Inflazione bomba sull’Europa minaccia l’Occidente. Italia +3 punti in un solo mese

Inflazione da paura che morde le tasche degli italiani e di tutti i cittadini europei. Dati Istat, prezzi al consumo è volati da +8,9% a 11,9% – il livello più alto dal marzo 1984, con un aumento congiunturale su settembre del 3,5%. Ma non è solo una infezione di casa. Tutta Europa colpita, ma da dove arriva il virus di questa nuova pandemia?
La Germania che corre da sola a salvarsi l’economia con 200 miliardi di aiuti in casa e il commercio con la Cina. L’America che di miliardi anti inflazione ne investe 437 mascherando gli aiuti di Stato col sostegno all’energia pulita e dà un colpo mortale a molti settori economici dell’Unione europea.
Francia e Germania hanno suonato l’allarme. Ora la creazione di una “task force” per litigare con l’Amministrazione Biden, ma un conflitto davanti all’Organizzazione mondiale del commercio non è escluso.

Guerra all’inflazione sul Fronte Occidentale

Recessione e inflazioni incombono sul pianeta, e siamo quasi al ‘si salvi chi può’. Nel senso che ognuno cerca di salvare se stesso anche a danno dell’altro. Dalla pandemia Covid all’attuale crisi economica da guerra energetica, quasi tutti i capisaldi unitari occidentali stanno sgretolandosi. L’Unione europea sempre più divisa che deve contrattare ogni provvedimento anche piccolo e che arriva sempre in ritardo. O la Banca centrale Europea, stessa malattia. O l’America di Biden che fa la guerra alla Russia in terra europea ed esporta armi all’Ucraina e inflazione al resto del continente economico. ‘Il Foglio’, certo non sospettabile di anti americanismo pone la domanda chiave:

«L’Inflation Reduction Act di Joe Biden spezzerà l’unità occidentale che negli ultimi otto mesi ha retto alla guerra di Vladimir Putin in Ucraina?».

Esplode la crisi italiana

Il dato arrivato ieri sull’inflazione italiana, passata, in un mese, dall’8,9% a un astronomico 11,9%, fa semplicemente raggelare il sangue. D’altro canto, prima o poi, i nodi dovevano venire al pettine. E per completare un quadro inquietante, aggiungiamoci l’indicatore del Prodotto interno lordo, che nel 3º trimestre, per l’Italia, è diminuito di uno 0,2%, disegnando una sicura prospettiva di recessione per i mesi a venire. Insomma, è come se un esercito invisibile ci avesse chiusi in una “sacca”, con una manovra a tenaglia, dove i due bracci che ci stringono sono rappresentati da inflazione e recessione. Certo, tre punti di inflazione in un mese sono un’enormità, quasi un record per una moderna democrazia industriale. Ma l’Italia ha molti peccati da farsi perdonare e l’economia e la finanza non fanno sconti, a nessuno.

I peccati da farsi perdonare

L’analisi della struttura inflazionistica, ci dice che i settori che hanno pesato di più sono stati quelli del “carrello della spesa” al +12,7%, con gli alimentari al 13,1%. Ma la botta più clamorosa arriva dalla crescita esponenziale dei prezzi delle abitazioni e degli affitti, dei carburanti, dell’acqua e dell’elettricità, con un complessivo, +58,8%. Il problema vero, come abbiamo scritto più volte, è che la politica monetaria della Banca centrale europea è diventata un ombrello che non può riparare tutti. I Paesi dell’Eurozona hanno specificità diverse, così a Francoforte devono mediare tra esigenze che talvolta sono in palese contraddizione. L’ultimo rialzo dei tassi d’interesse sui rifinanziamenti, giunti al 2%, è un segnale preciso: l’istituto di emissione europeo andrà avanti e continuerà a stringere i cordoni della borsa. Anche se i commenti di Christine Lagarde che hanno accompagnato il rialzo dei tassi sono stati “possibilisti”. Nel senso che la BCE si muoverà a vista, senza perdere d’occhio l’inflazione, ma anche tenendo nella dovuta considerazione il peso dell’incipiente recessione.

Contagio inflazione in Europa

Su questa strategia “step by step”, passo dopo passo, influiscono, senz’altro, le diversità economiche dei vari Paesi colpiti dalla crisi. Ecco che, ancora una volta, la Germania si “smarca” e, senza aspettare le mosse di Bruxelles e di Francoforte, programma il suo auto-salvataggio economico. Scholz si sta muovendo sulla lama di un coltello, in patria e all’estero, perché le sue scelte non sono tutte propriamente inquadrabili nell’etica ambientalista o in quella comunitaria. Ma bada al sodo. Dopo i 200 miliardi spacciati per “sussidi sociali” ma in effetti diventati aiuti di Stato alle imprese tedesche, il Cancelliere cerca di tenere a galla il primato produttivo di Berlino sul resto del Vecchio continente, costi quel che costi.

Germania e Francia meglio

Ieri il Wall Street Journal rilevava come la Germania, nel 3º trimestre del 2022, anziché andare sotto è riuscita a raggranellare un piccolo balzo del Pil (intorno allo 0,3%). Un dato che serve a rimandare la recessione di altri tre mesi e ad alimentare le aspettative di quella parte di imprenditori che si aspetta almeno un piccolo incremento della domanda. Tutto questo, è bene ribadirlo, a fronte di previsioni che anche per la Germania sono catastrofiche. Anche se l’inflazione ha cominciato a rallentare e non è andata oltre il 10,4%.
Rialzo dei prezzi consistente anche sotto la Torre Eiffel, dato che Macron si augurava qualcosina meglio. Tuttavia, va detto che il dato francese è uno dei migliori (+ 6,2%), vista la bassa base di partenza della crescita dei prezzi in Francia (era il 5,6%).

Un 2023 di incertezze e rinunce

Se all’analisi fatta finora, però aggiungiamo anche un “country report” sul Regno Unito, sottolineando tutti gli attuali indicatori negativi del suo sistema economico, allora avremo un quadro d’insieme poco incoraggiante: le quattro principali potenze del Vecchio continente, tre dell’Eurozona e la quarta uscita dall’Unione solo da qualche anno, corrono (anzi, arrancano) verso un 2023 fatto di incertezze e di rinunce.

Catastrofisti ed ottimisti

Alcuni analisti, anche di prestigio, come quelli del Fondo monetario internazionale e della Banca centrale europea, hanno un tantino smorzato il loro pessimismo. Dicendo che la recessione forse sarà più blanda del previsto. Altri esperti, che sono in trincea tutti i giorni, come quelli di Deutsche Bank AG, invece sostengono che il prossimo anno ci sarà una flessione economica globale molto profonda e che la stessa Germania vedrà la sua produzione industriale crollare di almeno 3 punti e mezzo. Anche l’Italia vedrà il suo Pil crollare e tutte le prospettive di ripresa rimandate al 2024.

A meno che non cambi qualcosa improvvisamente e non accadano eventi tali da risvegliare mercati e coscienze. Come un cessate il fuoco in Ucraina, che sarebbe una manovra monetaria vincente, più di quella che potrebbero fare tutte le banche centrali messe assieme.

Tags: inflazione
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