Rivoluzione di scenari strategici nel caos politico di nuovi amici e nemici

Mica solo la partita Stati Uniti Russia in Ucraina o la scusa Taiwan per il primato economico mondiale tra Usa e Cina. Le forzature Nato in Europa e la reazione isterica di Putin stanno sconvolgendo in mondo come dopo la seconda guerra mondiale. Tutti senza l’ombrello delle ideologie a semplificare la sempre difficile scelte degli amici. Democrazie pure o illiberali, dittature o semplici, populismi a destra o a sinistra, mille diverse gradazione di manipolazione che si mischiamo e si confondono.

Scenari assaggio di ben altri approfondimenti necessari

Lo scoppio della guerra in Ucraina, l’acuirsi della crisi coreana e la crescente ascesa della Cina, soltanto per citare gli eventi più emblematici che hanno caratterizzato il 2022, hanno creato le condizioni ideali per mettere alla prova a dare spazio a nuovi soggetti desiderosi di affermarsi nella comunità internazionale.

  • UCAINA – POLONIA. Di facile e immediata citazione, oltre l’Ucraina il cui peggio di ieri aspetta solo la fine della sua resistenza eroica per riemergere, soprattutto il caso della Polonia, già ‘tra i ‘cattivi’ del Gruppo di Visegrad, diventata ora baluardo occidentale nel conflitto ucraino in chiave anti russa, come segnala Federico Giuliani su InsideOver.
  • TURCHIA. O l’ambiguità strategica della Turchia, a mercato aperto, col presidente Erdogan abile a giocare su più tavoli: far parte della Nato e assieme porsi come moderatore diplomatico tra Putin e Zelensky. Problema aperto per Ankara, quello di monetizzare più e meglio certi successi diplomatici in potere reale e di solidità economica interna decisamente precaria.
  • MEDIO ORIENTE. In Medio Oriente l’elenco dei Paesi ambiziosi di maggior ruolo internazionale diventa lungo. Come assaggio, Saudita, del Qatar ed Emirati Arabi, che stanno cercando di non rimane prigionieri di petrolio e gas, e di regolare le loro alleanze secondo l’antica regola orientale del guadagno, evitando di schierarsi nella nuova Guerra Fredda 2.0.
  • INDIA E ASIA. Come l’India, neo presidente del Consiglio del G20, a rappresentare quell’alternativa alla Cina profetizzata dagli analisti occidentali sin dagli anni Duemila. Sempre in Asia, massima attenzione all’Indonesia, fresca di slancio in seguito al G20 di Bali, e alla Corea del Sud, che sta chiudendo affari d’oro vendendo armamenti alla Polonia e mantenendo un complicato equilibrio tra la Cina e gli Stati Uniti.

Polonia superpotenza

«L’esercito polacco deve essere così potente da non dover combattere solo per la sua forza», ha tuonato il primo ministro Mateusz Morawiecki alla vigilia del giorno dell’indipendenza della Polonia. Politico Usa «Varsavia ha quello che è probabilmente il miglior esercito d’Europa. E diventerà solo più forte». «La Polonia è diventata il nostro partner più importante nell’Europa continentale», dichiarano gli esponenti dell’esercito americano in Europa.

Pochi soldi tante armi

Il governo polacco aumenterà la spesa per la difesa, dal 2,4% del prodotto interno lordo al 5%. Forse solo Stato al mondo ad arrivare a tanto. Già adesso la Polonia ha più carri armati e obici della Germania, e presto un esercito molto più grande, con 300.000 soldati entro il 2035, rispetto agli attuali 170.000 effettivi della Germania.

Polonia americana e coreana

La Polonia ha firmato un accordo da 4,9 miliardi di euro per 250 carri armati Abrams dagli Stati Uniti. La sua forza aerea è fatta con F-16 statunitensi e nel 2020 Varsavia ha firmato un accordo da 4,6 miliardi di dollari per 32 caccia F-35. Poi la Corea del Sud, armi per un valore tra 10 e 12 miliardi di dollari.

Risvegli inattesi

Arabia Saudita e India, tradizionali partner americani, hanno recentemente rivisto i loro legami con gli Stati Uniti. I sauditi, ha sottolineato il Financial Times, hanno iniziato ad avvicinarsi ai Paesi Brics. Nel frattempo gli indiani hanno sviluppato un sano appetito per il petrolio russo scontato, anche se a settembre Narendra Modi ha rimproverato Vladimir Putin per aver lanciato la guerra.

Le medie potenze diffidano delle grandi

Di fatto la guerra in Ucraina ha ridato attenzione e fiato politico alle medie potenze come forza indispensabile per ridisegnare i rapporti internazionali. Nel bene e nel male, e nella confusione, ha però ammonito il Financial Times.

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