I falsi brogli elettorali sbandierati da Trump, e la tv fiancheggiatrice si arrende

Fox tv di Murdoch pagherà 787,5 milioni di dollari, dopo aver ammesso di detto bugie sulla società Dominion che aveva elaborato e gestito il voto elettronico che aveva bocciato Trump. Le teorie della cospirazione sulle elezioni del 2020 truccate cavalcate da Fox che, in onda, ha definito più volte truccati a favore di Joe Biden i dispositivi di voto di Dominion. Bugie confesse alla vigilia del processo che poteva costare 1,6 miliardi se non peggio. Accordo e metà prezzo e condanna formale evitata. Quella politica e giornalistica per Trump e la tv del Padrone, no.

Actual malice, effettiva premeditazione

«Actual malice, effettiva premeditazione, nel linguaggio con cui la Corte suprema degli Stati uniti fissò il concetto di diffamazione», sottolinea Luca Celada sul Manifesto. Ma l’ammiraglia della destra televisiva americana evita la condanna patteggiando per una quantità di milioni di dollari, ammettendo di fatto di aver mentito sapendo di mentire, accusando un costruttore di computer contavoti. In ballo 1,6 miliardi, 1.600 milioni di danni che avrebbero forse fatto chiudere Fox (ne paga metà per evitare una sentenza), «capofila del pervasivo modello di business contemporaneo che prevede di adattare le news agli ascoltatori, la post-verità, su cui Trump ha costruito la campagna per rovesciare le elezioni culminata nel famoso assalto al Campidoglio, e su cui molti social guadagnano miliardi».

La ‘post verità’ tv e social

Le accuse furono parte integrante della ‘Big Lie’, la Grande Bugia promossa da Donald Trump dopo aver perso le elezioni. Trump si è sempre rifiutato di riconoscere il verdetto delle urne, montando da subito una campagna (peraltro ampiamente annunciata nei mesi precedenti alle elezioni) incentrata sul falso complotto delle ‘elezioni rubate’. Una successione di menzogne che hanno fatto imbestialire la base ultra-conservatrice, contribuendo a scagliare le orde del 6 gennaio all’assalto del Campidoglio.

‘Pseudo informazione’

A Evidente la più ampia implicazione sulla responsabilità della ‘pseudo informazione adottata come business model’. Una simbiosi su cui la Fox ha lucrato per decenni ma per cui ora ha dovuto concordare un conto assai salato. Qualche mese fa era quel conto era toccato al podcaster Alex Jones, condannato a risarcire 46 milioni di dollari alle famiglie dei bambini uccisi nella sparatoria alla scuola elementare di Sandy Hook. Per anni Jones aveva sostenuto che la loro morte fosse stata «una montatura escogitata dalla sinistra per far passare leggi anti-armi».

Vigilia processuale critica. Pubblicazione di messaggi fra i conduttori dell’emittente che privatamente deridevano le falsità di Trump e contemporaneamente le amplificavano in onda, invitando i portavoce della ‘Big Lie’ come ospiti fissi dei loro talk show.

Tutto, ma non la condanna penale

La Fox era quindi fortemente motivata ad evitare ulteriori umiliazioni e patteggiare. Già solo le fasi preliminari hanno comunque fortemente leso l’immagine dell’emittente, da anni il megafono mediatico del partito repubblicano e di Trump la cui linea editoriale ha obliterato le distinzioni fra notizie e propaganda (alcuni dei giornalisti, come Sean Hannity, sono stati veri e propri consulenti della Casa bianca di Trump). L’accordo di risarcimento segnala il declino del ‘modello post-news’ e del novantaduenne magnate.

Dopo l’affare Jones e il processo per falso in bilancio che ha costretto lo stesso Trump dietro al banco degli imputati, il processo Fox delinea anche il declino di una generazione di anziani patriarchi dell’infotainment.

Fine di un’epoca e di una generaziopne

Un editoriale di Maureen Dowd sul New York Times ha sottolineato la dimensione shakesperiana della caduta del padre-padrone della Fox e i paralleli fin troppo scontati col magnate televisivo Logan Roy, che gli autori della serie tv ‘Succession’ hanno plasmato proprio su Murdoch. Con possibili facili trasposizioni italiane.

Tags: Fox Tv Trump
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