Montenegro, fine dell’era Đjukanovic, l’economista Milatovic nuovo presidente

Il presidente uscente Milo Đjukanovic, il politico più potente del paese negli ultimi trent’anni, è stato sconfitto dall’ex ministro dell’Economia Jakov Milatovic. Il neo presidente ha 36 anni ed è stato espresso dal partito centrista ed europeista Europa adesso! (Evropa sad!). In campagna elettorale aveva promesso di impegnarsi nella lotta alla corruzione, ma soprattutto di rafforzare i rapporti con la Serbia (da cui il Montenegro ottenne l’indipendenza nel 2006) e di far entrare il paese nell’Unione Europea entro la fine del suo mandato quinquennale.
Đjukanovic (leggi Giucanovic), 61 anni, è il leader del Partito Democratico dei Socialisti (DPS) ed è stato presidente fra il 1998 e il 2003 e poi di nuovo dal 2018, nonché primo ministro per vari mandati fra il 1991 e il 2016.

Nuovo presidente per dire basta Đjukanovic

Jakov Milatovic, 36 anni, economista è un neofita della politica, candidato quasi d’azzardo per portare aria nuova nel piccolo e instabile Paese balcanico. Ieri la vittoria più importante, mettendo fuori dai giochi il presidente uscente Milo Đjukanovic, 61 anni, veterano della politica montenegrina da lui dominata per oltre trent’anni sia da presidente (due mandati) che da capo del governo (sette volte). Una svolta quando i primi dati assegnano percentuali intorno al 60% a Milatovic, attesa che la commissione elettorale diffonda i dati definitivi e ufficiali ma l’avversario ha già ammesso la sconfitta.

Milatovic era appoggiato da tutti gli altri cinque candidati in lizza al primo turno delle presidenziali il 19 marzo scorso, schierati in blocco contro Đjukanovic.

Fine di un potere molto discusso

La fine dell’era Đjukanovic non è arrivata all’improvviso. Il suo ‘Partito democratico dei socialisti’ (Dps) era stato sconfitto nelle ultime elezioni dell’agosto 2020 finendo all’opposizione per la prima volta negli ultimi trent’anni. Così Milo, di fatto il ‘padre padrone‘ del Montenegro nella sua ufficialità e nei suoi lati oscuri, ha perso il suo ruolo di protagonista nel bene e nel male di tutti i principali eventi che hanno segnato la storia recente del piccolo Paese ex jugoslavo.

Autocrate alla Milosevic

Nel duello televisivo a chiusura della campagna elettorale, Milatovic aveva definito Đjukanovic ‘l’ultimo dittatore europeo’, accusandolo di aver contribuito al dilagare di corruzione e criminalità. ‘Mandare in pensione Djukanovic’ la parola d’ordine. Milatovic è deciso a rappresentare le molte spinte al cambiamento fino a ieri schiacciate da stantie e ‘clanistiche’ logiche di potere. Il piccolo Paese balcanico, indipendente dal 2006, membro simbolico della Nato dal 2017, è impegnato da un decennio nel negoziato di adesione all’Unione europea. Processo lento che negli ultimi due anni ha subito una brusca frenata, con l’emergere di una forte instabilità politica, governi deboli e ribaltoni parlamentari.

Montenegro-Serbia

Con Milatovic alla presidenza ci si aspetta anche un miglioramento dei rapporti tra Montenegro e Serbia, vista la sua posizione molto più morbida nei confronti di Belgrado. Un tema questo molto sensibile per il Montenegro, dove un terzo circa della popolazione, tutti cugini slavi di stretta parentela, è di origine serba.

 

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AVEVAMO DETTO

Piccolo Montenegro, grosse contraddizioni, l’eterno Ðjukanovic

 

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