Il grano che manca per sfamare lo sfortunato popolo nord coreano? Lo ha la Russia, che sua volta ha bisogno di munizioni sparate a ritmo forsennato in Ucraina. E l’affare è fatto. Scambio merce. Come spiega dettagliatamente l’informatissimo ‘Nikkei Asia’, il Cremlino ha già fatto partire una gigantesca operazione di export alimentare verso la Corea. Così, la ferrovia tra i due Paesi, che per quasi tre anni e per colpa della pandemia era rimasta praticamente bloccata, ha ripreso a funzionare a pieno regime dall’area di Primorsky Krai.
Dunque, Kim ha chiesto (e offerto) aiuto a Mosca, sfruttando le celebrazioni del 70º anniversario dell’armistizio, che pose fine alla guerra di Corea. Mentre la delegazione cinese era guidata da Li Hongzhong (vice presidente del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo), quella di Mosca è stata addirittura rappresentata dal Ministro della Difesa in persona, Sergei Shoigu. Come riportato dalla stampa nordcoreana, il Ministro ha consegnato a Kim una lettera personale di Putin, «per rafforzare la collaborazione strategica e tattica e la cooperazione tra i due Paesi». Passando poi in rassegna una mostra di armi di ultima generazione, prodotte dall’industria nordcoreana, Shoigu, dopo i complimenti di rito, ha annunciato la volontà del Cremlino di volere stringere un partenariato.
Nell’occasione, Kim ha avuto modo di citare anche l’importante ruolo geopolitico svolto da Pechino. Facendo intendere che la Corea del Nord può essere un utile tassello di sostegno al blocco russo-cinese, nello scacchiere dell’Indo-Pacifico. E non solo. A nessuno è sfuggita la dichiarazione del Ministro della Difesa di Kim, Kang Sun Nam, che pur senza mai citare l’Ucraina, ha indirettamente dato il suo appoggio a Putin, affermando che «Pyongyang sostiene pienamente la battaglia per la giustizia della Russia e la protezione della sua sovranità». E quasi a sottolineare le possibili forme di ‘collaborazione’ tra i due eserciti, davanti a Shoigu sono stati fatti sfilare gli ultimi tipi di missili balistici, a corto raggio (tipo Iskander) e intercontinentali, ‘Made in North Korea’. Così, l’Intelligence occidentale ha potuto notare anche una nuova classe di droni, presumibilmente da attacco e da lunga distanza.
A suggellare le celebrazioni (e a mostrare gli ultimi prodotti della tecnologia bellica nordcoreana) è poi arrivata un’imponente parata militare notturna. Con Kim Jong Un tra Shoigu e il cinese Li per la foto ricordo, mentre sullo sfondo campeggiava un enorme cartello con lo slogan: «Resistere agli aggressori statunitensi».
Fonti giapponesi riferiscono di un Dipartimento di Stato americano «incredibilmente preoccupato per i legami che si sono stabiliti tra Mosca e Pyongyang». Gli Usa accusano i russi di esaltare (e approvare), il lavoro di ricerca e realizzazione, da parte dei nordcoreani, di armi e apparati vietati dalle risoluzioni dell’Onu. Non solo, ma secondo Washington, Kim continua a spedire verso Mosca armi di tutti i tipi (compresi razzi e missili), che poi vengono usate contro gli ucraini. Va anche detto che la politica di progressiva ‘globalizzazione’ del ruolo della Nato, voluta a tutti i costi dalla Casa Bianca, non ha certo giovato ad ammorbidire le tensioni nell’Indo-Pacifico. Se l’Europa, ormai fin troppo chiaramente, nei documenti ufficiali, valuta la Cina (e il contorno) come l’avversario strategico, è logico che ne sia ricambiata con la stessa moneta. E che l’Oriente ‘occidentalizzato‘, a sua volta, prenda posizione nel Vecchio continente
Giappone e Corea del Sud ormai partecipano regolarmente ai vertici dell’Alleanza atlantica. E se l’Aukus mette assieme Paesi lontanissimi, come Regno Unito, Australia e Usa, non c’è poi tanto da meravigliarsi se Seul (con una triangolazione, per salvare la faccia) vende munizioni a Kiev. Cioè, vende 100 mila proiettili d’artiglieria da 155 mm. agli americani, che poi, con una partita di giro, li fanno arrivare in Ucraina. I russi lo sanno. Come sanno che le coordinate, per colpire i bersagli giusti, arrivano agli artiglieri di Kiev anche grazie al ‘sigint’ occidentale.
Il problema è che, mano a mano che la guerra va avanti senza soluzione, l’escalation della ‘cobelligeranza’ di Paesi esterni continuerà. C’è una linea rossa? Senz’altro. E dopo? Non si sa. Potrebbe succedere di tutto.