Israele, minoranza cristiana bersaglio e destra religiosa al governo indifferente o complice

Attacchi contro la comunità cristiana in Terra Santa, da Haifa a Gerusalemme. «In Israele la destra ha preso di mira la minoranza cristiana», la denuncia della comunità. Il monastero recintato. Violenti sempre impuniti. Complicità politiche ormai trasparenti. Il Vaticano chiamato in campo.

 

Ultra religiosi e molto fascisti

«Gruppi di religiosi israeliani in più di una occasione nelle ultime settimane hanno tentato di assaltare il monastero Stella Maris e la chiesa cattolica di Elia (Mar Elias) di Haifa dove, affermano, si troverebbero tombe ebraiche», segnala Michele Giorgio sul manifesto. «In una di queste, qualche giorno fa, sono riusciti a infiltrarsi nel cortile del monastero innescando tafferugli con i fedeli cristiani presenti».

Il monastero recintato

L’episodio, oltre a suscitare preoccupazione, ha costretto le autorità cattoliche a recintare il monastero fondato dai Carmelitani presenti in quella zona sin dal XII secolo. Numerosi gli  attacchi di questi ultimi mesi contro i cristiani e i loro luoghi sacri – anche con scritte offensive – da parte di coloni e religiosi israeliani più volte denunciati dal Patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, convinto che il governo di estrema destra religiosa guidato dal premier Netanyahu abbia creato un clima che porta ad ignorare le aggressioni di israeliani a danno dei palestinesi cristiani, a Gerusalemme e in Israele.

Complicità governative

«Queste persone si sentono protette…l’atmosfera culturale e politica attuale porta a giustificare, o tollerare azioni contro i cristiani», mentre le autorità israeliane parlano di atti compiuti da persone ‘instabili, fanatiche e comunque da pochi individui’. Giustificazionismo a nascondere molto peggio, denuncia Wadih Abu Nassar, coordinatore e portavoce del Forum dei cristiani in Terra Santa, fondato per proprio per denunciare e diffondere informazioni su queste aggressioni.

Ogni giorno a Gerusalemme e Haifa

«Si vuole sminuire ciò che ormai accade quasi ogni giorno a Gerusalemme, ora anche ad Haifa, allo scopo di far passare attacchi ed intimidazioni come degli atti sporadici di persone con problemi». Il Patriarca Pizzaballa, interpretando ciò che pensano tutti i cristiani, invece avverte che ci troviamo di fronte a un fenomeno ampio e organizzato contro la minoranza cristiana. Solo a luglio il Forum ha registrato 37 incidenti e solo in due casi ci sono state delle brevi detenzioni per i responsabili, ma nessun rinvio a giudizio. Ed accade tutto sotto gli occhi di tutti.

Giornalista ebreo finto cristiano

Un giornalista israeliano ebreo, Yossi Eli, della tv Canale 13, si è vestito da religioso cristiano ed è andato in giro per la città vecchia di Gerusalemme. Nel suo servizio ha riferito di 20 casi di sputi, offese, intimidazioni nei suoi confronti come presunto cristiano. Parlare di casi isolati perciò è falso e fuorviante, menzogna per nascondere le scelte politico-religiose di questo governo reazionario e aggressivo non solo verso la comunità palestinese musulmana.

Violenza e belle parole

Dopo l’assalto al monastero Stella Maris e alla chiesa cattolica di Elia (Mar Elias) di Haifa, il presidente Herzog e il ministero degli esteri hanno dichiarato la loro condanna. Bravi, bene, salvata la forma, ma non cambia la sostanza. Servono fatti concreti, «azioni decise contro i responsabili degli attacchi e i loro mandanti». Mandati politici oltre che religiosi. E Wadih Abu Nassar non fa sconti: «Se ci fossero aggressioni, intimidazioni e atti di vandalismo contro religiosi ebrei e luoghi santi ebraici, la loro reazione sarebbe immediata e incisiva. Nel nostro caso invece si muove poco o nulla. Mi pare evidente che il governo Netanyahu non abbia intenzione di adottare misure vere, forse per non scontentare forze politiche al suo interno alle quali fanno riferimento gli estremisti che ci prendono di mira».

Pessimo Netanyahu, ma il Vaticano?

«La Chiesa cattolica locale sta facendo sentire la sua voce. Invece a Roma, ai vertici, prevale la ragion di stato, quindi la salvaguardia dei rapporti con lo Stato di Israele. Sono quasi trent’anni dalla firma a Gerusalemme dell’Accordo Fondamentale tra Santa Sede e Israele». «È chiaro che ci aspettiamo di più dal Vaticano, però sappiamo dell’impegno della Nunziatura verso le autorità statali israeliane affinché siano fatti dei passi concreti».

Segnale di attenzione vaticana importante, la nomina a cardinale del Patriarca Pizzaballa, la prima da quando la sede patriarcale fu ristabilita nel 1847, «un forte messaggio di emancipazione rivolto alla comunità cristiana in questi tempi difficili».

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro