
«I nostri soldati stanno combattendo con onore per garantire un futuro pacifico a Donetsk e Lugansk», ha detto il capo del Cremlino, Vladimir Putin, nel suo saluto inaugurale: «Passo dopo passo stiamo liberando il Donbass». Tre parole -passo dopo passo-, sottolineate a voce. La tragica ‘campagna promozionale’ della guerra in Ucraina pesa e ammonisce tanti altri eserciti.
«Vi mostreremo tutte le possibilità delle nostre attrezzature», ha ribadito Putin dal palco, con accanto il ministro della Difesa, Sergeij Shoigu, l’uomo con cui ha condiviso l’ordine di invadere l’Ucraina, quello che negli ultimi mesi gli è rimasto più vicino. E il ministro ha discusso in pubblico la possibilità di usare in Ucraina armi nucleari: «Da un punto di vista strategico non è necessario farlo per raggiungere i nostro obiettivi», ha detto.
Ospiti ed eventuali acquirenti al secondo mercati della armi al mondo arrivano da trentadue paesi. Russia seconda dietro agli Stati uniti con la Cina che insegue e brucia primati (vedi l’articolo precedente di Piero Orteca). Un export che vale quindici miliardi di dollari all’anno, e che, con gas, petrolio e cereali è una delle grandi fonti di finanziamento del paese.
La competizione è aggressiva, soprattutto nel settore missilistico, sottolineano gli specialisti. Primo tra tutti il sistema antiaereo S400, da sempre al centro di tensioni diplomatiche e peggio. Esempio chiave quello del governo turco –Paese Nato-, che nel 2017 ha acquistato dai russi quattro batterie con un accordo da due miliardi di euro. Ieri ha dovuto smentire l’ipotesi di una ulteriore intesa: «Stiamo rispettando l’unico contratto che abbiamo firmato», ha detto un portavoce della Difesa turca.
Funzionari dell’Amministrazione americana hanno suggerito ai loro colleghi di Ankara di trasferire gli S400 all’esercito ucraino per contrastare l’offensiva russa. L’appello, politicamente molto audace, rimasto senza risposta e infinite contraddizioni in campo con il turco Erdogan che tratta a Sochi con Putin su grano e altro, e poi collabora con il governo di Kiev per sviluppare nuovi droni, tra le armi più efficaci di cui gli ucraini dispongono. Oltre alla Turchia, anche Cina e India hanno ricevuto sistemi di difesa S400. Il quotidiano russo Kommersant stima in sette miliardi di euro gli accordi chiusi sino a questo punto dalle agenzie del governo.
E proprio ieri, a Kubinka, il ministero della Difesa russo ha firmato un contratto per la consegna di missili balistici intercontinentali Sarmat. Il presidente russo Vladimir Putin aveva annunciato a giugno che i Sarmat saranno operativi in Russia entro fine anno e che daranno garanzie di sicurezza alla Russia «contro le attuali minacce, e faranno riflettere coloro che ci stanno minacciando», riporta l’ANSA.
Armiya-2022 occasione usata da Putin anche per ribadire la sua visione politica sull’attualità geopolitica del mondo. «Gli Stati uniti cercano di prolungare il conflitto in Ucraina e alimentano i conflitti in Asia, in Africa e in America latina», ha detto di fronte agli ospiti. Il riferimento più diretto è stato al caso Taiwan e alla visita della speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi, «una strategia consapevole per destabilizzare e creare il caos», ha ripetuto il capo del Cremlino, «una sfacciata mancanza di rispetto alla sovranità altrui e agli obblighi internazionali».
Putin, oltre che mostrare i muscoli al mondo, rilancia i suoi legami con Paesi dell’America Latina, dell’Asia e dell’Africa, pronto a offrire armi moderne ai suoi alleati. Secondo quanto riportato dalla Kcna, agenzia di stampa statale di Pyongyang, Putin avrebbe scritto una lettera al diattatore Kim Jong-un nel giorno della liberazione della Corea del Nord, che si celebra il 27 luglio, affermando che i due Paesi “amplieranno le relazioni bilaterali globali e costruttive attraverso sforzi comuni”.
Senza soldi e pezzi di ricambio, le sanzioni avrebbero messo a terra l’industria russa, era la minaccia. E le sanzioni Usa-Ue stanno colpendo, ma meno che quello che si temeva, e comunque i problemi dovrebbero risolversi entro il 2023, e l’economia dovrebbe ripartire in pieno tra 2024 e 2025 secondo e l’agenzia statistica Rosstat o la Banca Centrale russa.
La stessa Agenzia internazionale dell’energia afferma che se le sanzioni faticano a produrre danni consistenti sul settore petrolifero anche se il loro effetto è destinato a crescere con il tempo. Da stabilire se a colpire prima chi la decide o chi le subisce.