
Nella Repubblica Socialista Sovietica Ucraina esistevano tre distretti militari: Carpazi, Kiev e Odessa. Sulla costa, ben tre comandi sovietici: dell’Aeronautica militare e la maggior parte delle basi navali della Flotta del Mar Nero. Nel 1991, con il crollo dell’Unione Sovietica, l’Ucraina indipendente ereditò uno dei raggruppamenti armati più potenti in Europa.
Ma, spiega James Sherr, ricercatore al Conflict Studies Research Centre: «I 780 mila militari dislocati nei tre distretti militari dell’Ucraina nel 1991 non erano un esercito. Erano un raggruppamento di forze, senza un ministero della Difesa, senza uno Stato maggiore e senza una struttura centrale di comando e controllo. E questo raggruppamento, il suo equipaggiamento e i suoi ufficiali erano programmati per uno scopo: condurre una guerra offensiva (e nucleare) contro la Nato, all’interno di una coalizione, su un fronte esterno e sotto la direzione di Mosca. Non erano equipaggiati, schierati o addestrati per difendere l’Ucraina. Erano ossa e muscoli senza cuore né cervello».
Il 24 agosto 1991 il parlamento ucraino afferma la propria giurisdizione su tutte le unità dell’ex Unione Sovietica di stanza sul suolo ucraino e istituisce il ministero della Difesa ucraino. La transizione da componente di una grande potenza armata a istituzione armata autonoma di un paese indipendente dall’oggi al domani con notevoli complicazioni, come sottolinea Nicola Cristoadoro su Limes. «Kiev dovette tener conto dei delicati equilibri con gli altri paesi dell’ex Unione Sovietica, a partire dalla Russia». Dal 2014 in avanti, con il deterioramento dei rapporti con Mosca, tutto ciò che simbolicamente rimandava all’Urss o alla Russia è stato progressivamente rimosso.
Attenzione a parte sulle forze missilistiche sul territorio ucraino al momento della disgregazione dell’Urss. Armi di deterrenza strategica progettate per l’impiego di testate nucleari. In Ucraina c’erano due divisioni della ’43a Armata missili’. Kiev rinunciò subito e volontariamente all’uso di armi nucleari strategiche, cedendole al Cremlino che, di fatto, già ne deteneva pienamente il controllo. Nel maggio 1992 l’Ucraina firmò il trattato di riduzione delle armi strategiche (Start I), ratificato nel 1994. A partire dal 1° gennaio 1996 sul territorio ucraino non risultano equipaggiamenti o materiali nucleari militari.
«L’Ucraina e la Nato stimano che 2,5 milioni di tonnellate di munizioni convenzionali siano state lasciate in Ucraina quando l’esercito sovietico si ritirò, oltre a più di 7 milioni di fucili, pistole, mortai e mitragliatrici. Le armi e le munizioni in eccedenza sono state immagazzinate in oltre 180 strutture militari, inclusi bunker, miniere di sale e depositi all’aperto». Nel 2014, all’inizio della crisi russo-ucraina, gran parte di quegli armamenti era ancora operativa.
Le riforme delle Forze armate ucraine sono iniziate nel dicembre 1996, quasi in parallelo con la riforma per certi versi analoga in Russia. Tutte le riforme furono sostenute da Leonid Kučma, secondo presidente dell’Ucraina, eletto nel 1994 con l’appoggio della popolazione russofona delle regioni sud-orientali. Kučma voleva mantenere elevato il livello di preparazione delle Forze armate, nel contesto di un complesso militare-industriale altamente produttivo, paradossalmente spinto dal timore (fondato) delle intenzioni di Mosca nei confronti di Kiev. Sua è l’affermazione: «La minaccia della russificazione è una vera preoccupazione per noi»
Durante questo periodo il comparto militare-industriale ucraino iniziò a sviluppare nuove armi di propria concezione, come il carro armato T-84, i veicoli da combattimento Bmp-1U e Btr-3, il camion KrAz-6322 e l’aereo Antonov An-70, ma il problema era la mancanza di fondi, in particolare per l’addestramento e le esercitazioni. Tra il 2005 e il 2010, durante la presidenza di Viktor Juščenko, il progressivo allontanamento dal modello e dall’influenza di Mosca, cercando la piena integrazione con l’Occidente e con la Nato.
Nel marzo 2014, dopo la ‘Jevromajdan’ e all’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa, il governo ucraino ha istituito nuovamente la Guardia nazionale. Inquadrato nella Guardia nazionale ucraina anche il noto battaglione Azov. Le Forze armate ucraine erano totalmente impreparate alla guerra, sia psicologicamente sia materialmente. «L’impreparazione dei militari ucraini indusse gli Stati Uniti a non fornire armi a Kiev, inviando invece aiuti non letali. Ci vollero almeno quattro anni per compensare queste carenze, grazie soprattutto alle risorse occidentali». Nel febbraio 2018 le Forze armate ucraine erano più numerose e meglio equipaggiate che mai, contando 200 mila militari in servizio attivo.
La ‘Legione internazionale’, che raggruppa la quasi totalità dei volontari stranieri che combattono contro i russi , ha recentemente incorporato la ‘Legione polacca’, costituita prevalentemente da veterani delle forze speciali di Varsavia. Questo reparto ha compiti essenzialmente di intelligence e sabotaggio dietro le linee difensive russe. La Polonia è uno dei maggiori contributori in termini di uomini, mezzi e materiali alla causa dell’Ucraina. Si stima che alla fine del 2022 oltre diecimila polacchi abbiano partecipato al conflitto in sostegno agli ucraini come combattenti o come addestratori. Antisovietismo diffuso in Polonia e condiviso da numerosi paesi già appartenenti all’Urss come la Lituania e delle altre repubbliche baltiche, da cui provengono gran parte dei combattenti della Legione internazionale filo-ucraina.
«Eppure all’inizio dello scorso anno l’Ucraina non si aspettava l’aggressione russa». Tanto che il 1° febbraio 2022 il presidente Volodymyr Zelens’kyj aveva annunciato la fine del servizio di leva entro il 2024. 100 mila militari professionisti, un salario minimo triplicato, una maggiore disponibilità di alloggi di servizio e di profili di carriera più allettanti per gli ufficiali. «Tre settimane dopo tutto ciò apparteneva alla storia».
È noto che gli Stati Uniti sono oggi tra i principali fornitori di armamenti e addestramento all’Ucraina. Migliaia di soldati ucraini sono stati preparati al combattimento al poligono di Grafenwöhr, in Germania. Anche Regno Unito e Canada hanno contribuito all’addestramento dei soldati ucraini. L’Italia ha partecipato addestrando un piccolo numero di militari all’impiego dei sistemi di difesa aerea Samp-T forniti a Kiev.
Rilevante anche il supporto di intelligence fornito in varie forme da diverse nazioni. Prima la Gran Bretagna, che ha operato da molto prima dell’invasione sia in proprio sia in coordinamento con gli Stati Uniti. Di rilievo è anche l’apporto satelliti francesi, oltre all’attività svolta da decine di agenti della Dgse schierati in Ucraina fin dall’inizio della guerra. Sulle presenze italiane Aise, che certamente ci sono, nessuna notizia pervenuta, che a suo modo è un buon segnale.