«Sfere d’influenza», prepotenza applicata in politica internazionale

«Sfere d’influenza», la lettura del mondo condizionata dalla geopolitica. Il modo in cui uno Stato impone la propria volontà su un altro. Dai tempi della ‘guerra fredda’ alla ‘modernità’ della guerra in Ucraina dove la Russia ha invaso l’Ucraina per proteggere «la propria sfera d’influenza sull’Europa dell’est». O gli interventi Usa che hanno segnato più di un secolo di regimi autoritari in America latina.

Un interessante spunto dal Post di Luca Sofri

«Sfera d’influenza», o «zona di influenza», versione facile e immediata: «la pretesa di uno stato di esercitare un potere esclusivo su un altro stato o su un territorio esterno ritenuto importante per la propria sicurezza o per i propri interessi economici». Una definizione che contiene comunque molti possibili equivoci interni, e usata spesso molto ‘liberamente’ (spesso a sproposito). Esempi molto spesso usati –mezze verità e mezze forzature-, e su cui è possibile litigare da qui all’infinito.

Quello che valeva ieri non vale più oggi

«Il termine ha una forte connotazione politica, il cui senso è cambiato nel tempo e che dipende molto da chi la pronuncia». In genere a suo comodo e convenienza. Alcuni analisti -oltre che molti governi, quello degli Stati Uniti e le istituzioni europee, ribadisce il Post- ritengono che ormai parlare di «sfere d’influenza» sia ‘obsoleto’. Lettura del mondo parziale, che guarda esclusivamente alla competizione tra gli stati e non agli aspetti economici, politici e sociali. Ma esiste un’altra lettura del mondo più alta, e nobile, e onnicomprensiva? Le relazioni tra gli Stati o le guerre.

Quel brutto personaggio di Monroe

Il termine ‘sfera d’influenza’ ha cominciato a essere molto usato a partire dal Diciannovesimo secolo, con l’espansione del colonialismo e dell’imperialismo degli Stati Uniti e dei paesi europei. Esempio chiave,  la «dottrina Monroe», dal nome del presidente statunitense James Monroe che nel 1823 proclamò che soltanto gli americani (e dunque gli Stati Uniti) potevano intervenire nel continente americano, aprendo così la strada a una lunga stagione di influenza/interferenza statunitense sull’America Latina non ancora compiutamente superata.

Gli imperi europei verso l’estinzione

A partire dalla metà dell’Ottocento i grandi paesi europei, dopo essersi scannati a colpi di ‘Casa regnante’, si spartirono le rispettive ‘sfere d’influenza’ sul continente africano (ovviamente senza chiedere niente alle persone che vi abitavano), arrivando perfino a definire una mappa in cui Francia, Regno Unito, Germania, Portogallo e Italia disegnavano ciascuno propri pezzi di territorio altrui. Furti di Stato a ’civilizzare’.

Definizione Stazzari

«Il concetto di sfera d’influenza si situa a metà tra quello di controllo diretto di un paese su un altro, che elimina la sovranità del paese che vi è sottoposto, e quello più lasco di sfera d’interesse, cioè dell’interesse generale di un paese su un altro, ma con un grado ridotto di controllo», dice Francesco Strazzari, professore di Relazioni internazionali alla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna. «L’istituzione di una sfera d’influenza preserva la sovranità del paese che ne è sottoposto, ma vincola al controllo della grande potenza due elementi: gli interessi commerciali e la condotta della politica estera, dunque l’allineamento internazionale».

Grande, grosso ed invadente

In pratica, quando un paese stabilisce la propria sfera d’influenza su un altro (generalmente è un paese grande e ricco a farlo nei confronti di un paese più piccolo) tende a controllarne principalmente due aspetti: la politica estera, cioè le alleanze internazionali, e la politica commerciale, cioè i grossi contratti, gli investimenti esteri, le esportazioni e così via. Secondo Strazzari, il controllo di un paese grande su un paese piccolo è sclusivo: un paese sottoposto alla sfera d’influenza di un altro non può entrare in alleanze politiche e commerciali contrarie all’interesse del paese più grande.

Imposizioni post coloniali più educate

«Solitamente, quando si parla di ‘stabilire una sfera d’influenza’ non si parla quasi mai di imposizioni esplicite», precisa il Post. Dalla fine dell’epoca coloniale, nessun grande paese ha ammesso di aver stabilito una propria sfera di influenza su altri, e nessun paese piccolo ha ammesso di essere sottoposto alla sfera d’influenza di qualcun altro. La differenza tra il riconoscere un fatto e il suo esistere reale, risulta evidente a tutti. Anche per questo, è complicato capire e definire in quale grado un paese sia sotto l’influenza di un altro, perché l’esercizio di questa influenza si basa su tante cose diverse: «trattati commerciali, alleanze diplomatiche e militari, relazioni tra i leader e così via».

