
Il 9-10 ottobre le Forze armate di Mosca hanno lanciato una serie di attacchi missilistici in tutta l’Ucraina, compresa la capitale Kiev. Il Consiglio di sicurezza della Russia si riunisce per stabilire il grado di reazione all’atto di sabotaggio ucraino e coordinare la prossima fase bellica. Il ponte di Crimea era stato espressamente indicato da Putin come una “linea rossa invalicabile“.
Il presidente russo Putin aveva definito l’attacco al ponte di Kerč’ come «atto terroristico per distruggere le infrastrutture di importanza critica della Russia». La stampa americana riporta che dietro all’attacco al viadotto più lungo d’Europa (18,1 km) vi siano i servizi speciali ucraini, sebbene nessuno abbia avanzato ufficiali rivendicazioni, rilancia Limes.
Il consigliere personale del presidente dell’Ucraina Zelensky, ha scritto su Twitter: «La Crimea, il ponte, l’inizio. Tutto ciò che è illegale deve essere distrutto».
Rispondendo a una domanda sul potenziale impiego dell’arma atomica – ovvero se la dottrina nucleare russa disponga l’uso della Bomba in risposta a un atto di sabotaggio – il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov è stato lapidario: «No, la formulazione della domanda è completamente sbagliata».
Proprio l’esclusione della Bomba, sempre più invocata dalle frange moscovite più radicali, valutazione di analisti di cose militari, imporrebbe a Putin di ricorrere a una rappresaglia maggiormente estesa. La pioggia di missili non risparmia alcuna regione ucraina: dalla capitale Kiev (culla della Rus’) alla città portuale di Odessa (perla “russa” del Mar Nero), dalla russofona Kharkiv alla più nazionalista e mitteleuropea Leopoli.
La portata della rappresaglia russa è sottolineata dal fatto che almeno tre missili da crociera abbiano sorvolato i cieli della neutrale Moldova, causando la protesta del governo di Chișinău . Il fatto che proiettili ad alta carica esplosiva abbiano trasvolato sopra il deposito di munizioni di Cobasna – il più grande dell’Europa centro-orientale con oltre 20 mila tonnellate di materiale bellico in larga misura scaduto – costituisce motivo di apprensione per le autorità moldave, che temono irreparabili incidenti.
La rappresaglia della Russia sembra l’avvio di una prossima recrudescenza del conflitto armato, segnala ancora Limes. In particolare Mosca potrebbe procedere con due nuovi approcci, la distruzione degli impianti elettrici del paese aggredito e il bersagliamento dei centri decisionali. L’offensiva missilistica di queste ore sembra mirare proprio alle infrastrutture elettriche dell’Ucraina alle porte della stagione fredda.
Spegnere la luce a tutto il territorio ucraino è un modo per annunciare l’arrivo del ‘generale Inverno’ e cercare di piegare la volontà di resistenza della nazione invasa. I disagi colpirebbero in prima luogo la popolazione civile, che presto potrebbe ritrovarsi impossibilitata a riscaldare i palazzi delle grandi città a causa dell’interruzione dei flussi di gas russo.
Il fatto che un missile abbia colpito a Kiev un centro della Sbu, l’intelligence ucraina rivela un temuto cambio di rotta russo. Per ora i palazzi dei dicasteri e della presidenza non erano stati toccati dalle offensive russe, ma le cose potrebbero cambiare, nel momento in cui Zelensky ha firmato il «decreto presidenziale 679/2022» per vietare espressamente ogni trattativa con la Russia per un cessate-il-fuoco.
La personalizzazione del conflitto affosserebbe i tentativi per una tregua e allungherebbe sine die la guerra, la preoccupata valutazione politico diplomatica.
Nel frattempo, il presidente della Bielorussia (Lukashenko)ha annunciato la creazione di un gruppo congiunto di Forze armate russe-bielorusse, preludio a una maggiore integrazione dell’Unione statale. La Russia vuole amplificare gli effetti della “mobilitazione parziale”, attesi nei primi mesi del 2023, affidando un ruolo ausiliario ma attivo alla Bielorussia.