Cultura come status contro cultura fertile sul territorio

Il nostro paese, San Quirico d’Orcia, è candidato come Capitale del Libro 2023. Non si sa quando il ministero prenderà una decisione, ma francamente non è fondamentale. Cioè, sarebbe buono e giusto che un progetto così unico e legato al territorio come quello del nostro Comune prendesse questo titolo, e col titolo i giusti finanziamenti per svolgere le tante attività di promozione del libro previste. Ma si può anche dire che questa comunità ha già vinto.

Vi spiego perché il risultato finale ministeriale non è fondamentale e perché San Quirico ha già vinto. Nei giorni scorsi l’amministrazione, durante la Festa dell’Olio, ha assegnato il premio annuale “Extravergine”. Invece di premiare un personaggio di successo, un giornalista o un qualunque altro pezzo grosso mediatico, la scelta è andata sulle associazioni, le librerie e gli enti che si occupano di volontariato e di diffusione della cultura sul territorio.

Una scelta significativa per dire che la cultura non è uno status, quella cosa elitaria e distaccata che i cittadini vedono piovere dall’alto, mediaticamente, con concetti e congetture astratte legate al mercato con un alto tasso di incomprensibilità o con la spettacolarizzazione di qualcosa di banale. La cultura è un processo di sedimentazione e trasmissione di valori, è l’insieme dei semi che vanno coltivati con cura, con lentezza, dolcezza e profondità. In una comunità che abita civilmente e poeticamente un territorio è il terreno fertile dello scambio di conoscenze, il luogo dell’incontro.

Quindi perfetta e politicamente interessante la scelta del Comune di guardare alla comunità che ritrova se stessa e non cede alle lusinghe del colonialismo culturale. Bella l’idea di premiare e sostenere le realtà che quotidianamente si battono nel paese per non perdere di vista chi siamo e che cosa saremo, per non diventare pezzo inutile e acritico di una Disneyland che ci umilierebbe. Bellissima, quindi, l’idea di non dare il premio a uno scrittore di classifica o a un giornalista prezzemolino mediatico con il libro in uscita natalizia ospitato in ogni trasmissione, senza ragioni e senza vergogna.

Perché non è che basta dire libro per fare cultura. Alcuni personaggi e alcuni libri, le scelte dell’amichettismo mediatico, dello scambio di favori tra giornalisti, sono un danno. E l’unico modo di opporsi è non adeguarsi. Non comprare libri che infestano la tv, non cedere alle lusinghe del personaggetto di successo, dimenticabile. Essere protagonisti della propria storia e non patetiche comparse di un presente che non ci appartiene. E per questo ringrazio per la scelta fortemente politica l’amministrazione comunale di San Quirico d’Orcia, il suo sindaco Danilo Maramai e il suo vice e assessore alla Cultura Marco Bartoli.

Per questo modo di fare siamo già Capitale morale del libro. Se arriveranno i fondi ministeriali faremo scintille. Se ne arriveranno di regionali faremo grandi cose. Altrimenti continueremo a fare miracoli. E a non arrenderci.

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