Londra nei guai economici dà la caccia a Boris Johnson colpevole di Brexit a colpi di Covid

Gran Bretagna in grande sofferenza economica da Brexit sembra inseguire vendetta contro il principale fautore di quella scelta rivelatasi sciagurata. A 10 mesi dalle dimissioni dell’estroso ed esagerato premier, il Times rivela che il ‘Cabinet Office’, ha segnalato alla polizia potenziali violazioni delle regole anti Covid a Downing Street durante la pandemia.
Accade mentre il Paese passa dal virus all’escalantion dei prezzi sofferenze e rabbie. Conti da saldare nel partito conservatore britannico, più simili ad una faida interna che a una riflessione politica.

Riecco Boss Boris

Come una coda dell’anno horribilis, il 2022, torna sulle prime pagine degli austeri giornali inglesi il faccione di Boris Johnson. Rivelazioni Times. Pare che Lady Hallett, Presidente della Commissione d’inchiesta sul Covid, accusi Johnson di non avere messo a disposizione tutti i documenti sulla pandemia richiesti. Materiale indispensabile, per definire le responsabilità dei singoli e, soprattutto, del governo.

Solo vendetta, ribatte Boris

L’ex premier risponde, quasi stizzito, di avere spedito alle autorità “ben 5 mila documenti e 300 e-mail”, accusando indirettamente l’attuale governo e premier di volerlo colpire per vendetta personale. lo fa capire il Segretario alla Giustizia, Alex Chalk, smentendo il coinvolgimento di ministri dell’attuale governo «nell’eventuale segnalazione (fatta alla polizia) del blocco dei documenti».

Partito conservatore allo sbando

Il premier, Rishi Sunak, forse estraneo, ma è comunque faida interna al partito di governo, dopo che la stessa formazione politica è stata squassata da più bufere. Il ‘Partygate’ che ha portato alle dimissioni di Johnson, la catastrofe finanziaria (ai limiti del default) patita sotto Liz Truss, e la batosta elettorale subita da Sunak alle recenti Amministrative.

Ennesima puntata del feuilleton politico britannico, resta la realtà di un Paese dove l’economia e le finanze pubbliche cominciano a comportarsi in modo schizoide.

Paese ad alta instabilità.

La fragilità attuale della governance del Regno Unito, ha una sua dimensione speculare nei sussulti del suo apparato produttivo e del suo mercato interno, dove il costo dei prodotti alimentari è aumentato in un anno del 18%. Il Fondo monetario internazionale ha predetto per il Regno Unito una crescita del Pil dello 0,4% nel 2023. Certo, meglio della recessione. Ma un dato misero che, messo a confronto con una pervicace inflazione, scesa fino all’8,7% ma ancora radicata, costringerà la Bank of England a continuare ad alzare i tassi, almeno fino alla fine dell’anno.

Debito pubblico a crescere

Tassi sostenuti (intorno al 5,25%) vorrà dire interessi maggiori da pagare sul debito pubblico. Quindi più tasse o meno spesa sociale? La risposta sembrano averla già data gli elettori, quando hanno rilanciato, significativamente, il ruolo del Labour. Anche perché, a leggere bene i dati disaggregati sull’inflazione, si vede subito che il costo dell’attuale congiuntura internazionale viene pagato, soprattutto, dalle classi più popolari.

Quindi, l’inflazione inglese è diminuita, ma molto meno del previsto (si pensava che potesse arrivare all’8,2%), e grazie soprattutto al crollo dei prezzi all’ingrosso dell’energia.

Più Europa è meglio

Secondo l’Economist, la ripresa post-covid ha anche portato il beneficio di rapporti commerciali più intensi con l’Europa. E l’accordo sull’Irlanda del Nord ha fatto il resto, anche se c’è ancora molta strada da fare. Comunque sia, per il Regno Unito la scelta Brexit, al netto di costi e ricavi, è stata perdente. Con una situazione finanziaria di questo tipo, cosa accade sul terreno squisitamente politico?

Lotteria partiti

I Conservatori sono spacciati. E a meno di clamorosi ribaltoni, i Laburisti di Starmer possono già rimboccarsi le maniche e pensare a come ricostruire il Paese, dopo un interregno johnsoniano caratterizzato più da crisi e scandali che da riforme e crescita reale. Fino all’attuale rissa in famiglia, che per Boris è solo una ‘caccia alle streghe’ contro di lui.

Proprio lui, l’unico che si ritiene in grado di resuscitare i Tories. Dopo averli ammazzati.

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