«Torna ad infiammarsi un’altra retrovia della guerra russo-ucraina», l’attenta annotazione di Fabrizio Vielmini sul Manifesto. La repubblica caucasica di Georgia che il peso di un sofferto rapporto con Mosca lo ha da sempre. Protagonista della prima ‘rivoluzioni arancione’ di regia e finanziamento occidentale sperimentate proprio lì. Il governo filo russo del blocco ‘Sogno georgiano’, aveva proposto due disegni di legge, «Sulla trasparenza dell’influenza straniera, e un registro degli agenti (commerciali o umanitari) stranieri». Il tentativo di portare allo scoperto tutte le organizzazioni e le società no-profit che ottengono almeno il 20% dei loro finanziamenti dall’estero. Come accade senza dirlo in quasi tutto il resto del mondo.
In Georgia la questione posta dal governo riguarda un vasto settore cresciuto negli anni sui finanziamenti statunitensi ed europei diretti spesso in maniera esplicita ad influenzare le dinamiche politiche del paese in chiave filo-occidentale. Le misure hanno portato a mobilitazioni di piazza degenerate in duri scontri con la polizia davanti al Parlamento. In realtà l’ultimo capitolo di un confronto che dura da 12 anni, ora ovviamente esacerbato dalla guerra ad ovest.
La scena politica georgiana è polarizzata fra i sostenitori di SG, sovranisti, e l’opposizione filo-occidentale, formatasi negli anni in cui il paese è stato retto da Mikhail Saakashvili, controversa figura protagonista della breve guerra con la Russia nel 2008 dopo l’attacco georgiano all’Ossezia proclamatasi indipendente. Passato poi al servizio delle autorità ucraine, Saakashvili, è stato incriminato e finito in carcere anche a Kiev, una fuga in Polonia e il rientro illegale in patria dove non ha trovato una folla plaudente ma la strada del carcere dove dicono, ora sia in sciopero della fame.
La questione Saakashvili, una bandiera molto sospetta, infiamma comunque l’opposizione che denuncia un piano per far deragliare il paese dal suo percorso verso l’Unione europea. Con Joseph Borrell, commissario spagnolo alla politica estera Ue che dichiarava quei provvedimenti «incompatibili con i valori europei». Valori va e vieni che, con l’avvicinarsi delle elezioni del 2024, il blocco ‘Sogno georgiano’ elabora invece su una linea ideologica ‘sovranista’ che fa leva sul desiderio diffuso di non venire coinvolti nella guerra, ciò a cui secondo il governo di Tbilisi mirano gli uomini di Saakashvili.
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Saakashvili l’Amerikano di Georgia espulso dall’Ucraina in Polonia