Droni iraniani fabbricati a Mosca in cambio dei super caccia SU-35 a Teheran

Come hanno rivelato funzionari dei servizi segreti occidentali, Russia e Iran avrebbero siglato un accordo per realizzare, a est di Mosca, un grande impianto per la produzione di droni kamikaze. La notizia, pubblicata in prima pagina e in esclusiva dal Wall Street Journal, rivela che i piani studiati dai tecnici di Putin e da quelli degli ayatollah, prevedono la fabbricazione di circa 6 mila droni di ultima generazione.
Ma c’è anche qualcosa di più dirompente a livello strategico regionale. 24 super caccia Sukhoi-35 all’aviazione iraniana, in grado di dire basta al predominio aereo mediorientale israeliano incontrastato.

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Russia-Iran super nemici Usa alleati per forza

Gli sviluppi della collaborazione russo-iraniana nel settore degli armamenti è, indubbiamente, una pessima notizia per l’Ucraina e i suoi alleati. A cominciare proprio dagli Stati Uniti, che finora hanno cercato di fare il possibile per evitare quello che appare come un patto di ferro che, di fatto, almeno nell’immediato, rafforza sia Mosca che Teheran. E inquieta notevolmente anche e soprattutto Israele e l’Arabia Saudita, per le significative ricadute che avrà sulla regione. Ma siccome le cattive notizie non arrivano mai da sole, a completare lo scenario da noi prefigurato spunta anche l’articolo, a metà tra il trionfalistico e il minaccioso, pubblicato ieri dal Teheran Times.

Sukhoi-35 russi all’Iran

Il titolo già dice tutto e spiega lo stato dell’arte: “Che effetto ha la ricezione dei caccia Sukhoi-35 sulla potenza aerea iraniana e sulle equazioni regionali?” Dunque, Putin ha concesso agli ayatollah la possibilità di utilizzare uno dei suoi caccia intercettatori, “da superiorità aerea”, più importante. Un avversario durissimo per qualsiasi jet occidentale, anche per quelli di ultima generazione. Si parla, per ora, di uno squadrone di 24 SU-35, che dovrebbero già entrare in linea tra marzo e aprile. La cessione di armamenti di così alto livello tecnologico, fa pensare all’importanza strategica che Putin attribuisce all’alleanza con l’Iran. Una mossa che, naturalmente, fa aumentare il potere contrattuale “diplomatico” di entrambi i Paesi.

Iran potenza strategica regionale

Lo stesso Teheran Times ieri scriveva: “Nella situazione attuale, Paesi come gli Stati Uniti e la troika europea sanno che se l’Iran stabilisce relazioni strategiche con qualsiasi nazione, diventerà forte. Ora l’Iran appare come potenza emergente della regione. Pertanto molti Paesi hanno inserito nella loro agenda l’instaurazione di relazioni strategiche con l’Iran”. L’autorevole quotidiano degli ayatollah prosegue, elaborando il concetto che questo nuovo ruolo di “catalizzatore” della politica estera può funzionare molto bene con i “non allineati”. E questo dà fastidio agli Stati Uniti, “che stanno facendo tutto il possibile per limitare il ruolo dell’Iran”. In realtà, oltre la retorica, i messaggi lanciati dalla teocrazia persiana sono abbastanza chiari e ripetuti nel tempo.

Il trattato sul nucleare civile pendente

Tengono gli Stati Uniti sulla corda (ma anche Israele e l’Arabia Saudita), sull’annosa questione del Trattato nucleare. Giocano come il gatto col topo, perché in effetti l’accordo è stato stracciato da Trump e quindi loro sostengono di essere dalla parte della ragione. Ma questo significa che adesso vogliono “maggiori garanzie”. E intanto prendono tempo e, probabilmente, arricchiscono uranio. Gli israeliani lo sanno e tengono costantemente il dito sul grilletto. Per tale motivo, molti esperti ritengono che il 2023 possa essere l’anno di un’apocalisse bellica, nel Golfo Persico. E per questo gli ayatollah si sono sempre più convinti a saldare i loro destini con quelli della Russia. Colpirli adesso vorrebbe dire moltiplicare alle stelle il pericolo di un conflitto generalizzato. A maggior ragione se, come pare, assieme alle armi di ultima generazione, dalle parti di Teheran arriveranno anche gruppi consistenti di “consulenti militari” russi.

Asse russo-iraniano

In effetti, il tempo pare che stia lavorando a favore di quest’asse russo-iraniano. Più esso si salda e più difficile sarà per l’Occidente usare la forza, senza provocare devastanti danni collaterali. La realtà è che l’Iran, in questa fase, è diventato una sponda indispensabile per aiutare Putin ad aggirare le sanzioni.

Droni kamikaze made in Mosca

Tornando ai droni, pare che la fabbrica congiunta dovrebbe sorgere a Yelobuga, 600 km a est di Mosca. Produrranno una versione aggiornata dello Shahed-136, che è un drone-kamikaze lento e rumoroso (ne sono stati abbattuti 540) e che non ha nemmeno una grande autonomia. Ma la nuova versione promette di essere più difficile da intercettare e, se impiegata con un principio di “saturazione” (cioè numerose unità su un unico obiettivo) potrebbe essere devastante. La fabbrica è inclusa in un interscambio di armi da oltre 1 miliardo di dollari. Secondo i servizi segreti americani, tanto per non farsi mancare niente, Khamenei avrebbe accettato persino di cedere a Putin missili balistici.

I progressi tecnologici di Teheran, secondo il Wall Street Journal, sono anche testimoniati dal fatto che i russi stanno trasferendo in Iran le armi occidentali di ultima generazione catturate in Ucraina. Spetterà agli ingegneri persiani smontarle, studiarle e, se è il caso, copiarle e riprodurle in serie.

Azione e sempre reazione

A mano a mano che gli Stati Uniti fanno le loro scelte strategiche, nel campo delle relazioni internazionali, dall’Ucraina al Medio Oriente, fino al Golfo Persico, cambiano velocemente anche gli scenari geopolitici di queste aree. Si assiste a un fenomeno sempre più accentuato, che salda i diversi punti caldi, in un’unica macro-area di crisi. Così, non può certo sorprendere che si stringano progressivamente i legami militari, oltre che politici e commerciali, tra la Russia e l’Iran.

Tags: Iran Russia
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