Accordo Turchia-Somalia e l’Anatolia avrà la sua quarta sponda

«L’Anatolia dispone ormai di una quarta sponda sull’Oceano Indiano», avverte Daniele Santoro su Limes. L’accordo di cooperazione militare tra Turchia e Somalia di febbraio e ora ratificato dal parlamento dello Stato africano, rende Mogadiscio in passaggio essenziale delle ambizioni turche di connettersi all’Indo-Pacifico aggirando il Canale di Suez attraverso ‘corridoi ibridi’. In gran parte fuori dagli attuali percorsi e poteri altrui.

Il ministro somalo cresciuto in Turchia

L’Anatolia per mare

I dettagli verranno resi noti solo dopo l’approvazione da parte del parlamento turco, ma gli aspetti decisivi sono due. Uno: la Turchia si impegna non solo a equipaggiare e addestrare la inesistente Marina somala ma anche a difendere le acque territoriali somale da minacce che vanno dalla pesca di contrabbando al terrorismo. Il che significa che Ankara farà operare in pianta stabile le proprie navi da guerra nell’Oceano Indiano. Due: i turchi assisteranno i somali nello sfruttamento delle (potenzialmente ingenti) risorse non solo energetiche presenti nella ‘Zona marittima economica esclusiva di Mogadiscio’, ottenendo in cambio il 30% dei proventi.

Colpo grosso, sempre più impero ottomano

L’intesa di febbraio rafforza un processo più che decennale. Dalla visita a Mogadiscio di Erdoğan e famiglia dell’agosto 2011, la Somalia è diventata di fatto ‘un protettorato turco’, sostiene Limes. Lo stesso accordo marittimo era in gestazione da anni. Erdoğan ne aveva annunciato i contorni già a gennaio 2020, ventilando una significativa analogia con l’accordo turco-tripolino del novembre 2019 che ha portati via alla poco attenta e poco accorta Italia i suoi privilegi in Libia.

Geopolitica di area rivoluzionata

«L’aspetto più rilevante dell’accordo tra Ankara e Mogadiscio non è il suo contenuto ma il contesto geopolitico nel quale si produce», sostiene Santoro. E non è certo un caso che sia stato finalizzato appena un mese dopo il memorandum di intesa tra Etiopia e Somaliland che garantisce a Addis Abeba l’accesso al porto commerciale di Berbera e una striscia di costa sul Golfo di Aden per la costruzione di una base navale.

La Somalia minacciata dall’Etiopia cerca alleato potente

La Somalia ha interpretato l’accordo tra Etiopia e Somaliland come una minaccia alla propria sicurezza nazionale, paventando che l’Etiopia intenda riconoscere in cambio non solo quel porto e una quota della compagnia aerea nazionale etiopica ma anche l’indipendenza dei secessionisti. O peggio, che punti ad annettere tutta la regione separatista. Di qui la decisione di assicurarsi la protezione di «un vero alleato, un amico, un fratello», come il primo ministro somalo ha definito la Turchia. Armata e potente.

Gli intenti turchi più pacifici e molto economici

Non è nelle ambizioni turche la prospettiva di sostenere la Somalia in un eventuale conflitto con l’Etiopia per il Somaliland. «L’approccio di Ankara è molto più raffinato. Erdoğan punta a ritagliarsi in Africa nord-orientale lo stesso ruolo che sta giocando in Ucraina e che si appresta a giocare in Terrasanta». Turchia verso la normalizzazione dei rapporti con l’Egitto che per la questione della diga sul Nilo azzurro, si vede minacciata l’acqua dolce del fiume, e quella salata del Maro Rosso. Ed ecco l’arrivo strategico e salvifico turco.

Turchia garante per la Somalia e arsenale per Egitto e Sudan

La Turchia, mentre si impegna a difendere la sicurezza e l’integrità territoriale della Somalia, vende droni a Egitto e Sudan, progetta rilevanti intese industriali, energetiche e diplomatiche con Il Cairo e intrattiene eccellenti rapporti con il nuovo regime di Kharṭūm. Ma assieme -doppia politica alla Erdogan-, tratta anche con l’Etiopia. I celebri droni turchi hanno avuto un impatto decisivo nel conflitto tra Addis Abeba e i separatisti del Tigrè. Mentre Ankara dispensa abbondanti dosi di ‘soft power’ anatolico in strategici progetti infrastrutturali e vi riversa quasi la metà dei propri investimenti nel Continente Nero.

Accordo Ankara Mogadiscio tra due turchi

A siglare l’accordo di Mogadiscio non sono stati un turco e un somalo ma due turchi. Il ministro della Difesa della Somalia Abdulkadir Mohamed Nur è infatti esemplare prototipico di turco delle Afriche. Ha vissuto otto anni in Turchia, ha studiato all’Università di Ankara grazie alle borse di studio messe a disposizione dalle fondazioni turche, parla fluentemente turco, considera l’Anatolia la sua ‘seconda casa’, ha compiuto nella sua patria adottiva la prima visita all’estero dopo essere stato nominato ministro.

Ex capo della sicurezza del palazzo presidenziale somalo, ex ministro della Giustizia, ex direttore dei servizi segreti, è il capofila dei Giovani Turchi di Mogadiscio, Turchia d’Africa.
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