
Secondo gli ucraini alla disperazione, Mosca sarebbe mandante di Ḥamās nella mattanza del 7 ottobre, per distogliere attenzione, aiuti bellici ed economici al loro Paese. Paranoia politica respinta persino da americani e israeliani. Forse qualcuno a Mosca gradisce quanto sta avvenendo in Medio Oriente in chiave antiamericana. Ma non molti e non ai vertici, perché la Russia ha importanti interessi in Medio Oriente che non vorrebbe vedere coinvolti e a rischio.
Israele è legato alla Russia da forti interessi di sicurezza. Inoltre, nello Stato ebraico vive oltre un milione di russofoni. Tuttavia, sin dai tempi dell’Unione sovietica, Mosca ha avuto ottimi rapporti anche con il popolo palestinese. Infine c’è l’Iran degli ayatollah, prezioso fornitore di armi usate in Ucraina, e alleato essenziale sulla questione siriana. «È per questo che la Federazione Russa non si è ancora schierata apertamente», la valutazione di Limes.
Senza dubbio il Medio Oriente cambierà volto. Mosca sperando che non intacchi i suoi interessi nella regione e che il nuovo assetto mediorientale possa dare un’ulteriore spallata all’ordine mondiale a guida americana. Pax Americana finita. E ora? «Mosca e Pechino cercheranno di costruire un sistema diverso, centrato sull’Eurasia (Europa esclusa?), con tanto di propaggine mediorientale», l’analisi di Mauro De Bonis.
La crisi israeliano-palestinese ha certamente monopolizzato l’attenzione internazionale. Ma gli Stati Uniti continuano a fornire a Kiev il minimo necessario per difendersi e non è chiaro cosa potrà accedere nel vicino futuro elettorale Usa. Vantaggio per Mosca nell’immediato, me rischi nel doversi barcamenare tra Teheran e Gerusalemme. Ed ecco le visite di Putin in Medio Oriente, da Sauditi ed Emirati, e l’Iran ospite a Mosca (https://www.remocontro.it/2023/12/09/medio-oriente-problemi-ad-occidente-putin-in-arabia-liran-a-mosca/)
Prima del 7 ottobre le autorità ucraine avevano più volte polemizzato con quelle israeliane per i loro rapporti con la Federazione Russa. Dopo l’attacco di Ḥamās, Zelensky, di origine ebraica, si è immediatamente schierato al fianco di Israele, «con l’obiettivo di far ricadere la colpa di quanto avvenuto sulla Russia, bollata terrorista tanto quanto Ḥamās», la valutazione di De Bonis. Oltre alla naturale preoccupazione per il possibile rallentamento degli aiuti economici e militari.
Russia e Ucraina si accusano reciprocamente anche sulle armi che dai campi di battaglia ucraini sarebbero finite nelle mani degli uomini di Ḥamās. Già a inizio estate, Netanyahu giustificava la mancata assistenza militare a Kiev col timore che gli armamenti consegnati all’Ucraina potessero finire in mani iraniane, o dintorni. «Era già successo con delle armi anticarro occidentali che oggi troviamo alle nostre frontiere», l’accusa di Israele.
Scoppiata la crisi, subito lo scambio di accuse tra Mosca e Kiev. Armi Usa-Nato finite nei covi dei militanti palestinesi grazie all’ampia rete di corruzione gestita dalle autorità ucraine, l’accusa di Mosca. Con Kiev che ribalta l’accusa, denunciando armi conquistate in battaglia fornite da Mosca ad Hamas. L’ambasciatore israeliano a Mosca Alexander Ben Zvi ha definito questa tesi una «totale sciocchezza». E si dice sicuro dell’estraneità della Russia.
Il Cremlino contro l’Occidente e il sistema globale a guida americana. Ma una guerra in Medio Oriente potrebbe creare anche problemi alla sicurezza interna della Russia. La possibile recrudescenza del terrorismo, proseliti islamisti tra i circa venti milioni di musulmani che vivono nella Federazione, soprattutto nel Caucaso russo. E, alle prese col costo della guerra Ucraina e delle sanzioni, Mosca non cerca altre sfide.
Il Caucaso meridionale non fa parte delle mappe che disegnano i confini del Medio Oriente, ma nella piccola regione ex sovietica sono in corso partite geopolitiche fra tutti i massimi attori mediorientali: Iran, Turchia e Israele. Dannazione geografica d’essere assieme anello di congiunzione tra Mar Nero/Caspio e di separazione tra Federazione Russa e Medio Oriente.
Nel confronto Baku ed Erevan, la Russia ha lasciato gli azeri liberi di recuperare la regione, rinunciando a difendere l’Armenia a favore della relazione con l’Azerbaigian, paese protetto dalla Turchia e con uno stretto legame con Israele. Baku ha acquistato il 70% delle sue armi dallo Stato ebraico (che a sua volta ha centri di intelligence elettronica in quel territorio). La Turchia fondamentale hub energetico di Mosca, alleata Nato sempre più incerta e critica.
‘Russia in Global Affairs’, sostiene che l’equilibrio post-guerra fredda è oramai finito. E Mosca, costretta a rinunciare a ogni forma di collaborazione con l’Occidente a guida americana (Europa compresa), deve ritagliarsi un posto nel nuovo ordine internazionale. Secondo il ‘Russian International Affairs Council’, «Il sistema globale si sta velocemente disintegrando, complici le crisi scoppiate in Ucraina, nel Sahel, nel Caucaso meridionale e, da ultimo, in Israele/Palestina».
L’obiettivo della Russia è costruire un nuovo ordine mondiale diverso da quello a guida occidentale. Secondo il presidente russo, gli americani e alleati Nato hanno sistematicamente ignorato le proposte russe per una «interazione costruttiva», ignorando gli interessi di sicurezza della neonata Federazione Russa, e le richieste di Mosca come un segnale di debolezza. E da quel 2014, la crisi Ucraina è poi diventato tragedia.
Secondo il leader del Cremlino, la Russia è più forte di ieri e il multipolarismo è ormai un dato di fatto reso inevitabile dal crescente peso internazionale di paesi non inseriti a pieno titolo nel campo occidentale: India, Brasile e, soprattutto, Cina. Insomma, Mosca e Pechino sono oramai abbastanza forti per guidare insieme il cambiamento.
«Ed ecco che la guerra israelo-palestinese va letta nel venir meno delle gerarchie imposte dal morente ordine internazionale a guida americana, con Mosca alla testa di un ampio gruppo di paesi pronto a ribellarsi al neocolonialismo occidentale».