Ricordate l’Afghanistan? Come prima, più di prima, diverso da prima

Dopo Urss e Usa tocca ora alla Cina invadere il Paese. Per fortuna meglio dei predecessori a leggere il racconto che ne fa Annibale Santi Rossi sul Manifesto. Infrastrutture, tecnologie e senza far rumore. Certo, le donne sono sparite dalle strade, mentre le sanzioni occidentali sono una beffa per i più poveri.

Mentre nasce una superstrada a 5 mila metri d’altitudine per avvicinare gli interessi di Pechino e quelli dei Talebani

Il Wakhan il corridio che conduce al passo di Whakhjir Afghanista-Cina

La terza occupazione dell’Afghanistan

«Dalle strade le donne sono sparite; i talebani, che avevano promesso di rispettarne i diritti, hanno dato un nuovo giro di vite. Le afghane non possono più frequentare le scuole, né uscire da sole; non hanno luoghi d’incontro. Si tratta della forma di apartheid di genere più dura della storia recente».

Racconto dell’esploratore

L’imposizione della sharia versione pashtun è stata graduale, spiega l’esploratore tra gli alieni del centrasia ereditati delle due precedenti invasioni. «Dalle strade son sparite le raffigurazioni d’esseri viventi; le pubblicità sono rare e riportano oggetti, disegni astratti e caratteri cubitali». Sola eccezione di immediata portata politica, una gigantografia che all’aeroporto di Kabul celebra l’amicizia tra Afghanistan e Cina. La bandiera nazionale, sappiamo è la prima sutra coranica su sfondo bianco.

Il mullah e il clan

La cronaca di Santi Rossi è dettagliata. La maggioranza dei ‘turbanti neri’ non conosce l’arabo, ha appreso i ‘sutra’ nelle madrase pakistane e assimilato l’arte della strategia. «Il clan ispira il nuovo sistema di potere: un diritto consuetudinario, in cui le decisioni sono prese dai mullah e da un consiglio. Gli editti lasciano spazio all’interpretazione e richiamano il codice tribale Pashtunwali». Una regressione culturale e di vita di secoli.

Moderazioni di facciata

Le punizioni corporali sono applicate raramente, coglie il visitatore attento, e i nuovi taleb non si azzardano ad appendere le mani mozzate ai cavi della luce o a lapidare le donne allo stadio. Ma questo non basta a chi aveva assaggiato altre forme di vita. E l’espatrio è il sogno più diffuso: la carta dell’espatrio, a qualsiasi costo. «tra loro Torpekai Amarkel, reporter radio, perita per ignavia della Guardia di finanza italiana il 26 febbraio 2023 a Cutro, assieme al marito e tre figli».

Il motore del sistema è il mullah

«Una generazione formata nelle madrase in era sovietica. Gente rude, non incline al compromesso, cresciuta con il kalashnikov a spalla». Moralità ossessiva con alcune concessioni di interesse. «I taleb non combattono la tecnologia, ma cercano di plasmarla». Negli anni ’90 era vietato anche solo possedere un televisore. Ora i mullah sono peggio di certi politici di casa nostra, costantemente in televisione, ovviamente depurata da critici e da donne.

La modernità nelle armi

«Le truppe scelte sono equipaggiate con gli M16 lasciati dagli occidentali, gli altri imbracciano vecchi Kalashnikov e portano sandali ai piedi». Padroni delle strade di Kabul sono i Pick up con le insegne dell’emirato e a bordo reclute armate gridano slogan antioccidentali, ce ne fosse mai ancora qualcuno nascosto. Beh, sì, il  narratore da cui rubiamo questo ‘remenber’. «Gli informatori sono ovunque e i pochi occidentali sono sottoposti a stretta sorveglianza. Statunitensi e inglesi sono visti malissimo, un po’ meglio gli italiani, considerati poco combattivi durante l’occupazione».

La Cina il solo grande interlocutore

L’emirato, è riconosciuto da Pakistan e Qatar. Ma la Cina che conta. «La Cina è interessata a consolidare influenza e prestigio: in gennaio il portavoce Bilal Kaslimi è divenuto ambasciatore a Pechino». La Cina non si preoccupa di democrazia interna e pensa agli affari. «Xi Jinping persegue obiettivi di penetrazione economica, dotando senza condizioni i partner di infrastrutture e tecnologia».

Il corridoio del nord-est sotto l’ Himalaya

L’Afghanistan possiede un corridoio a nord-est che lo collega con la Cina, il Wakhan che conduce al passo di Whakhjir dove i cinesi stanno pensando di costruire una superstrada a 5 mila metri di altitudine. «La Cina ha un ruolo centrale nella ripresa del paese che, sfiorando il collasso, registra una sostanziale tenuta. I mercati afghani sono inondati dalle merci a basso costo, che ricambia il potente vicino in materie prime: gas e petrolio a nord, rame, oro, uranio, bauxite, carbone, ferro».

Manager cinesi sempre graditi ospiti

Manager cinesi diretti, pragmatici e non fanno domande. «L’economia afghana si è riportata ai livelli pre-emirato e la moneta è tornata stabile. L’Afghanistan sta completando una transizione geopolitica verso la sfera orientale e già si parla di un suo ingresso nella nuova valuta Brics».

Infrastrutture poche e cadenti

«A causa della guerra iniziata nel 1979, la rete stradale è in pessime condizioni e intere regioni sono isolate. E i cinesi realizzano». Dopo Russia e Usa si parla di ‘Terza occupazione’, fortunatamente la meno cruenta. «Il Paese ha dovuto affrontare la più devastante carestia della storia recente e per quanti sono rimasti, le sanzioni hanno rappresentato un’ulteriore beffa».

L’11 settembre americano era saudita

«Generale è l’indignazione per i 7 miliardi di dollari sequestrati dagli Usa e destinati alle vittime dell’11 settembre. Da parte afghana si denuncia il fallimento di vent’anni di occupazione e l’estraneità del paese in un attentato in cui quindici su diciassette dirottatori erano sauditi».

Paese assetato e affamato

I ghiacciai sono ai minimi e la portata dei fiumi si è ridotta di due terzi. «Kabul soffoca: la corrente viene erogata quattro ore al giorno e il rumore del traffico è sopraffatto dal rombo dei generatori, le cui emissioni rendono l’aria irrespirabile. Nelle strade, i bimbi barcollano nella neve con le ciabattine in plastica, i vestiti di cotone. Se la situazione appare migliorata, nella capitale la malnutrizione è diffusa».

Le donne sole, che non possono uscire, mandano i figli alla ricerca di pane. L’emirato ha concesso operatività alle agenzie internazionali, che nei primi mesi hanno rappresentato la speranza per milioni di afghani, ma che hanno dovuto ingoiare molti rospi. Tra cui la sospensione del personale femminile.

 

Articolo precedente

Il giornalismo di Israele ‘prigioniero di guerra’ con poche eccezioni

Articolo successivo

Biden-Netanyahu verso la rottura sull’attacco-massacro a Rafah

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Most Popular

Remocontro