costituita così l’armata del Bengala che reclutò nativi delle Indie e divenne una struttura militare permanente che seguiva i regolamenti inglesi e vestiva un’uniforme britannica, ma dipendeva di fatto dalla Compagnia, cioè da un soggetto privato.
La prova del fuoco avvenne durante la prima guerra anglo-afghana e si risolse in un disastro, ma in India si continuò a creare nuovi reparti, comprese unità irregolari dalle stravaganti uniformi.
Un avvenimento grave fu la celebre rivolta dei ‘sepoys’ nel 1857, un ammutinamento che fu represso duramente. Le cause furono molteplici, ma tra le principali il declino del ruolo sociale dei sepoys in un mondo in trasformazione e la riduzione del soldo: infatti, mano a mano che erano annessi nuovi territori all’India, il soldo aggiuntivo corrisposto per l’impiego in quelle zone veniva ridotto o cancellato provocando malumori.
Nel maggio 1857 la scintilla della rivolta fu l’introduzione di un nuovo fucile la cui cartucce – si disse – erano trattate con grassi animali il cui contatto non era ammesso dagli hindu o dai musulmani. Fu un momento drammatico perché dei circa centoquarantamila indiani che costituivano l’armata, solo settemila – in pratica il 5% – rimasero fedeli. Gradatamente, alla ricerca di popolazioni che dessero maggiori garanzie di fedeltà come ad esempio i gurkha nepalesi, l’armata divenne sempre meno omogenea e nel 1895, dopo lo scioglimento definitivo della Compagnia delle Indie (1875), fu creata l’Indian Army.

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