La Casa Bianca si sta battendo, per cercare di alleggerire ‘i prezzi esorbitanti’, come spiega la stampa Usa, che gravano in particolare su anziani e disabili. Le prescrizioni nel mirino federale riguardano ‘Medicare’, l’assicurazione sanitaria per gli ultrasessantacinquenni e per i giovani portatori di patologie invalidanti. Come scrive il Washington Post, aprendo la sua edizione on-line, vista l’enorme rilevanza sociale della notizia, «i primi tre dei 10 farmaci nell’elenco ampiamente atteso, includono Eliquis, un anticoagulante; Jardiance, che tratta il diabete e l’insufficienza cardiaca; e Xarelto, un altro anticoagulante. Nell’ultimo anno, solo questa triade di prescrizioni è costata a Medicare – aggiunge sempre il WP – rispettivamente 16 miliardi di dollari, 7 miliardi e 6 miliardi».
La lista dell’autorevole giornale americano viene poi così completata: «Il resto dell’elenco è composto da Januvia, Farxiga e NoboLog, farmaci che trattano il diabete; Entresto, per l’insufficienza cardiaca; e Imbruvica, per i tumori del sangue. Per avere un’idea della montagna di dollari che Biden sta cercando di scalare o, meglio, di far risparmiare ai malati americani più fragili, occorre rifarsi alle statistiche dell’HHS, il Dipartimento della Salute degli Stati Uniti».
Sono circa 9 milioni i cittadini iscritti a ‘Medicare’, che l’anno scorso sono stati costretti a ricorrere a uno dei 10 farmaci, messi sotto i riflettori dalla Casa Bianca. Naturalmente, i costi di compartecipazione alle spese variano: si va dai 121 dollari l’anno per il NovoLog contro il diabete, ai 5.247 dollari per l’antitumorale Imbruvica. In totale, tolta la percentuale di copertura garantita dallo Stato, gli assicurati con Medicare hanno dovuto pagare di tasca propria farmaci per un importo pari a 3,4 miliardi di dollari.
Ovviamente, di fronte alla dura presa di posizione del Presidente, tutto il mondo delle società farmaceutiche Usa è già sul piede di guerra. Sostengono che «limitare i loro potenziali guadagni, erode la possibilità di reinvestire in ricerca e sviluppo». Un mantra stagionato, che viene ripetuto ciclicamente per difendere delle posizioni che, viste con obiettività dall’esterno, se non sono monopolistiche puzzano almeno di ‘cartello’.
Biden ha un sogno e l’ha detto anche chiaramente: dare una bella scrollata a ‘Big Pharma’, promuovere la sua immagine di Presidente vicino ai cittadini ed evitare che la Sanità, come già avviene stabilmente in Europa, non sia un ‘servizio’ ma, peggio, un’opportunità che una certa politica talvolta coglie al volo. Ma anche un Presidente degli Stati Uniti non è detto che abbia la forza sufficiente per sfidare un «big industrial poweR. Riflette, a questo proposito, il Washington Post: «Dopo la rara perdita dello scorso anno (l’Inflation Reduction Act, n.d.r.), l’industria e i suoi alleati commerciali si sono rivolti ai tribunali, con otto casi che potrebbero richiedere anni per essere risolti e che, in definitiva, potrebbero finire davanti alla Corte Suprema». E qui entra in gioco la burocrazia, un braccio di ferro fatto di ripicche, contro-ripicche e carte bollate, alquanto farraginoso.
Dunque, i produttori dei farmaci selezionati dovranno interfacciarsi con i ‘Center for Medicare and Medicaid Services’ governativi. A questi terminali forniranno i dati essenziali sulla molecola proposta, riguardanti i costi di ricerca, sviluppo e produzione. Se le aziende non accetteranno di negoziare, dovranno ritirarsi dai programmi di assicurazione sanitaria governativi. Lo stesso accadrà se rifiuteranno di contrattare quello che tecnicamente viene definito «un prezzo massimo equo». A complicare codesto zibaldone, intervengono clausole accessorie sulla concorrenza, sulla genericità dei farmaci e su quelli biosimilari. Inoltre, il vero collo di bottiglia di tutto il processo di ‘aggiustamento’ delle prescrizioni salvavita è uno solo: la selezione delle medicine da far diventare accessibili a tutti.
«Un massimo di 30-40 etichette in due anni». Poco, specie quando si era partiti ad esaminare ben 7.500 farmaci, che a questo punto, continueranno a essere venduti a peso d’oro. Eppure Biden ci crede.
«Non c’è motivo per cui gli americani dovrebbero essere costretti a pagare più di qualsiasi altra nazione sviluppata – ha dichiarato – per prescrizioni salvavita, solo per riempire le tasche di Big Pharma». Nessuno dei leader europei ha mai avuto il coraggio di parlare così di certi padroni del vapore.