«Bezalel Smotrich, Ministro delle Finanze israeliano e sorvegliante de facto dei territori occupati, ha espresso pubblicamente la convinzione che la città di Huwara in Cisgiordania dovrebbe essere ‘spazzata via’ dopo che due coloni vi sono stati uccisi mentre percorrevano in auto la strada principale. Smotrich ha fatto questi commenti pochi giorni dopo che più di 400 coloni, appoggiati dai soldati israeliani, hanno condotto un pogrom su Huwara e il vicino villaggio di Za’atara dando fuoco a case, attività commerciali e veicoli palestinesi e ucciso il 37enne Sameh Aqtesh».
La dichiarazione di Smotrich è stata condannata dai leader dell’opposizione israeliana, dai giornalisti e persino dal Dipartimento di Stato americano, che ha descritto le sue affermazioni come «irresponsabili e ripugnanti», costringendo il suo stesso mentore politico Netanyahu a rimproveralo pubblicamente. ‘Cià cià’ sulle manacce e viaggio premio negli Usa. Che potrebbe rivelarsi un errore politico fatale, rispetto alla concezione della democrazia della vasta e influente comunità ebraica statunitense.
Tra arroganza e stupidità. Da ieri negli Usa per una conferenza sugli Israel Bonds [sottoscrizione statunitense di titoli emessi dallo Stato di Israele] a Washington, con le organizzazioni dell’establishment ebraico americano così come importanti gruppi sionisti liberali sono entrati in azione chiedendo che il Ministro delle Finanze israeliano fosse trattato come ‘persona non grata’. Oltre 120 leader ebrei americani hanno firmato una petizione chiedendo alle comunità ebraiche di boicottare la visita di Smotrich. Sino a chiedere la revoca del visto di Smotrich.
Ma nonostante l’indignazione, Smotrich dovrebbe ancora parlare alla conferenza. Un uomo che si definisce «omofobo fascista e ha una storia documentata di commenti razzisti sui palestinesi, la comunità LGBTQ e altri gruppi, dovrebbe essere categoricamente condannato e vedersi negato l’ingresso negli Stati Uniti». Ma il problema di fondo riguarda anche la faccia più presentabile di Israele. Senza faticare troppo per trovare altri funzionari israeliani che hanno invocato o giustificato retroattivamente massicce violenze contro i palestinesi.
E questo è in parte dovuto al fatto che, a differenza di Smotrich, icona dell’estrema destra fondamentalista ebraica, molti di quei politici provengono in realtà dal centro israeliano e dalla sinistra sionista.
Il reporter israeliano compila un lungo elenco di personaggi, frasi e soprattutto azioni ‘fuori misura’ da parte di personalità certo non paragonabili al laido Smotrich. Benny Gantz, ex capo di Stato Maggiore e poi Ministro della Difesa, a capo dell’Operazione Piombo Fuso che uccise quasi 1.400 palestinesi in tre settimane. Oppure Matan Vilnai del partito laburista, che previde per i palestinesi a Gaza un «olocausto». O Mordechai Gur, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito israeliano diventato Ministro della Difesa, che aveva fatto bombardare quattro villaggi nel sud del Libano «senza autorizzazione e senza fare distinzioni tra civili e combattenti». Via via all’indietro, sino alla Nakba, la pulizia etnica ordinata da David Ben-Gurion. Tutto questo lo denuncia un reporter ebreo, è meglio sottolineare.
E qui Edo Konrad arriva al cuore del problema. Come evitare che l’indignazione selettiva su Smotrich, non cancelli il fatto che essa è il prodotto di un sistema più ampio di espropriazione e sottomissione. «Come Meir Kahane, che è stato trattato come inaccettabile e isolato nella società israeliana e in gran parte della comunità ebraica americana per il suo sfacciato fascismo, Smotrich viene presentato come un paria ma con l’effetto di legittimare l’apparato di apartheid che ha ereditato dai suoi predecessori».
«La stessa elusione si sta operando in luoghi come il Regno Unito, dove il Consiglio dei Deputati degli ebrei britannici, uno dei principali organi della classe dirigente della comunità ha apertamente respinto Smotrich ma continua a incontrare altri estremisti di estrema destra come l’ambasciatrice Tzipi Hotovely o il Ministro degli Affari della Diaspora Amichai Chikly».
In questo modo Smotrich diventa il cattivo contro cui gli ebrei americani possono mobilitarsi: «messianico, razzista, impenitente», senza chiamare in causa padri della Patria e dintorni. «Per le istituzioni pubbliche ebraiche iniziare a mettere in discussione chi rappresenta il ‘buon Israele’ rischia di sgretolare l’intero edificio psicologico del sostegno allo Stato».
«Il meglio che la Casa Bianca può sperare è di convincere Israele ad allontanarsi dall’orlo dell’abisso in cui sembra desideroso di buttarsi a capofitto». Il trucco? Accordi con leader israeliani come Netanyahu o il ministro della Difesa Yoav Galant ed evitare «quelli ripugnanti come Smotrich o il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, tutto nell’interesse di ‘stabilizzare’ la situazione».
Sia gli ebrei americani che l’amministrazione Biden forse sperano che la strategia di «controllo dei danni contro lo smotrichismo» possa ricondurre a una versione più accettabile dell’apartheid anti palestinese. Una Israele in cui c’è sempre un individuo anomalo da incolpare, ma non il regime coloniale stesso.
Sperando che in qualche modo, con richiami minimi e forti condanne, sconfiggeranno il flagello Smotrich senza affrontare l’ideologia e le strutture statali che sostengono la sua richiesta di genocidio e danno a lui e ai suoi successori il potere di realizzarlo. Ma «Si sbagliano tragicamente», conclude Edo Konrad su ‘Pagine Esteri’.
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