
«L’esercito tedesco continua a inviare documenti via fax – titola il FT – e non può trasmettere via radio agli alleati, avverte il funzionario responsabile». Sistema di comunicazioni antico, inefficiente, e linee non protette. La gioia per qualsiasi apparato di ascolto avversario. Insomma, fanno capire gli inglesi del Financial Times con qualche motivata ostilità stotica, «speriamo che non ci sia mai la necessità di dover utilizzare la Bundeswehr, l’esercito tedesco». Sarebbero dolori, per Berlino e per il resto degli alleati.
La Germania è da considerare, strategicamente parlando, il ventre molle d’Europa? E’ la domanda che preoccupa la Nato e umilia Berlino.
Tutto parte dall’invasione russa dell’Ucraina, che ha praticamente messo i tedeschi quasi sulla prima linea di una molto ipotetica guerra con Mosca. Il Cancelliere Scholz ha promesso uno ‘Zeitenwende’, un importante punto di svolta nella politica di difesa, impegnandosi a spendere il 2% del Pil e programmando uno stanziamento aggiuntivo di 100 miliardi di euro. Una somma che dovrebbe essere spesa, entro il 2027, in attrezzature e armi di ultima generazione.
Primo problema, stabilire il grado di efficienza della Bundeswehr. Per questo, è stato nominato un Supervisore che dopo avere studiato la situazione, riferisce a governo e parlamento. Un ‘libro bianco’ di 175 pagine in cui la Commissaria, Eva Hoegl, ha offerto un quadro desolante delle condizioni in cui versa l’esercito tedesco. «La Bundeswehr e sotto un’enorme pressione – ha sostenuto la Hoegl – con problemi causati da anni di investimenti insufficienti», la premessa. Nel rapporto si fa riferimento a caserme e strutture di addestramento che non hanno Wi-Fi, mentre alcune ce l’hanno ma i soldati devono pagare per il loro uso.
L’anno scorso, in un’esercitazione della Nato, si utilizzavano radio non criptate degli anni ’80, che non potevano comunicare con gli alleati. Altro esempi di antiquariato burocratico amministrativo, le cartelle cliniche sono ancora conservate interamente su carta, «il che solleva la questione – è scritto – di quanto velocemente i medici che curano le truppe, gravemente ferite sul campo di battaglia, potrebbero aspettarsi di riceverle in una vera guerra».
Per elaborare il suo rapporto, il Commissario ha visitato 90 basi e ha intervistato circa 4 mila militari. Sostanzialmente, la Hoegl si è interessata alla logistica, alle comunicazioni e alle infrastrutture di servizio, senza valutazioni di capacità militare, ma già il ‘contenitore’ dice molto sul possibile contenuto. «Vivibilità delle caserme e degli acquartieramenti», posti ‘poco attraenti’, con ovvie ricadute sulla capacità di reclutamento di nuovo personale. Anche per questo, l’anno scorso, il totale del personale sotto le armi è diminuito, fino a 181 mila unità.
La Hoegl, ha poi puntato il suo indice accusatorio «contro la lentezza della burocrazia tedesca». Ci sono circa 7 mila tra progetti e interventi che aspettano di essere completati su basi e installazioni militari. Per questo lavoro sarebbero necessari 50 miliardi di euro, ma l’amministrazione militare è in grado di gestire e spenderne solo poco più di uno all’anno. Secondo il Financial Times, molti esperti si chiedono cosa accadrà dopo il 2027, quando scadrà il piano poliennale di riarmo. Anche perché, sottolineano a Londra, al momento attuale appaiono ancora evidenti gli enormi deficit di capacità che esistono all’interno delle forze armate tedesche.
A qualcuno potrà sembrare strano che la Commissaria Hoegl si sia concentrata perlopiù su infrastrutture, comunicazioni e logistica e abbia parlato poco di armi tedesche. Il motivo lo spiega lei stessa: «Rendere la Bundeswehr pienamente operativa continuerà a costare molti soldi. Le manca ancora di tutto. Mancano munizioni, pezzi di ricambio, radio, carri armati, navi e aerei. Non disponiamo ancora di forze armate pienamente operative».
Sperando continuino a non servire da qui all’infinito, oltre le recenti follie politiche di chi parla con troppa insistenza di ‘guerra allargata’ oltre l’Ucraina, quasi ad auspicarla.