La Nato baltica nella sua guerra alla Russia attacca per prima la Germania

Un tempo le dichiarazioni di guerra si mandavano via ambasciatore in alta uniforme. Oggi, quando il litigio tra due Paesi si fa pesante, gli ambasciatori si convocano per proteste e dopo, se la rottura rischia di diventare molto peggio, i tuoi diplomatici li richiami a casa. Sta accadendo tra Estonia e Federazione russa. Non ci sarà attacco russo perché l’Estonia è Nato, ma ci siamo vicinissimi, e non solo per colpa di Mosca.
Il polacco Morawiecki vuole i carri armati tedeschi per l’Ucraina, ma progetta anche di ‘costruire una coalizione minore (rispetto alla Nato) di paesi senza Berlino’. Mentre la Turchia dice un nuovo No all’allargamento Nato a Svezia e Finlandia.

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Estonia-Russia a schiaffi d’ambasciatore in faccia

Il governo di Talin taglia il personale dell’ambasciata di Russia accreditato in casa sua e Mosca toglie persino l’ambasciatore, riducendo le relazioni diplomatiche al livello di incarico d’affari. Più o meno un postino diplomatico. Mentre l’ambasciatore estone a Mosca Margus Laidre, convocato dal ministero degli Esteri per ricevere le proteste per le azioni ostili dell’esecutivo di Tallin, ha ricevuto il biglietto d’addio, con l’obbligo a lasciare la Federazione entro il 7 febbraio. Il dicastero degli Esteri dell’Estonia ha istantaneamente risposto su base simmetrica, con l’ambasciatore russo a Tallinn Vladimir Lipayev che dovrà lasciare la repubblica baltica contemporaneamente al capo legazione estone.

La Lettonia insegue

Il ministro degli Esteri della Lettonia Edgars Rinkēvičs ha annunciato che Riga ridurrà a sua volta la presenza diplomatica in Russia a partire dal 24 febbraio 2023 in segno di solidarietà con l’Estonia. La recisione completa dei legami tra Mosca e gli ex Stati satellite del Baltico diventa sempre tesa e pericolosa. Per memoria di casa, in Lettoria operano reparti Nato, in particolare la nostra aviazione militare.

Quel quarto di estoni russi

Se i russi etnici costituiscono un quarto (24,7%) della popolazione dell’Estonia, nella contea di Ida-Virumaa si concentra la maggior quantità di popolazione d’origine slava, e lì i russi raggiungono il 70,8% del totale, toccando l’86,41% nella città di Narva, dove il 93,85% della cittadinanza è comunque di lingua russa. Particolarmente diffusa è la presenza russa lungo la costa settentrionale dell’Estonia e nei centri abitat. Mentre nella stessa capitale Tallinn, dove i russi etnici sono un terzo dei suoi abitanti- (34,23%).

Sgraditi persino gli oppositori di Putin

La già elevata presenza di russi e russofoni ha indotto il governo di Kaja Kallas a bloccare l’ingresso in Estonia dei cittadini russi in fuga dalla ‘mobilitazione parziale’ indetta da Vladimir Putin, sebbene dotati di regolare visto Schengen. Uno stravolgimento della composizione demografica potrebbe generare non solo problemi di ordine pubblico, ma anche minare alla base l’orientamento fortemente europeista e atlantista assunto dall’Estonia all’indomani della sua indipendenza.

Dai nani al gigante geografico di area

Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, abituato a spararle grosse, dopo aver auspicato il ritorno alla pena di morte in casa, va all’attacco in Europa. E a Poznan ha annunciato che la Polonia farà richiesta di dare in uso o suoi molto carri armati Leopard, sottoposti a licenza tedesca, all’Ucraina. «Faremo domanda per tale permesso, ma questa è una questione secondaria». L’incalzante premier polacco ha ventilato infatti l’ipotesi di ‘costruire una coalizione minore di paesi senza Berlino’: «La Germania è caduta in una trappola che si è costruita da sola».

Svezia e Finlandia ancora fuori dalla porta

Se la Germania per i fideisti polacchi è tra i cattivi, figuriamoci la Turchia, che oltre che essere ’infedele’ di credo lo è anche di Nato. Il presidente Erdogan ha sospeso a tempo indeterminato i colloqui sull’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato. Lo riferisce il quotidiano turco “Daily Sabah”. Questa volta, non si tratta solo di profughi curdi, ma del Corano. Colpa dell’esponente della destra svedese Rasmus Paludan, che nei giorni scorsi ha bruciato una copia del libro sacro all’Islam davanti all’ambasciata della Turchia a Stoccolma. “Nessun individuo ha la libertà di insultare la fede dei musulmani”, ha affermato il presidente turco.

La piccola Moldova nel mezzo, trema

La presidente Maia Sandu ha riferito di «serie discussioni» sulle capacità di difesa della Repubblica di Moldova e di una sua eventuale adesione alla Nato. Sandu ha ammesso l’«estrema vulnerabilità» del paese, soggetto alla guerra ibrida (separatismo della Transnistria) e alla propaganda della Federazione Russa che ha un alto indice di gradimento interno. Secondo Maia Sandu, la richiesta di accesso alla Nato dovrà avvenire «attraverso un processo democratico».

Ma il leader dell’opposizione filorussa e già capo di Stato Igor Dodon ha annunciato battaglia sul suo profilo Telegram: «I nostri cittadini vogliono mantenere la neutralità e la pace; non accetteranno mai di diventare carne da cannone per la Nato nella lotta contro la Russia».

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