Nello scontro tra Occidente e Russia il sud del mondo che si astiene

Il mondo degli ‘Astenuti’, di quelle trentina di Paesi ‘non allineati’ che ormai in ripetute occasioni, Onu, o G20 che sia, rifiutano di votare ogni mozione di censura nei confronti della Russia che ha attaccato l’Ucraina. Tra loro i Paesi più popolosi al mondo, e anche i più ricchi di risorse naturali, anche se non di benessere per le loro popolazioni. Tutti amici di Putin aggressore, e senza qualche ragione dalla loro parte?
Strabismo geopolitico. Equidistanza e i No sottintesi. Tra potenza e prepotenza. Schierati con la forza e le ‘sanzioni ‘di rimbalzo’. L’Est e Sud globale stufo dell’occidente americano-europeo.

Strabismo geopolitico

«Sulla guerra in Ucraina l’Occidente sta facendo un errore formidabile: tratta i Paesi che non condannano apertamente la Russia per la sua invasione, come se fossero tutti amici di Putin. Quasi una forma di ‘diktat’, che non tiene conto delle complesse specificità che caratterizzano la geopolitica contemporanea. Il risultato, finora, in molte circostanze, è stato esattamente l’opposto di ciò che i grandi ‘strateghi’ statunitensi ed europei si sarebbero aspettati».

Equidistanza e i No sottintesi

Molte nazioni del blocco asiatico, dell’Africa e alcune dell’America Latina, formalmente hanno assunto posizioni di equidistanza, che nei fatti, però, sono più vicine a quelle di Mosca. Nei giorni scorsi, abbiamo avuto due test che provano la concretezza di questa ipotesi. Al G20 dei Ministri delle Finanze di Bengalore (India), non si è riusciti a mettersi d’accordo per elaborare un genuino documento finale, di sintesi dei lavori. Motivo? L’introduzione di una formale condanna della Russia, alla quale, però, alcuni Paesi sono stati contrari. È vero che, quasi contemporaneamente, l’Assemblea delle Nazioni Unite ha votato una risoluzione che riproponeva la stessa condanna e chiedeva il ritiro delle truppe di Putin, ma senza raccogliere un consenso schiacciante. Anzi. Tra i 7 contrari e i 32 astenuti, ci sono stati (oltre ovviamente alla Russia), nell’ordine, grossissimi calibri come Cina e India, potenze come Pakistan e Sudafrica, tutta l’Asia centrale e i tre quarti del Continente nero.

Analisi comparativa

E siccome l’analisi comparativa, la ‘tara’ insomma, va fatta non sul numero dei Paesi, ma sulla quantità di popolazione che rappresentano, allora bisogna dire che circa 4 miliardi di persone non hanno votato contro la Russia. Eppure le colpe di Putin sono evidenti. Si tratta, dunque, di sforzarsi di capire la logica, con la quale i cosiddetti ‘non allineati’ filtrano le attuali relazioni internazionali. Un punto di vista illuminante, in questo senso, ci viene da una rivista prestigiosa come “Asia Times”, che dedica un lungo report a quello che dev’essere uno dei problemi del momento tra le nazioni in via di sviluppo. «Il sud del mondo resiste alle pressioni per schierarsi con l’Occidente contro la Russia» è il titolo col quale Vijai Prashad spiega che l’Europa e gli Stati Uniti ignorano gli appelli di Africa, America Latina e Asia per trovare una soluzione che metta fine alla guerra in Ucraina.

Tra potenza e prepotenza

E cita l’esempio del G20 di Bangalore, «dove il Segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen è arrivata con solo due richieste: condannare la Russia e adottare subito sanzioni economiche». La verità è che gli interessi strategici dell’Occidente, almeno in questa fase, sembrano divergere, significativamente, da quelli dei ‘Newly developing countries’. I colossi ‘non allineati’, come India, Brasile, Pakistan, Sudafrica, hanno bisogno di tassi di sviluppo accelerati, che tengano il passo con la crescita demografica. La guerra in Ucraina, le sanzioni economiche alla Russia, le tensioni con la Cina, l’interruzione della catena di approvvigionamento, l’incipiente “deglobalizzazione”, sono tutti fattori fortemente negativi per i sistemi sociali e produttivi dei “non allineati”.

Schierati con la forza e ‘sanzioni di rimbalzo’

L’errore più grande che può fare l’Occidente, giusto in questa delicata fase di transizione, sostiene Asia Times, è quello di ‘allinearli’ con la forza, utilizzando «sanzioni di rimbalzo», punire chi non boicotta Mosca anche se a suo danno. L’insoddisfazione delle nazioni del Terzo mondo, per come viene gestita la guerra in Ucraina, è provata anche dalle prese di posizione emerse durante la Conferenza per la sicurezza di Monaco. Fin qui poco reclamizzate.

Conferenza di Monaco, la voci inascoltate

Il Ministro degli Esteri del Brasile, Mauro Vieira, ha detto che bisogna creare le condizioni per la pace e che non si può continuare a parlare solo di guerra. Il vice presidente della Colombia, Francia Marquez, sulla stessa linea, ha aggiunto che, alla fine, non ci saranno vincitori e che perderemo tutti. Contro la proliferazione delle armi si è schierato anche il Primo ministro della Namibia, Kuugongelwa-Amadhila, che ha invitato i potenti della Terra a impiegare risorse per alleviare il dolore e non per provocarlo.

Est e Sud globale stufi dell’occidente americano-europeo

Può sembrare strano, ma a volte le previsioni geopolitiche più efficaci sono quelle che partono dagli uffici studi di istituzioni finanziarie. Nel caso specifico, il Credit Suisse profetizza: «L’Occidente globale si è allontanato dall’Est globale (Russia, Cina e alleati) in termini di interessi strategici fondamentali, mentre il Sud del mondo si sta riorganizzando per perseguire i propri interessi». Stufi di essere spinti dall’Occidente o che vedano opportunità economiche nelle loro relazioni con la Russia, sempre più Paesi in africa, Asia e America Latina hanno evitato la pressione proveniente da Washington per rompere i legami con Mosca.

È proprio questo rifiuto che ha spinto Macron a dichiarare «di essere scioccato dalla perdita di credibilità di Stati Uniti ed Europa nel sud del mondo».

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