Esempio pratico

Sempre secondo il professor Strazzari, un ipotetico paese grande e ricco che volesse stabilire la propria sfera d’influenza su un altro dovrebbe agire anzitutto sui rapporti militari: firmare trattati di mutua difesa, stabilire basi militari e così via. Poi si dovrebbe occupare di orientare il commercio estero del paese soggetto, con trattati commerciali che stabiliscano clausole di apertura reciproca dei commerci ma che al tempo stesso mantengano un rapporto economico privilegiato, con tariffe e barriere verso l’esterno.

E di volta in volta, gli ‘amici di casa’

Infine, forti condizionamenti sulla politica interna dell’altro paese, e sostenere i partiti e i leader politici favorevoli a mantenere l’alleanza con «l’egemone». Che l’avversario strategico, cercherà in tutti i medi di scalzare. Questi condizionamenti politici si concretizzano sopratutto in politica estera: «Nelle sedi internazionali un paese nella tua sfera d’influenza, deve essere un secondo voto a tua disposizione». Politica di Potenza, ‘Realpolitik’, debolmente contrastata con frammenti di ‘Idealpolitik’ a perdere.

Guerra calda e guerra fredda

Il momento di massima espansione delle logiche delle sfere d’influenza fu alla fine della Seconda guerra mondiale, quando i paesi vincitori litigarono per spartirsi l’influenza sul continente europeo, e in alcuni casi sul mondo intero. Passaggio storico noto, l’accordo stretto nell’ottobre del 1944 fra il primo ministro britannico Winston Churchill e il leader sovietico Josip Stalin. I due, a Mosca sul finire della Seconda guerra mondiale, decisero a tavolino come dividere l’Europa dell’est tra la sfera d’influenza dell’Occidente e quella dell’Unione Sovietica.

Imperialismi ideologici

L’accordo fu del tutto informale e, come Churchill scrisse in seguito nelle sue memorie: un foglietto di carta, su cui si leggeva che, per esempio, in Grecia la potenza predominante sarebbe stato l’Occidente per il 90 per cento, e l’Unione Sovietica per il 10 per cento. In Romania l’Unione Sovietica avrebbe avuto tra il 90 e il 100 per cento, e l’Occidente tra il 10 e lo zero per cento. La Jugoslavia sarebbe stata divisa metà e metà. Queste percentuali non indicavano un controllo diretto sul territorio, ma il livello di controllo indiretto che ciascuna potenza avrebbe avuto sui vari paesi.

I conti senza l’oste americano

Questo piano in realtà ebbe un’applicazione soltanto parziale, sia perché mancava l’approvazione del presidente americano Franklin Delano Roosevelt sia perché la sua applicazione sul campo si rivelò spesso infattibile: per esempio, durante la Guerra fredda la Jugoslavia si mantenne indipendente da tutte le sfere d’influenza, anziché stare a metà come avrebbero voluto Churchill e Stalin. Salvo poi sbranarsela crudelmente l’Europa onnivora del post comunismo.

Le sfere d’influenza oggi

Fine della Guerra fredda e il crollo dell’Unione Sovietica, cambia tutto. Almeno nella forma. 2008, Condoleezza Rice, segretaria di Stato durante la presidenza di George W. Bush, parlando contro il nemico Putin, disse che l’idea di «una sfera d’influenza era arcaica». Quella dell’avversario ovviamente. John Kerry, segretario di Stato di Barack Obama, disse che «l’era della dottrina Monroe è finita». Anche il Consiglio Europeo sostiene che «la nozione delle sfere d’influenza non ha posto nel Ventunesimo secolo». Ma tutti raccontano bugie.

Stati Uniti e l’Unione Europea vergini?

Stati Uniti e Unione Europea senza interessi internazionali da perseguire e per cui battersi? La globalizzazione ha reso più fluidi e interdipendenti i rapporti tra paesi e ormai è quasi impossibile anche per le potenze maggiori mantenere sotto il loro controllo totale gli stati più piccoli. La rottura dei rapporti della Russia con fronte occidentale filo ucraino –esempio di stretta attualità-, rotture di voti Onu o di sanzioni negate tra il vecchio blocco filo occidentale ed un ‘mondo terzo’ ricco di risorse primarie e nuova dignità politica.

Sfere obsolete

«Benché la teoria delle sfere d’influenza sia ancora ritenuta uno strumento di lettura utile, c’è la tendenza a inquadrarla come una parte – e forse nemmeno la principale – di un discorso più ampio». E torna il professor Stazzari. «Parlano di sfere d’influenza soprattutto gli analisti e gli studiosi più vicini alla geopolitica, quella specifica teoria che interpreta la politica internazionale come una competizione tra stati basata su variabili soprattutto geografiche: la geopolitica vede il mondo come una grande mappa in cui gli stati devono espandersi l’uno alle spese dell’altro».

«Le sfere d’influenza appiattiscono il mondo a una dinamica di competizione tra nazioni, tralasciando moltissimi elementi importanti: le alleanze paritarie tra paesi, la società civile, gli orientamenti politici. Appartengono a una visione riduzionista del mondo», dice Strazzari. Ma oggettivamente, di meglio, attorno, a noi sembra di vedere molto poco.

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