
Il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, passa dal sistema elettorale proporzionale e quello maggioritario e con gli stessi voti e nuove elezioni in un mese, moltiplica i seggi ottenendo la maggioranza assoluta in Parlamento, senza la necessità di nessuna alleanza. Il suo partito conservatore, Nea Dimokratia, diventa il padrone assoluto della Grecia, con il 40,52% e 158 seggi su 300. Un successo assoluto reso possibile dalla nuova legge elettorale, applicata per la prima volta e che assegna un premio di maggioranza a seconda della percentuale conquistata dal 20% in poi.
Opposizione ai minimi storici e con l’ex premier Tsipras che ha visto il suo Syriza fermo al 17,84%, con appena 47 seggi in Parlamento. Buona l’affermazione del Pasok, il partito socialista, che conquista l’11,96% e 32 parlamentari e quella dei comunisti del Kke, che prende il 7,61%. Oltre alla ‘destra moderata’ al potere, la presenza dell’estrema destra. Il Partito degli Spartani, di orientamento anti europeo e anti migranti, ha preso il 4,7% dei consensi e 13 seggi in parlamento. Un successo reso possibile anche grazie all’appoggio di Ilias Kasidiaris, ex leader della ‘formazione neonazista Alba Dorata’, che sta scontando in carcere una condanna a 13 anni per associazione a organizzazione criminale. Entra in Parlamento, seppure per il rotto della cuffia, anche il Partito Niki, guidato da un insegnante di religione e che è noto per le sue posizioni xenofobe e la vicinanza all’area più oltranzista della Chiesa Ortodossa.
E già oggi Mitsotakis giura da premier e promette ‘grandi riforme’. Alle 11 Mitsotakis si è recato al palazzo presidenziale di Atene dove la presidente Katerina Sakellaropoulou gli ha affidato formalmente l’incarico di formare un nuovo esecutivo. In presenza anche dell’arcivescovo della Chiesa ortodossa, Ieronymos Kyriakos, Mitsotakis ha prestato un giuramento religioso. «Mi impegno ad attuare cambiamenti importanti durante questo secondo mandato quadriennale. Abbiamo una maggioranza parlamentare confortevole per farlo, pertanto stiamo iniziando un duro lavoro per grandi riforme», ha dichiarato il neo premier al comando dal 2019.
«Italia e Grecia insieme possono ottenere importanti risultati a beneficio dei nostri popoli, delle nostre Nazioni e del nostro Continente», dichiara la premier Giorgia Meloni. «Nuova Democrazia è il più forte partito di centrodestra in Europa!».
Per questo secondo mandato Mitsotakis ha prospettato un programma economico ambizioso, con promesse di aumenti salariali, soprattutto per i redditi più bassi, per andare incontro alla principale preoccupazione dei greci alle prese con l’inflazione, ma anche massicce assunzioni di personale medico e medici negli ospedali pubblici. «Senza oppositori, dominio assoluto di Mitsotakis», titola il quotidiano centrista Ta Nea, mentre alcuni analisti sono preoccupati per l’onnipotenza della destra in Parlamento a fronte di un’opposizione di sinistra molto indebolita. Per molti analisti i giorni di Tsipras alla guida di Syriza appaiono ormai contati.
Con questa solida vittoria Mitsotakis può anche rivendicare un ruolo di primo piano nella destra europea. Rampollo di una dinastia politica il cui padre è stato anche primo ministro, Mitsotakis ha già fatto meglio di lui, rimanendo al potere per un’intera legislatura. Dopo un rovinoso decennio di crisi economica tra il 2010 e il 2018, la Grecia ha registrato una crescita significativa negli ultimi anni. La produzione è aumentata del 5,9% lo scorso anno, ma il debito del Paese, al 171,3% del Pil nel 2022, è una problematica di lunga data. Anche la disoccupazione rimane elevata al 12,4%, soprattutto tra i giovani, quasi un quarto dei quali sono senza lavoro.
Un’ondata inflazionistica, conseguenza della crisi energetica, caratterizzata soprattutto dall’aumento dei prezzi dei beni essenziali e dei costi delle case, è una preoccupazione fondamentale per i cittadini. Inoltre la Grecia è uno dei principali punti di ingresso per i migranti che cercano di raggiungere l’Unione europea attraverso la vicina Turchia.
Mitsotakis ha adottato una linea dura, sigillando i suoi confini con l’aiuto dell’agenzia di frontiera dell’Ue Frontex, segnata dalla tragedia non ancora del tutto chiarita del naufragio il a Pylos, nel sud del Peloponneso, con almeno 600 vittime.